Potrei sapere come funzionano gli uragani?

Uragani

Premessa



Ogni anno si formano all’incirca 100 cicloni tropicali in diverse regioni del globo. In un centinaio di casi, dunque, le depressioni tropicali, zone di bassa pressione spesso caratterizzate da nuvole e pioggia che si formano quasi quotidianamente dove l’Oceano è più caldo e vi è convergenza di venti da più direzioni, riescono a rinforzarsi e diventare prima tempeste tropicali, caratterizzate da isolinee di pressione chiuse e venti da i 35 e i 64 nodi, e poi, se il vento supera i 65 nodi (come accade nel 70-80% dei casi) uragani (in Atlantico), tifoni o cicloni.
Il nome varia a seconda del bacino in cui si formano.

Condizioni necessarie per la formazione di uragani.
1) Uno strato di almeno 7 metri di acqua alla superficie dell’Oceano con temperatura di 27 gradi Celsius o maggiore.

2) Aria umida a circa 5000-6000 metri di quota. La sorgente d’energia per gli uragani è il calore latente rilasciato quando il vapor d’acqua condensa per dar vita a nubi e gocce di pioggia.

3) Venti costanti a circa 9000 metri di quota. Se i venti spirano da direzioni differenti o hanno velocità diverse possono riuscire a “rompere” la tempesta tropicale.

4) Una zona di alta pressione nell’atmosfera al di sopra della zona di crescita della tempesta che aiuta a spingere via l’aria che essa muove dal basso verso l’alto e quindi induce un ulteriore risucchio di aria dentro la tempesta.

Nell’oceano Atlantico si formano tra i 10 e i 12 uragani all’anno.
Un uragano è il più potente tipo di perturbazione ciclonica.


Definizione di uragano


L’uragano Georges si abbatte sulla costa.

Quezon nelle Filippine nel 2004.

Un uragano è una violenta tempesta che si forma da una circolazione ciclonica sopra un oceano, con venti che superano i 137 Km/h e che ruotano intorno ad un’area centrale di bassa pressione denominata occhio, dove i fenomeni sono nulli e la nuvolosità si presenta scarsa.
Tale movimento intorno all’occhio del ciclone avviene

in
senso antiorario nell’emisfero Boreale (emisfero nord),

in
senso orario in quello Australe (emisfero sud).

A seconda della velocità del vento tale circolazione ciclonica viene così definita e classificata.

– PERTURBAZIONE TROPICALE (tropical disturbance).

Costituita da un’area con presenza di violenti temporali in spostamento dalle zone tropicali verso le coste.

– DEPRESSIONE TROPICALE (tropical depression).
Circolazione rotatoria con venti costanti intorno a 70 Km/h.

– TEMPESTA TROPICALE (tropical storm).
Distinta circolazione rotatoria con venti che soffiano tra 71 e 135 Km/h, solitamente l’anticamera dell’uragano o il suo stadio finale una volta toccata la terraferma.

– URAGANO (hurricane).

Pronunciata circolazione rotatoria con venti che soffiano oltre 135 Km/h.
Il suo nome deriva secondo alcuni studiosi dal nome del dio caraibico “Hurican”, il dio del male.

Inoltre a seconda delle diverse zone in cui si manifesta assume un nome diverso:

HURRICANE (uragano) – nella zona Atlantica e del Golfo del Messico
TIFONE – nella zona del Pacifico Settentrionale (Giappone)
CICLONE – in India
WILLY WILLY – in Australia


In tutte le altre regioni si usa comunemente il termine uragano.

Dove e come si formano gli uragani

Quattro uragani formatisi contemporaneamente in diverse zone dell’Atlantico.

Il luogo di nascita delle perturbazioni tropicali è solitamente sito tra il 5° e il 15° grado di latitudine nord e sud negli oceani tropicali. Qui, infatti, si trovano i fattori necessari alla sviluppo di tali perturbazioni:
– la temperatura elevata delle acque superficiali (sopra i 26 °C);

– l’assenza di vento (calme equatoriali).


In queste zone vi è un forte riscaldamento degli strati bassi dell’atmosfera favorito anche dalla costante azione della radiazione solare, il che unito all’assenza di vento, favoriscono la convezione dell’aria, cioè il suo moto verticale verso l’alto, la quale poi raffreddandosi produce la condensazione liberando grandi quantità di calore latente.
Per innescare invece la rotazione di tale massa d’aria interviene la forza di Coriolis che causa la rotazione, come detto prima, in senso antiorario nel nostro emisfero e con velocità sempre maggiori mano a mano che ci si avvicina al centro del vortice. Innescata la rotazione entrano in gioco nuove forze: quella di gradiente (differenza di temperatura tra il livello del mare e le alte quote) e quella centrifuga.

Lo sviluppo dura generalmente dalle 12 alle 60-72 ore. Durante questa fase la pressione al centro del vortice è in continua diminuzione, mentre “stranamente” i venti non raggiungono ancora velocità elevate.

Infatti questo avviene a quasi completo sviluppo del vortice quando la pressione crolla e i venti raggiungono e superano i 150 Km/h. Raggiunta la maturità, la pressione cessa di calare mentre aumenta contemporaneamente l’area interessata da forti piogge e battuta dai venti che possono raggiungere anche un raggio di 380 Km.


Gli uragani diminuiscono d’intensità quando il loro carburante si esaurisce e questo perché il ciclone si sposta sulla terraferma non ricevendo così l’apporto di calore-umidità dal mare, oppure perché si sposta verso latitudini più alte dove le acque superficiali sono più fredde. Indebolendosi, l’uragano prima diviene una tempesta tropicale, poi una semplice perturbazione extratropicale e quest’ultima a volte capita che raggiunga l’Atlantico europeo e, successivamente, l’Europa dopo aver risalito tutta la costa americana.


Oceano Pacifico, 10 agosto 1999: uragani Eugene e Dora.

Classificazione in base ai danni materiali.

Categoria
Effetti
Esempi
1
Minimo
Nessun danno rilevante agli edifici; leggeri danni alle case mobili, alla vegetazione, agli alberi. Strade costiere allagate; pochi danni ai pontili. Uragano Florence 1988.
2
Moderato
Danneggiati i tetti, le porte, le finestre delle abitazioni; danni considerevole alla vegetazione, alle case mobili, ai pontili; piccole imbarcazioni strappate agli ormeggi. Uragano Kate 1985.
3
Forte
Danni strutturali alle piccole abitazioni; case mobili distrutte; vegetazione rasa al suolo; coste erose per diversi metri e pesanti allagamenti fino a 8 miglia dalla costa. Uragano Alicia 1983.
4
Estremo
Muri portanti delle abitazioni in muratura danneggiati; tetti completamente distrutti nelle piccole abitazioni; strade costiere distrutte; abitazioni evacuate fino a 6 miglia dalla costa. Uragani Andrew 1992 e Hugo 1989.
5
Catastrofico
Distruzione totale dei tetti delle abitazioni e degli edifici industriali; piccole case rase al suolo o scaraventate in aria; abitazioni evacuate oltre 10 miglia dalla costa. Uragano Camille 1969.

Scala di classificazione degli uragani.
Si chiama Saffir-Simpson e valuta gli effetti dell’uragano principalmente in base alla velocità del vento.

Categoria
uragano
Pressione
atmosferica
Innalzamento
massimo

(della marea dal
livello del mare)
Erosione
della costa
(metri)
Velocità
vento
Intensità

Depressione
Tropicale
—–
—–
—–
< 70 Km/h
—–
Tempesta
tropicale
—–
—–
—–
70 -135
Km/h
—–
Uragano
cat. 1
> 980 hPa
1,30 – 1,70 metri
1,10 – 3,00mt.
136 – 176
Km/h
Minima
Uragano
cat. 2
965 – 979 hPa
1,70 – 2,60 metri
3,00 – 9,10 mt.
177 – 204
Km/h
Moderata
Uragano
cat. 3
945 – 964 hPa
2,60 – 3,80 metri
9,10 – 49 mt.
205 – 241 Km/h
Forte
Uragano
cat. 4
920 – 944 hPa
3,80 – 5,40 metri
49- 144 mt.
242 – 287 Km/h
Estrema
Uragano
cat. 5
< 920 hPa
Oltre 5,40 metri
Oltre 144 mt.
Oltre 287 Km/h
Catastrofica

Siti consigliati.
http://www.kataweb.it/meteo/uragani/
http://www.girovaghi.it/METEO/radar-alpi.htm
http://www.girovaghi.it/METEO/ani-sat.htm
http://www.uragani.cjb.net/
http://www.carabinieri.it/editoria/carabiniere/2003/novembre/060_scienze.htm