Pranoterapia: parliamone. Cos’ è, come (non) funziona ? Mani caldissime elettrizzanti, un trucco ? Bene…come si fa, allora ?

Mi permetto di rispondere al lettore riportando per esteso un paragrafo del mio libro Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale, edizioni Dedalo, Bari 1999:


Pranoterapia- Consisterebbe in un’azione terapeutica che alcuni individui dotati eserciterebbero per semplice imposizione delle mani, in corrispondenza della parte del corpo malata. Secondo i sostenitori della pranoterapia, la sua efficacia risiederebbe in un particolare fluido o energia (prana) che il guaritore sarebbe in grado di irradiare sulla parte malata. La natura di tale fluido o energia è tutt’altro che chiara ed esistono pareri discordi tra gli stessi sostenitori della pranoterapia. C’è chi sostiene, rifacendosi al mesmerismo (v. capitolo 7), che si tratterebbe del cosiddetto magnetismo animale e c’è chi invece sostiene l’esistenza di altre forme di bioenergia. Ad esempio, nel 1845, il barone tedesco Karl von Reichenbach (scopritore tra l’altro della paraffina e del creosoto) sostenne l’esistenza di una particolare forma di energia biologica, che egli chiamò energia Od, in omaggio all’antico dio germanico delle battaglie Odino. Tale energia sarebbe in grado di essere trasmessa da un individuo all’altro e di generare sensazioni di calore o di freddo. Più recentemente il biofisico tedesco Fritz Albert Popp(1), dell’Università di Kaiserlautern, ha affermato l’esistenza dei cosiddetti biofotoni, ovvero una particolare forma di energia raggiante che verrebbe emessa dagli esseri viventi.


In realtà le uniche energie emesse dagli esseri viventi sono le radiazioni infrarosse (calore) che vengono emesse da qualsiasi corpo che si trovi a temperatura superiore a quella dell’ambiente.


Negli anni sessanta fecero un certo scalpore le cosiddette “fotografie Kirlian” e ancora oggi c’è chi le presenta come prova dell’esistenza di un’energia biologica misteriosa (il nome deriva dal tecnico sovietico Semyon Davidovich Kirlian che le realizzò per la prima volta nel 1939). Di recente queste fotografie sono state riproposte con il nome altisonante di “bioplasmogramma”(2) e, secondo alcuni sostenitori della pranoterapia, potrebbero essere utilizzate per scopi diagnostici. Nelle fotografie Kirlian si evidenzia un alone colorato che circonda le parti del corpo di un soggetto, che vengono fotografate con una speciale tecnica.
Questo alone, chiamato aura, rappresenterebbe, secondo i suoi sostenitori, la prova tangibile dell’energia emessa dagli esseri viventi. Peccato che anche qualsiasi oggetto inanimato presenti un’aura del tutto analoga. In realtà ciò che costituisce l’aura è la radiazione luminosa emessa dal gas che circonda l’oggetto fotografato. Nella tecnica Kirlian, infatti, l’oggetto viene fotografato mentre è attraversato da una corrente elettrica ad alta tensione e ad alta frequenza, ma a bassa intensità. In tali condizioni, per un noto fenomeno fisico chiamato effetto pelle, l’oggetto è attraversato dalla corrente soltanto in superficie (per questo motivo, tra l’altro, la scarica non è pericolosa). Il campo elettrico superficiale eccita i gas che circondano l’oggetto stimolando l’emissione delle loro radiazioni caratteristiche. Il fenomeno, nel suo complesso, è noto da tempo in fisica e va sotto il nome di effetto corona. Molti fattori (umidità, valore della tensione ecc.) influiscono sull’aspetto finale della fotografia. Ma la colorazione dell’aura dipende principalmente dal tipo di gas utilizzato. Tale colorazione corrisponde, infatti, al cosiddetto spettro di emissione caratteristico di ogni elemento chimico. Quando a un elemento viene fornita energia (mediante una scarica elettrica o attraverso calore), esso restituisce l’energia assorbita sotto forma di radiazioni elettromagnetiche di particolari frequenze. Alcune di queste frequenze cadono nel campo del visibile e si manifestano sotto forma luce colorata. Su questo principio si basa, tra l’altro, il funzionamento dei fuochi d’artificio e di diversi tipi di lampade.


Le fotografie Kirlian rappresentano dunque uno dei molti esempi in cui un fenomeno perfettamente naturale è scambiato per paranormale semplicemente perché viene male interpretato.


Per la pranoterapia, tuttavia, vale la solita regola secondo la quale prima di cercare spiegazioni teoriche per interpretare un fenomeno, bisognerebbe accertare, al di là di ogni dubbio, l’esistenza del fenomeno stesso. In altre parole, occorre innanzitutto chiedersi: l’efficacia della pranoterapia è mai stata dimostrata? La risposta è, forse deludentemente, no. Non è mai emerso nulla che vada al di là del semplice effetto placebo. Inoltre, anche dal punto di vista concettuale, non si capisce proprio perché una certa energia, ammettendo pure che esista, dovrebbe essere necessariamente benefica e, per di più, efficace per le patologie più disparate.


Recentemente è stato pubblicato, sulla prestigiosa rivista medica americana Journal of the American Medical Association (JAMA), un articolo(3) che dimostra chiaramente la totale infondatezza di una particolare forma di pranoterapia, chiamata “therapeutic touch”, molto in voga negli Stati Uniti. L’aspetto curioso è che l’autrice principale di questo articolo è stata una bambina di nove anni, di Loveland nel Colorado, che aveva realizzato l’esperimento come ricerca per un esame scolastico di scienze. La bambina, di nome Emily Rosa ha predisposto un esperimento in cui i pranoterapeuti dovevano infilare le mani in due fori, praticati in uno schermo di cartone. Senza la possibilità di vedere oltre il cartone, essi dovevano indovinare se la mano di Emily era più vicina alla loro mano destra o a quella sinistra, avvertendone il campo “bioenergetico”. I 21 pranoterapeuti che si sono sottoposti al controllo hanno indovinato solamente con una percentuale del 44%: meno del 50% prevedibile statisticamente. Significativo è stato il commento del dr. George D. Lundberg, direttore del JAMA. Egli ha dichiarato: Non credo che l’età debba essere considerata una variabile determinante (per la pubblicazione): ciò che conta è la qualità della scienza.


 


Note:


1) F.A.Popp, Neue Horizonte in der Medizin, Haug, Heidelberg 1983; F.A.Popp, “Coherent photon storage in biological systems”, Electromagnetic Bioinformation, Ed. by F.A.Popp, München-Wien-Baltimore 1989 (pp.144-167);


2) C. Bortolato, “Cure naturali con il computer”, supplemento Salute, La Repubblica 18 marzo 1999;


3) L.Rosa, E.Rosa, L.Sarner and S.Barrett, “A Close Look at Therapeutic Touch”, Journal of the American Medical Association 279, 1998 (pp.1005-1010).