I Calabroni sono insetti olometaboli, cioè a metamorfosi completa. Appartengono alla famiglia dei Vespidi, ordine Imenotteri, Classe Insetti, Phylum Artropodi. Gli Imenotteri costituiscono un ordine molto differenziato che comprende oltre 200.000 specie. Il corpo di questi insetti, particolarmente allungato, è suddiviso in tre porzioni: il capo, il torace e l’addome. A sua volta il capo è formato da sei segmenti, il torace da tre e l’addome da undici. Sul capo si osservano le antenne, gli occhi e l’apparato boccale. Particolare è la presenza, oltre agli occhi composti, di tre occhi semplici o Ocelli, situati sulla parte superiore della testa, per una visione ravvicinata al buio e all’interno del nido.
Da: http://www.gartendatenbank.de/photo/2004092414
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Il calabrone è la specie più grande tra le vespe e può superare i 50 mm di lunghezza. Il calabrone Europeo è la Vespula crabro. Calabroni e vespe sono grandi predatori di bruchi, soprattutto larve di lepidotteri, e da questo punto di vista perciò i calabroni sono utili a regolare i parassiti evitando danni alle piante.
Perciò, se solo possibile, bisogna lasciare indisturbati i nidi, per aiutare la lotta biologica contro gli altri insetti, diminuendo così la necessità di usare pesticidi.
Molti animali (uccelli, rettili, anfibi, moffette, orsi, procioni, mantidi, ragni e anche altri calabroni), possono predare il gruppo detto delle “vespe sociali”, di cui fanno parte i calabroni, ma nessuno offre un controllo biologico sufficiente nelle zone di contatto uomo-calabrone.
Le specie più comuni di vespe sociali nei pressi delle abitazioni sono: la Vespa comune, Vespula volgaris, la Vespa germanica, Vespula germanica del genere Vespula ed il calabrone Vespa crabro. Sono facilmente riconoscibili per il loro corpo prevalentemente glabro e per l’addome con bande gialle e nere.
Dal punto di vista della convivenza con l’uomo, vespe e calabroni sono un elemento di disturbo. Sono aggressive quando ci si avvicina al loro nido e molte volte i loro nidi sono situati in zone di passaggio, vicino alla casa o nei camini e quindi la probabilià di disturbarli è alta.
Il comportamento aggressivo aumenta con il progredire della stagione e quando le colonie diventano grandi e il cibo inizia a scarseggiare. In autunno, i calabroni iniziano a farsi vedere attorno ai picnic, ai barbecue, sui piatti dei cibi per cani e gatti che siano all’esterno odove ci sia abbondanza di frutta matura. Come aumentano nei centri urbani, grazie alla disponibilità di sostanze alimentari ivi reperibili (rifiuti organici, immondizie, ecc…), per la stessa ragione risultano abbondanti nei pressi di camping e delle abitazioni di campagna. La vicinanza diventa così un pericolo. In questo caso è meglio eliminare il nido, ma solo rivolgendosi a personale specializato.
Le vespe utilizzano il loro pungiglione per uccidere le prede e per difendersi. Il pungiglione delle api è vistosamente seghettato, non è più estraibile una volta conficato nella pelle e quindi conduce a morte l’insetto. Il pungiglione delle vespe è quasi liscio, cosicché le vespe possono pungere ripetutamente le loro vittime. Il pungiglione è associato a ghiandole velenifere e il veleno contiene ialuronidasi, fosfolipasi e una specifica proteina chiamata antigene 5. La puntura provoca un forte dolore con intenso arrossamento e, a volte, anche febbre. La puntura delle vespe e dei calabroni può essere pericolosa per l’uomo.
Alla fine dell’estate vi sono maschi e femmine fecondi, che non partecipano all’allestimento e al mantenimento del nido. In autunno la regina, le operaie e i maschi muoiono. Le giovani femmine, fecondate dai maschi prodotti nell’ultima generazione si cercano un rifugio ove passare l’inverno in uno stato di “ibernazione” (diapausa).
In primavera ogni nuova regina costruisce un nuovo nido in un luogo riparato e sicuro, completandolo per stadi successivi. Con un impasto cellulosico di consistenza cartacea ottenuto dalla masticazione di pezzettini di legno, costruisce la prima unità di forma sferica dalle imensioni di una noce aperta in basso. Nell’interno pone 10-20 uova, ognuna in una cella esagonale. La regina provvede alla nutrizione delle larve che maturano in circa un mese. Da queste larve nascono le operaie. Mentre la regina si occuperà in seguito solo della deposizione delle uova, le operaie si occuperanno di ingrandire il nido e di alimentare le uova e le larve.
http://www.chrysis.net/variae/coop/Rolf_Witt/
Il nido assumerà l’ aspetto di un involucro, contenente più strati sovrapposti di cellette esagonali ed alla fine della stagione potrà contenere oltre 5000-10000 individui secondo la specie.