Da un punto di vista genetico, gli Eucarioti si suddividono in base al numero di copie del proprio genoma: sono definiti aploidi se possiedono una copia, diploidi se ne possiedono due, poliploidi in caso di molteplici copie. Il loro genoma è suddiviso in cromosomi, perciò nel caso di organismi aploidi avremo una sola copia di ogni cromosoma , due copie se diploidi, più copie se poliploidi. Il corredo cromosomico di un organismo diploide è genericamente indicato come “2n”, dove per “n” s’intende il numero di cromosomi posseduti dall’organismo, presenti appunto in duplice copia (“2”); i cromosomi a due a due uguali sono detti omologhi. Viceversa, un organismo aploide ha un genoma costituito da un numero “n” di cromosomi, in singola copia, mentre organismi poliploidi possono essere “3n” o più, a seconda appunto del numero di copie. Per esempio, l’uomo ha 46 cromosomi a due a due omologhi (tranne i cromosomi sessuali nel maschio), perciò il suo genoma è 2n=46, oppure n=23.
Normalmente il genoma degli Eucarioti è costituito da più cromosomi, ma può anche essere formato da solo due cromosomi, omologhi tra loro (2n=2), come nel caso della formica australiana (Myrmecia pilosula, vedi figura). Al momento della divisione cellulare o mitosi i cromosomi prendono il nome di cromatidi e danno origine ciascuno ad una copia di sé, perciò nel caso della formica australiana si hanno 4 cromatidi allo stadio di anafase mitotica. A complicare ulteriormente le cose, trattandosi di Imenotteri il ciclo biologico è caratterizzato dall’aplodiploidia tra i sessi. I maschi sono aploidi, in quanto si sviluppano direttamente dai gameti femminili prodotti dalla regina, perciò hanno addirittura un solo cromosoma. Le femmine, invece, sono diploidi, poiché si generano dopo normale gamia; la larva diventerà operaia o regina a seconda degli ormoni somministrati dalle altre operaie attraverso l’alimentazione. L’animale con il maggior numero di cromosomi finora conosciuto è la farfalla dei licheni (Lysandra atlantica), con oltre 440 in ogni cellula.
Si ringrazia il dottor Giuseppe Boncoraglio per la collaborazione.
Riferimenti:
http://www.iubs.org/test/bioint/45/4.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Myrmecia_pilosula