Ho letto da qualche parte che una teoria per essere vera deve essere falsificabile. Questo concetto non l’ho capito ed in ogni caso mi incuriosisce, mi potreste spiegare meglio ?

Mi permetto di rispondere alla domanda del lettore riportando per esteso un paragrafo del mio libro Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale, Edizioni Dedalo, Bari 1999.
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Il falsificazionismo di Karl Raimund Popper

Karl Raimund Popper nacque e studiò a Vienna. Ebbe contatti con i principali esponenti del Circolo di Vienna, ma non ne entrò mai a far parte.
Nel 1934 pubblicò la sua Logik der Forschung (Logica della scoperta scientifica(1)) che rappresenta una critica radicale dell’epistemologia neopositivista, pur muovendo da posizioni a essa vicine.
Popper parte dalla constatazione (già anticipata dal filosofo scozzese David Hume(2)) che è impossibile giustificare logicamente un procedimento induttivo che, partendo dall’esame di una somma finita di casi particolari, pretenda di raggiungere una conclusione universale. Tuttavia, se un numero finito di esempi non può giustificare un’affermazione universale, è sufficiente un solo controesempio per dimostrarne la falsità.
Se io, ad esempio, affermo: Tutti i cigni sono bianchi, l’osservazione di 100, 1000, 10000, ecc. cigni bianchi non mi permetterà mai di essere assolutamente sicuro della verità della mia affermazione. Tuttavia è sufficiente che io osservi un solo cigno nero, per dimostrare la falsità della mia affermazione universale.
Con queste argomentazioni Popper respinge il principio di verificazione (elaborato da Schlick) che rappresentava uno dei cardini del pensiero neopositivista. Al suo posto Popper propone il suo principio di falsificabilità, secondo il quale una teoria è scientifica solo se è in grado di suggerire quali esperimenti e osservazioni potrebbero dimostrarla falsa. Popper condivide con i neopositivisti il ruolo che l’esperienza deve giocare nell’ambito della scienza: un’affermazione scientifica deve dire qualche cosa a proposito dell’esperienza (Popper afferma che deve mordere l’esperienza). Se un’affermazione non può mai essere falsificata dall’esperienza, vuol dire che non ha alcun rapporto con essa e, come tale, non può essere considerata scientifica. Il principio di falsificabilità rappresenta pertanto un utile criterio di demarcazione tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è, ma può essere mito, religione, metafisica, opinione personale, ideologia, ecc.

Secondo Popper la scienza non si costruisce con metodo induttivo (come si pensava fin dai tempi di Francesco Bacone, nel XVI secolo), bensì attraverso successive falsificazioni. Il metodo ipotetico-deduttivo (o abduzione) proposto da Popper prevede l’elaborazione di ipotesi che devono essere successivamente controllate dall’esperienza. Le ipotesi che vengono falsificate dall’esperienza vengono abbandonate, mentre quelle che superano il controllo vengono assunte come verità provvisorie, in quanto non si possono escludere a priori future falsificazioni.
Il metodo scientifico consiste quindi in una serie di tentativi ed errori (trials and errors), ovvero congetture e confutazioni(3).

Le concezioni epistemologiche popperiane attribuiscono un grande valore allo sviluppo storico della scienza. Egli paragona la storia della scienza all’evoluzione biologica darwiniana. Soltanto le teorie scientifiche che superano i controlli empirici sopravvivono, mentre le altre decadono. In tal senso la ricerca non ha mai fine, poiché ogni affermazione scientifica ha un valore necessariamente provvisorio. Tuttavia, Popper non cade nel relativismo per ciò che concerne i concetti di conoscenza e verità. Egli assume posizioni realiste considerando la verità come corrispondenza tra teorie e fatti. Popper elabora, a tale proposito, la famosa teoria dei tre mondi. Il mondo1 è quello delle cose materiali. Il mondo2 è quello degli stati di coscienza soggettivi, ovvero i nostri pensieri. Il mondo3 è infine costituito dai contenuti dei nostri pensieri. Esso consta di strutture “oggettive”, nel senso che non dipendono dai nostri stati di coscienza e possono essere vere o false a seconda che corrispondano o no ai fatti e alle cose del mondo1. Il mondo3 rappresenta l’eredità culturale dell’umanità ed è conservata in oggetti del mondo1 (libri, dischi, supporti magnetici o cellule celebrali).

Al mondo3 non appartengono soltanto le teorie scientifiche, ma anche altre idee e concezioni, quali quelle metafisiche, mitiche e teologiche. Delle teorie non scientifiche non possiamo accertare il valore di verità o falsità, tuttavia esse possono essere ricche di senso e significato e, in certi casi, addirittura utili alla scienza. Esse, infatti, possono suggerire la congetture da sottoporre ai successivi controlli empirici. A tale proposito, Popper cita l’utilità delle teorie metafisiche dei filosofi presocratici (in particolare l’atomismo) che hanno fornito utili contributi allo sviluppo del pensiero scientifico.
Con questa riabilitazione della metafisica, Popper si allontana ulteriormente dalle posizioni neopositiviste.

Note:

1) K.R. Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970;
2) Questo argomento è stato affrontato da D. Hume soprattutto nel suo Treatise on Human Nature (1739-1740), (trad. it. A cura di A. Carlini e E. Lacaldano, in: D. Hume, Opere filosofiche, vol.I, Laterza, Roma-Bari, 1993);
3) Congetture e confutazioni è pure il titolo di un’opera di Popper del 1962. Si veda la traduzione italiana in: K.R. Popper, Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972.