Nella ricerca delle falde profonde prima di procedere con una prospezione geoelettrica che tipo di indagini è opportuno fare. Qual’è la morfologia del terreno che può rivelare la presenza di una falda profonda.

Per dare una risposta è doveroso analizzare alcuni aspetti
specifici del campo.
In primis la definizione di falda e acquifero ed in secondo luogo le
metodologie di indagine per la ricerca delle risorse idriche.           

Acquifero: insieme di rocce permeabili del tutto o in parte sature d’acqua e in
grado di consentire il deflusso di quantità significative delle acque che
contiene e la loro captazione. Una falda idrica è costituita dalle acque che
circolano attraverso la zona satura dell’acquifero. Un sistema acquifero
comprende tre parti principali:    

– la zona di alimentazione, nella quale avviene l’infiltrazione di acqua      
– la zona di deflusso     
– la zona di sbocco, in cui le acque sotterranee confluiscono in un diverso
sistema idrogeologico

 

La falde profonde sono caratteristiche di zone pianeggianti
e nelle pianure non si possiedono elemeti morfologici tali da mettere in
evidenza la presenza di una falda profonda. Di aiuto può essere la
stratigrafia, infatti conoscendo le unità litologiche presenti nel sottosuolo
possiamo realizzare la presenza o meno delle condizioni necessarie a ospitare
l’acqua nel sottosuolo. Tuttavia questo studio premette la conoscenza del sottosuolo,
e può dare solo una idea indicativa.

Le indagini necessarie a localizzare la presenza di una
falda profonda sono di due tipi, indagini dirette (trivellazioni, escavazioni,
ecc) e indagini indirette (geoelettrica e sismica).

Per le  prime non è necessario spendere molte parole,
mentre le altre possono suscitare un certo interesse.

 

Per rispondere esaustivamente alla domanda spendiamo due
parole sulle indagini indirette di tipo geolettrico.

Il principio è quello di misurare la resistività dei
terreni in funzione della porosità, permeabilità, contenuto ionico dei fluidi
di ritenzione e mineralizzazione argillosa. Il metodo delle misure di
resistività apparente consiste, in linea di principio, nell’immettere una
corrente continua nel terreno per mezzo di due o più elettrodi, detti appunto
“elettrodi di corrente”, e nel misurare la differenza di potenziale
(d.d.p.), creata dalla circolazione di corrente, a mezzo di due “elettrodi
di potenziale”.
La distribuzione del potenziale elettrico sul piano di campagna, ricavata dalle
misure di d.d.p. eseguite, permette di ricostruire l’andamento della corrente
nel sottosuolo, e quindi la geometria delle varie strutture a differente
resistività elettrica.

La resistività apparente (R.a.) viene calcolata dalle
misure di intensità di corrente I che viene immessa nel terreno e dalla
differenza di potenziale DV misurata attraverso gli elettrodi di potenziale. La
relazione è:

R.a. = K x DV/I

dove K è il cosiddetto fattore geometrico dello stendimento
elettrodico adoperato e dipende dalle distanze e posizioni reciproche dei vari
elettrodi.Gli elettrodi di corrente (A e B) e di potenziale (M e N) vengono
generalmente disposti in stendimenti lineari; tra i più comuni
“array” utilizzati vi sono gli stendimenti Schlumberger, Wenner, dipolo-dipolo
e polo-polo. Le variazioni nella distribuzione della resistività elettrica del
sottosuolo vengono indagate mediante l’esecuzione di Sondaggi Elettrici
Verticali (SEV) che trovano la loro miglior applicazione in prospezioni
finalizzate all’individuazione di discontinuità prevalentemente orizzontali
lungo un’asse verticale, mentre attraverso la tecnica dei profili di
resistività (SEO) si indagano i cambi laterali di R.a. entro determinate
profondità di indagine.

 

In un SEO la spaziatura tra gli elettrodi attivi viene
mantenuta costante e si sposta lateralmente l’intera configurazione
elettrodica, mentre in un SEV , per indagare a profondità crescenti, si
mantiene fisso il punto centrale e si allontanano via via gli elettrodi A e B.



I SEV vengono preliminarmente interpretati con metodi
grafici e successivamente “affinati” ed ottimizzati al computer,
utilizzando programmi di inversione fino ad ottenere la migliore soluzione
secondo i minimi quadrati. I dati ed i risultati vengono sempre controllati,
per una verifica del modello, tenendo in conto i possibili contatti laterali,
gli effetti elettrodici, la compatibilità stessa del modello con la situazione
geologica.

 

I SEV risultano molto utili per la localizzazione e
valutazione delle falde acquifere e negli studi geognostici in generale,
fornendo una elettrostratigrafia dei siti indagati, che, con un’opportuna
taratura mediante perforazioni meccaniche, possono essere utilizzati per
ricostruire l’andamento litostratigrafico delle aree di indagine.


L’esecuzione di una serie di profili, accostati e continui
con medesima spaziatura interelettrodica, consente la realizzazione di mappe di
resistività apparente relative ad una determinata profondità di indagine. La
realizzazione di tali mappe è di ausilio per una valutazione qualitativa
dell’andamento spaziale delle strutture indagate e, permette di risolvere
delicate problematiche (presenza di cavità superficiali, individuazione di
preesistenze architettoniche sepolte, rilievo di inquinamenti negli acquiferi
superficiali, etc.).

Per rispondere meglio alla domanda:

Le indagini geoelettriche risultano il metodo più efficiente
e nello stesso tempo economico per l’indagine profonda degli acquiferi.