Dopo lunga discussione…il galleggiamento nell’acqua oltre che dal principio di archimede dipende anche dal peso dell’acqua che in profondità graverebbe sul corpo immerso? la discussione è partita dall’esperienza del sub che ad un certo punto trova una zona “neutra” per cui riesce a stare in equilibrio in una certa profondità ma scendendo ancora riceve, nelle stesse condizioni di volume e massa una spinta verso il basso e non più verso l’alto a motivo della massa dell’acqua che ha sopra di sì. Grazie

Secondo il principio di Archimede un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato.

A parità di volume spostato la spinta è quindi proporzionale alla densità del fluido: ecco perché ad esempio risulta più facile galleggiare in acqua salata (che ha densità r=1030 Kg/m3) che in acqua dolce (densità r=1000 Kg/m3).

Man mano che scendiamo in profondità all’interno si un fluido la pressione sul corpo aumenta, comprimendolo ovvero diminuendone il volume.

Ad una certa profondità la pressione sarà tale da comprimere il nostro corpo al punto che il volume di fluido spostato avrà un peso pari a quello del corpo stesso: ci troveremmo in un punto di equilibrio dove la spinta verso il basso (peso del corpo) e verso l’alto (spinta archimedea) di eguagliano.

Scendendo ancora la compressione sarà tale da rendere la spinta archimedea minore del peso del corpo e quindi avrà inizio l’affondamento.
Con acque particolarmente dolci ( e quindi a bassa densità), il punto di equilibrio viene raggiunto con profondità dell’ordine del metro.

Ha contribuito alla risposta: Davide Del Vento.