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Eraclide Pontico e la teoria degli epicicli

Dopo Aristotele, la teoria di Eudosso fu scartata perché non poteva spiegare un fatto fondamentale: la variazione di luminosità dei pianeti. Marte, ad esempio, quando è più vicino alla Terra appare notevolmente più luminoso e viceversa. Secondo la teoria di Eudosso invece, Marte e gli altri pianeti stanno sempre alla stessa distanza dalla Terra.  
Proprio da considerazioni di questo tipo Eraclide Pontico (390-310 a.C. e contemporaneo di Eudosso) giunse a ipotizzare quella teoria che verrà poi chiamata da Ipparco e Tolomeo teoria degli epicicli.  
La teoria degli epicicli prevede, per un pianeta interno come ad esempio Venere, un sistema di questo tipo. Il Sole ruota attorno alla Terra e Venere, a sua volta, ruota attorno al Sole.  Venere quindi esegue un piccolo "ciclo" che si trova su un'orbita più grande. (Il termine "epì" in greco significa "sopra") 
Per un pianeta esterno, come ad esempio Marte, le cose si complicano: il pianeta ruota attorno ad un centro C con lo stesso periodo di rotazione del Sole attorno alla Terra e, nello stesso tempo, il centro C ruota attorno alla Terra con lo stesso periodo di rotazione di Marte attorno al Sole.  Non si sa con precisione se la spiegazione dell'orbita di Marte sia propria di Eraclide o se si tratta di una elaborazione di un pitagorico a lui vicino. 



Venivano spiegati in questo modo, sia i moti retrogradi (a causa del moto dell'epiciclo, nessun pianeta appare ruotare attorno alla Terra a velocità uniforme e sempre da ovest verso est, ma agli occhi di un osservatore terrestre, esso percorre, a ritmi regolari, anche un moto retrogrado - da est verso ovest) sia le variazioni di luminosità (il pianeta si avvicina e si allontana dalla Terra).  

Le ipotesi di Eraclide Pontico sono molto importanti soprattutto perché  furono le prime a dare una centralità al Sole che, pur girando ancora attorno alla Terra, diviene il centro delle orbite di Mercurio e di Venere. Si tratta di concezioni che, curiosamente, anticipano di diciannove secoli il sistema simile ideato da Tycho Brahe. 

Eraclide inoltre riprese e sviluppò le teorie di Filolao, abbandonando l'idea del fuoco centrale e facendo invece ruotare la Terra attorno al suo asse.  

L'idea della  rotazione terrestre ebbe, purtroppo, scarso seguito. Infatti con Ipparco e Tolomeo (II sec. a.C.) la grande concezione di Eraclide decadde definitivamente e di nuovo si pensò che fosse la volta celeste a muoversi. Secondo Tolomeo infatti, se fosse stata la Terra muoversi, un oggetto lanciato in aria avrebbe dovuto ricadere più indietro.    


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