News originale in inglese: 2000-36 - Immagini e filmati

  

La nebulosa Merope di Barnard

nebulosa Merope di Barnard  IC 349Il telescopio spaziale Hubble ha ripreso questa magnifica immagine della “Nebulosa Merope di Barnard”, nota agli astronomi anche con la sigla IC 349 e scoperta dall’astronomo E.E. Barnard nel 1890. Si tratta di una nebulosa a riflessione, formata da gas e polveri a bassa temperatura che non emettono luce propria. La nebulosa è visibile solo perché viene illuminata dalla vicina stella Merope, appartenente all’ammasso delle Pleiadi. La nebulosa dista 0,06 anni-luce dalla stella: una distanza pari a 3500 volte la distanza tra la Terra e il Sole.

La stella Merope si trova in alto a destra, al di fuori del campo dell’immagine: i raggi che vediamo arrivare dall’alto e che sembrano provenire dalla stella sono solo un effetto ottico prodotto all’interno del telescopio e non sono reali anche se convergono alla posizione effettiva dell’astro. I filamenti paralleli che da sinistra in basso si estendono verso l’angolo in alto a destra sono invece delle strutture realmente esistenti e rivelate per la prima volta grazie all’alto potere risolutivo del telescopio Hubble.

L’ammasso delle Pleiadi è un famoso gruppetto di stelle blu situato nella costellazione del Toro e visibile di sera nei mesi invernali. Esso dista 380 anni-luce dalla Terra. Un osservatore distratto potrebbe scambiare questo ammasso per una piccola nuvola ma, osservando bene, anche ad occhio nudo, si possono distinguere al suo interno sei o sette stelline. Anche un piccolo telescopio è sufficiente per rivelare la presenza qualche centinaio di deboli stelle e di una debole nebulosità che circonda le stelle principali. Normalmente queste nebulose che circondano le stelle di un ammasso rappresentano i resti di polveri e gas che hanno fatto da “nido” per la loro recente formazione.

Nel caso delle Pleiadi invece si tratta di nebulosità del tutto indipendenti che stanno attraversano l’ammasso alla velocità relativa di 11 chilometri al secondo. Gli astronomi George Herbig e Theodore Simon, dell’Università delle Hawaii, che hanno condotto le osservazioni con l’HST, ritengono che la nebulosa si stia avvicinando alla stella Merope e che il suo moto sarà rallentato a causa della pressione di radiazione. Quest’ultimo è un fenomeno noto ai fisici: esso sta all’origine della formazione della chioma delle comete. Le stelle emettono un’intensa radiazione elettromagnetica che, in questo contesto, conviene immaginare come un flusso di fotoni. I fotoni colpiscono le particelle di polvere presenti nello spazio circostante e le sospingono in direzione opposta a quella della stella. Nel caso delle comete, la pressione di radiazione “soffia” sulla cometa dando origine alla chioma; in questo caso provoca il rallentamento del moto della nebulosa. Accade inoltre che le particelle più piccole siano rallentate in misura maggiore rispetto a quelle più grosse. In questo modo, mano a mano che si avvicina alla stella, la nebulosa è costretta a “passare al setaccio” della pressione di radiazione: le particelle più grosse vanno a formare quelle striature, visibili nell’immagine, che puntano in alto a destra; le particelle più sottili rimangono indietro (a sinistra in basso).