Come si spiega evolutivamente la verginità femminile? Che funzione ha? E’ presente solo nei mammiferi? Grazie

La questione é molto delicata, l’imene non ha una funzione fisiologica lampante, però come tutto ha o ha avuto un motivo per esserci.

Come è noto, l’imene è una plica della mucosa al confine tra il vestibolo della vagina (che anatomicamente appartiene ancora alla vulva) e la vagina stessa. E’ quindi una struttura che segna un confine. Contiene una discreta quantità di vasi sanguigni, pochissima innervazione sensibile e una modesta struttura fibrosa di sostegno, ricca di fibre elastiche. Ha forme e consistenza molto variabili: a semiluna, a setto verticale, ad anello, cribriforme o può essere del tutto assente.

Ovviamente ad ogni struttura anatomica corrisponde (o ha corrisposto) una funzione. Dire a cosa serve l’imene porta a discutere dell’evoluzione sessuale della nostra specie, perché in questo caso non si tratta di un organo con determinate e chiare funzioni fisiologiche.

Definiamo per prima il concetto di fitness: per fitness si intende il contributo relativo degli individui alla progenie della popolazione. In altri termini, per fitness si intende la capacità di dare origine a una nuova generazione di figli che siano in grado di raggiungere la maturità sessuale in condizioni ottimali. Le strategie sessuali che oggi utilizziamo sono il frutto delle pressioni della selezione naturale anche se le nostre condizioni attuali sono molto differenti da quelle in cui queste strategie si svilupparono (tralasciamo in questa sede considerazioni di carattere religioso, che hanno attribuito a questa struttura valori non tangibilmente riscontrabili, invischiando la letteratura scientifica, per molti anni, di dati inventati ad hoc).

Se le condizioni in cui avviene l’accoppiamento sessuale differiscono da quelle primitive, le strategie sessuali sono le stesse e operano con la stessa forza irrefrenabile e nella stessa direzione: la selezione della specie, la fitness, una prole con alta fitness. La psicologia dell’accoppiamento che abbiamo sviluppato durante l’evoluzione resta la stessa, l’unica che abbiamo: la differenza sta che la applichiamo in un contesto diverso (moderno si dice oggi).

Insomma, le caratteristiche di cui siamo dotati erano state “progettate” per un mondo che non esiste più, progettate per un “uomo” che era diverso.

L’imene é stato un “ostacolo” all’accoppiamento: il pudore sessuale, l’evoluzione delle interazioni tra individui di sessi opposti, il subentrare di nuovi parametri discriminanti al fine di scegliere il partner giusto, hanno contribuito a migliorare la nostra efficienza
riproduttiva.

Quindi l’imene può essere considerato un filtro che la donna ha (avuto) per selezionare ulteriormente il partner al fine di ottenere una alta fitness. Sono poi subentrati fattori sociali ed economici che, per fortuna, pongono altri valori alla selezione del partner.

Solo coloro che sono riusciti a trovare un partner e a mantenerlo, a riprodursi con lui, ad accudire alla prole (ecco quindi la fitness, chiave di tutto) sono diventati nostri antenati, ecco quindi che le femmine della nostra specie hanno ancora questo carattere. Se la presenza dell’imene fosse stata un ostacolo alla riproduzione (nei grandi numeri) sarebbe sparita rapidamente a causa delle leggi ferree della selezione sessuale.

Le preferenze che manifestiamo per un certo partner hanno scopi adattativi, analoghi alle capacità che abbiamo evoluto per le scelte alimentari: abbiamo una predilezione per i cibi che forniscono calorie e sostanze nutritive perché i primi esseri umani che preferirono tali cibi sopravvissero ed ebbero discendenti. Tutto va visto in chiave di utilità verso la fitness.

Che poi alcuni studi ne mettono in relazione l’esistenza con la nostra
“parentela” con i mammiferi marini, per i quali questa membrana ha una evidente funzione idraulica, o altri che dicono che potrebbe anche avere una funzione di protezione degli organi interni durante la formazione dell’embrione, sono tutte teorie molto affascinanti ma che esulano, a mio avviso, dall’ottica in cui deve essere visto questo problema.

Se è presente solo nei mammiferi e se è presente in tutti i mammiferi, non ho dati per poter fare delle valutazioni così su vasta scala. Si potrebbero fare delle analisi comparative in fase embriologica per vedere se ci sono dei momenti uguali in fase di formazione e vedere poi, facendo delle analisi anatomico-comparative, in quali taxa é presente l’imene. Ma, potendolo fare, é un lavoro abnorme!

E comunque tutto deve essere visto, sempre, in chiave di fitness, con modalità diverse, con finalità più o meno dirette, ma tutto deve essere
considerato in chiave di apporto alla fitness e se l’imene é esistito ha avuto dei vantaggi per quelle specie che lo hanno posseduto; se la nostra specie lo ha ancora non significa per forza che abbia ancora oggi un vantaggio preciso in termini di fitness, ma significa che, con il subentrare di altri mezzi di selezione del partner, non ha dato svantaggi e quindi la selezione naturale non é stata costretta a premiare quegli individui che ne erano sprovvisti.

Una cosa invece viene fuori da questo ragionamento: é la donna che ha avuto, ed ha ancora, in mano la possibilità di scegliere il partner e quindi é tramite la donna che la selezione naturale ha avuto modo di agire.

Con metodi diversi, attraverso logiche diverse ma tutte cose che confluiscono ad avere una alta fitness.