Nelle acque del Mar Morto vive un’unica specie di pesci e quelle acque riescono a sostenere soltanto pochissime altre forme di vita alofile. Qual è il nome scientifico di quella specie di pesci e, se possibile, qual è il meccanismo biologico che permette agli stessi di sopravvivere in un ambiente salino così denso e, dunque, ostile alla vita?

Il Mar Morto è un mare chiuso. La sua acqua ha una concentrazione salina di 340 g/l, circa 10 volte più concentato della concentrazione media dei mari. La salinità subisce delle variazioni solo in superficie, in relazione all’apporto di acqua dolce degli immissari.

Non mi risulta che nel Mar Morto vivano dei pesci. Le uniche forme di vita che lo abitano sono: Archeobatteri alofili, cioè selezionatisi per vivere in condizioni di alte concentrazioni saline; Alghe verdi unicellulari e qualche specie di Eubatteri alofili (Bacillus marismortui, batterio moderatamente alofilo, gram positivo).

Un alga-simbolo del Mar Morto è la Dunaliella (Chlorophyta; Chlorophyceae; Dunaliellales; Dunaliellaceae), organismo molto studiato per capire i meccanismi che gli permettono di sopravvivere in quel mare. In questa acqua, questa alga è l’unico produttore primario, cioè l’unica specie vivente capace di organicare le sostanze inorganiche con la fotosintesi, dato che contiene la clorofilla a e b. Non è in grado di crescere nelle acque del Mar Morto ma se, a causa di un aumento di piogge nel periodo invernale, la salinità diminuisce di almeno il 10%, si ha una crescita di massa (fioritura algale).

La crescita delle alghe è seguita dal proliferare dei batteri, che vivono dei materiali organici prodotti dalle alghe. Durante gli intervalli tra una fioritura algale e l’altra, alcuni degli Archeobatteri sopravvivono, pronti a riprodursi qualora ci sia materiale organico  disponibile.

L’adattamento alla salinità è dovuto alla presenza di una forte pressione osmotica nei liquidi interni, che  controbilancia la pressione osmotica dell’acqua  salata. 

In un certo senso  vale lo stesso meccanismo che permette ai subacquei di adattarsi alla pressione dell’acqua in profondità, aumentando la pressione del proprio sangue. Difatti un subacqueo deve risalire molto lentamente lasciando tempo al proprio sangue di mettersi in equilibrio con la pressione dei vari livelli di  profondità. 

Nel caso specifico della Dunaliella, la pressione dei liquidi interni non è dovuta agli stessi sali che sono presenti nell’acqua del mare, ma alla presenza di molecole di glicerolo, in quantità sufficiente a bilanciare la pressione.

Link (in inglese)
http://www.dunaliella.org/
http://www.weizmann.ac.il/Biological_Chemistry/sciact_bio.html
http://www.terragalleria.com/middle-east/israel/dead-sea/dead-sea.html
http://ijs.sgmjournals.org/cgi/content/abstract/49/2/521
http://rst.gsfc.nasa.gov/Sect6/Sect6_13.html