Ho sentito di miscugli solidi (mi sembra CaCO3 + FeCl3 + NaCl) che quando ricevono un urto diventano liquidi, tipo il sangue di san Gennaro. Esistono, come funzionano?

Il fenomeno cui il lettore fa riferimento è noto in chimica
con il nome di tissotropia. Le sostanze che presentano questa proprietà,
se vengono sottoposte a sollecitazioni meccaniche, possono aumentare la
loro fluidità e, in certi casi, possono passare da uno stato pastoso,
quasi solido, allo stato liquido.

La sostanza più comune che presenta questa singolare proprietà
è sicuramente la salsa ketchup. Se il contenitore è lasciato fermo la
salsa ha un aspetto semisolido. Quando invece il contenitore viene agitato,
la salsa diventa fluida al punto di fuoriuscire facilmente. La tissotropia
è pure utilizzata nella preparazione di particolari vernici che “non
colano”. Infatti, finché esse vengono spennellate sono fluide, quando
si cessa la spennellazione solidificano evitando in tal modo di colare.

Nel 1991, tre ricercatori del CICAP (Comitato Italiano
per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) pubblicarono un articolo
sull’autorevole rivista scientifica Nature [Luigi
Garlaschelli, Franco Ramaccini, Sergio Della Sala. “Working bloody
miracles“, Nature, vol. 353, n. 6344, (10 ott. 1991) p. 507]
.
Nell’articolo veniva avanzata l’ipotesi secondo la quale all’origine del
cosiddetto “Miracolo di S. Gennaro” vi potrebbe essere proprio
il fenomeno della tissotropia.

Gli autori dell’articolo di Nature sono riusciti
a preparare, con tecniche molto semplici, una sostanza che come aspetto,
colore e comportamento riproduce esattamente il sangue di S. Gennaro.
Durante la funzione officiata dall’arcivescovo di Napoli, la teca contenente
il sangue di S. Gennaro viene ripetutamente manipolata con diversi capovolgimenti
finalizzati a controllare la liquefazione del sangue. Queste sollecitazioni
meccaniche indurrebbero la fluidificazione del contenuto, esattamente
come succede per la sostanza prodotta in laboratorio dai tre ricercatori
del Cicap.

Dal punto di vista chimico la sostanza ottenuta dai tre
ricercatori è una sospensione colloidale di idrossido ferrico in acqua
con ioni sodio e cloro. La sua preparazione è piuttosto semplice. Si parte
da una soluzione acquosa di cloruro ferrico, si aggiunge una quantità
opportuna di carbonato di calcio e, in tal modo, si forma una sospensione
colloidale di idrossido ferrico. Questa viene purificata mediante un procedimento
di dialisi, usando pergamena o budello animale. La sospensione viene infine
stabilizzata aggiungendo del normale sale da cucina. E’ un fatto piuttosto
significativo che il cloruro ferrico si trovi abbondantemente sul Vesuvio,
sotto forma di un minerale chiamato “molisite”. Tutti i componenti
necessari quindi potevano benissimo essere disponibili a qualche alchimista
medievale che, con le tecniche dell’epoca (le prime notizie relative alla
reliquia risalgono solamente al 1389), avrebbe potuto tranquillamente
preparare la singolare sostanza tissotropica. La sospensione colloidale
di idrossido ferrico presenta una colorazione perfettamente uguale a quella
del presunto sangue del martire, senza bisogno di aggiungere alcun colorante.
La presenza del ferro, inoltre, consentirebbe di interpretare i risultati
ottenuti da due analisi spettroscopiche eseguite sulla reliquia nel 1902
e nel 1989 che avrebbero rivelato la presenza di emoglobina. In realtà,
la presunta emoglobina sarebbe stata identificata proprio grazie ai picchi
di assorbimento del ferro e la sospensione di idrossido ferrico presenta
spettri molto simili a quelli registrati nelle analisi condotte sulla
reliquia del santo napoletano

Evidentemente l’ultima parola sul presunto miracolo potrebbe
essere pronunciata solamente analizzando il contenuto dell’ampolla. Con
le tecniche odierne è senz’altro possibile condurre questa analisi senza
danneggiare minimamente la reliquia. Non si capisce proprio come mai le
autorità ecclesiastiche non lo consentano. Fare luce sul presunto miracolo
servirebbe, infatti, non solo agli scettici, ma anche agli stessi credenti
e alla stessa Chiesa cattolica che, almeno ufficialmente, si mostra sempre
estremamente cauta prima di avvallare un presunto miracolo.