Ottimo sito quello che proponete. Mi piacerebbe conoscere quali informazioni scientifiche abbiamo circa la natura e il significato del riso e del sorriso nella specie umana. Grazie

L’argomento implica lati scientifici e psicologici, per cui la risposta sarà un seguito di citazioni di autori diversi, per dare una pur ristretta panoramica dello “stato dell’arte”.

Le espressioni del viso sono uno dei mezzi più forti, naturali e immediati che gli uomini hanno per comunicare le loro intenzioni e le loro emozioni. Il viso può rivelare l’emozione prima che le persone la esprimano con la parola o addirittura si rendano conto dei loro sentimenti. I metodi per misurare le espressioni facciali sono faticosi, difficili da rendere standard per essere così misurabili in modo quali-quantitativo.

Sono richieste competenze interdisciplinari e basandosi su queste si sta cercando di costruire un programma di “Analisi Automatizzata del viso”, consistente attualmente in circa 20 azioni codificate, che vengono utilizzate per studiare la mobilità facciale nei pazienti operati e le espressioni facciali dei bambini e degli adulti.

Darwin è stato uno dei primi studiosi ad interessarsi del significato delle espressioni.

Cito da Alberto Oliverio – Storia delle emozioni http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=125

“Darwin riteneva che molte delle espressioni facciali, delle emozioni, avessero un significato adattativo, cioè servissero a comunicare qualcosa – lo stato interno di una persona che, senza bisogno di parole, dice agli altri come si sente in quel momento: triste, gioioso, impaurito, ecc. -: tutto ciò ha un significato utile, in quanto la paura, per esempio, è un’emozione che segnala spesso un pericolo, e quindi è utile comunicarla ad altri.

Oltre a questo aspetto, Darwin riteneva che questa espressione delle emozioni fosse legata anche a degli aspetti di tipo fisiologico: emozionarsi vuol dir anche piangere, respirare più profondamente, sudare, ecc. Quindi Darwin ha cercato di capire come questi correlati fisiologici delle emozioni avessero, ugualmente, un significato adattativo: egli sosteneva che molti degli aspetti delle nostre emozioni, che ritroviamo in qualche misura anche negli animali, sono delle specie di “fossili comportamentali”, cioè qualcosa che un tempo, in una lontana preistoria dell’evoluzione, aveva una sua funzione, serviva a qualcosa, e che oggi invece ha un minor significato.

Quindi Darwin è stato il primo a dare delle basi solide a delle emozioni, a indicare il loro significato, il loro valore adattativo, ad interpretarle in termini di utilità, di comunicazione. Ha sottolineato degli aspetti estremamente importanti: ha anche indicato che le emozioni sono un retaggio antico, che ha perduto una parte della propria forza, del proprio aspetto. Darwin è stato il primo che ha studiato in modo moderno, per esempio sui neonati, sui propri figli – fotografandoli e traducendo in disegni le loro espressioni – il nascere delle emozioni, che possono essere più o meno indifferenziate al loro inizio – il neonato può solo star bene o male, provare piacere o dolore – e che poi si differenziano progressivamente, diventano sempre più sofisticate, sempre più riferite a stati interni, a stati mentali. Questo è stato uno dei pregi, indubbiamente, di Darwin: scomporre le emozioni nei loro aspetti di base, nelle loro espressioni, nei loro significati, e così via”.

In particolare sul problema del sorriso e del riso, dobbiamo premettere che non in tutto il mondo il loro significato è uguale. Facendo riferimento ad una pubblicazione di Hiroko Furo, si scopre che i giapponesi associano il sorriso con emozioni negative, mentre negli Stati Uniti esso è indice di felicità. Furo afferma che il riso nella società americana è in genere conseguenza di battute di spirito.
(In inglese) www.japaneseteaching.org/ATJseminar/2002/furo.html

Questa affermazione è abbastanza limitativa per altri autori, tra cui Robert Provine, Professore di psicologia e Neuroscienze nell’Università del Maryland, dove studia lo sviluppo e la evoluzione del sistema nervoso. Il titolo del suo libro più famoso sull’argomento è ” Laughter: A Scientific Investigation”, pubblicato nel 2000.

Provine afferma che il riso è esclusivamente umano ed è prima di tutto un segnale sociale, infatti di solito scompare quando uno è da solo. In caso di una coppia serve a legare le persone, sincronizza i cervelli di chi parla e di chi ascolta, sintonizzandoli. Ristabilisce un clima emotivo tra due persone, aumentando il legame tra di loro. Per questo Provine afferma che chi parla ride più di chi ascolta. Una risata allenta il senso di ansia e irritazione e così può aiutare un percorso di intimità.

Provine afferma che la risata riveste un significato primario non come risposta ad una situazione o battuta umoristica, ma come forma di relazione sociale.

Alcune delle enunciazioni del suo libro sono:

  • Non è la risata, ma l’effetto della risata, che fa buon sangue. Effetto che consiste nello stabilire un senso di comunità.
  • La risata è importante nello scegliere il proprio partner: gli uomini preferiscono le donne che ridono di cuore in loro presenza. Le donne ridono più degli uomini: 126% a 100.
  • Il riso di una donna è un indice della stato di salute di una relazione.
  • Il riso all’interno di una coppia diminuisce molto con l’età.
  • Come lo sbadiglio il riso è contagioso.

Uno dei modi per stimolare il riso è il solletico. Attività assolutamente sociale, nessuno può autosolleticarsi. Noi facciamo il solletico per suscitare una reazione.

Alla Cornell University (Ithaca, USA), sono stati fatti degli studi per vedere come uomini e donne utilizzino e rispondano al riso.
Facendo ascoltare ad uomini tipi diversi di risate femminili e facendo fissare degli appuntamenti in base solo a questo fattore, si scopriva quale tipo di risata femminile attirasse maggiormente gli uomini e quindi quale donna sarebbe stata la più “richiesta”. Proiettando film comici si vedeva come le donne ridessero di più se in compagnia maschile che in compagnia di altre donne.

Allargando lo studio ad altri animali, si è visto che solo l’uomo ride, gli scimpanzè al massimo sorridono, ma in loro questa espressione viene usata come segno di sottomissione e non ha niente a che fare con il sentirsi bene o con ridere di una situazione comica, come è per l’uomo.

Per finire alcuni studiosi sostengono che il riso si è evoluto come modo per fare e disfare alleanze. Prima viene il sorriso, che deve comunicare ad altri uno stato emotivo positivo. Ma il sorriso può essere finto ed allora ecco arrivare il riso, che è un segnale più complesso e più difficile da falsificare. Coinvolge molti più neuroni, l’uso dell’apparato vocale e un sacco di energia.

Un riso giusto al momento giusto ci può aiutare a manipolare gli altri. Per esempio una donna in un ufficio ride più forte con uomini sconosciuti, non in modo sessualmente stimolante ma in modo da fare sentire a suo agio l’uomo. Questo perché l’uomo sconosciuto rappresenta un pericolo sessuale e fisico per la donna e il renderlo allegro, lo rende più malleabile.

Naturalmente ognuna di queste teorie ha una sua validità, ma il campo dello studio delle espressioni è uno dei più in evoluzione ultimamente e le teorie fioriscono a migliaia.

In italiano ho trovato questo:

L’uomo che ride. Autore Spatola Alberto. Saggio sul sorriso e dintorni, Roma, Edizioni Universitarie Romane, 2000.
A questo indirizzo c’è una recensione:
http://www.nursesarea.it/invito/invito56.htm

Alcuni articoli si trovano su Golem, numero 5 del maggio 2002.
http://www.enel.it/it/enel/magazine/golem/default.asp?num=16