Come ha potuto il mago televisivo Giucas Casella fare “saldare” le mani di alcuni spettatori a casa?

Quando si parla di “paranormale”, si
deve innanzi tutto tenere presente una regola fondamentale (che vale peraltro
anche nella scienza): “Prima di cercare di fornire una spiegazione
di certi fenomeni, occorre che essi siano stati accertati al di là di
ogni dubbio ragionevole”.
 

Le due domande, così come vengono formulate, presuppongono
che i due fenomeni considerati (“saldatura delle mani” e “conoscenza
di cose ignote”) siano dati per certi. Non sarei così sicuro di questa
premessa.
 
Molto spesso si tratta di voci, di “sentito
dire”, di trovate pubblicitarie, ecc.
 

La presunta “saldatura delle mani” operata
da Giucas Casella si basa, probabilmente, sulle telefonate giunte alla
redazione della trasmissione televisiva durante la quale Casella si esibiva.
Come è stato verificato in altri casi simili, tra tutti gli spettatori
(siamo nell’ordine di grandezza dei milioni) esiste sempre un certo
numero di persone che, per manie esibizionistiche, telefona per comunicare
che la performance del mago è riuscita. Chi non telefona rimane nell’anonimato,
chi telefona ha invece la speranza di sentir citare il proprio nome in
televisione e di avere un attimo di notorietà. In tal modo egli si rende,
inconsapevolmente, complice del mago.
 

Le performances di Casella rientrano in quella
che viene definita tecnicamente “ipnosi da palcoscenico”. In
essa l’ipnotizzatore fa credere di controllare la volontà di alcuni
soggetti. L’esperimento riesce soltanto se l’ipnotizzatore ha
dei complici oppure se qualcuno (per i motivi citati prima) si presta
al gioco. Dal punto di vista scientifico, infatti, “è stato dimostrato
che non è possibile costringere per mezzo dell’ipnosi qualcuno a
compiere qualcosa che, normalmente, non farebbe e, comunque, nessuno può
essere ipnotizzato contro la propria volontà” (citazione da Massimo
Polidoro, Dizionario del paranormale, ed. Esedra, Gallarate 1997).