Ho sentito dire riguardo all’agricoltura “biodinamica” che le piante coltivate in particolari condizioni (tenendo conto anche dei ritmi cosmici) possiedono una loro “energia vitale” che sembrerebbe essere determinabile studiando la cristallografia in soluzione acquosa di cloruro di rame (ci deve essere un unico centro di ramificazione nelle cristallizzazioni) o studiando l’emissione di fotoni. Vorrei saperne di più su questa teoria e soprattutto se sono stati fatti tentativi di spiegare fisiologicamente questa diversa cristallizzazione.

L’agricoltura biodinamica fu fondata dal filosofo austriaco Rudolf Steiner
(1861-1925) negli anni venti. Steiner è noto per essere stato il padre
della cosiddetta antroposofia, disciplina pseudo-scientifico-filosofica,
fortemente intrisa di elementi esoterici ed occultistici. Steiner si occupò
di molti settori: dalla psicologia all’educazione, dall’arte all’economia
fino a includere la medicina. Non sorprende quindi che tra i suoi interessi
compaia anche l’agricoltura. Già questo atteggiamento tuttologico suscita
dei fondati sospetti circa la validità di quanto da lui elaborato.
Steiner si interessò di agricoltura negli ultimi anni della propria vita
e nel 1924, a Koberwitz, tenne un ciclo di otto conferenze il cui tema
principale era la salute della terra, il mantenimento e l’accrescimento
della sua fertilità con lo scopo di migliorare la qualità degli alimenti
destinati all’alimentazione umana.
Gli obiettivi che l’agricoltura biodinamica si propone non sono molto
diversi da quelli dell’agricoltura tradizionale e possono essere sintetizzati
nei seguenti tre punti:

1) mantenere la fertilità della terra;

2) mantenere le piante in buona salute per consentire loro di resistere
alle malattie e ai parassiti;

3) aumentare la qualità degli alimenti prodotti. Per il raggiungimento
di tali scopi Steiner si limita a dare indicazioni di massima.

I suoi seguaci hanno poi completato i fondamenti su cui si basa questa
tecnica agricola.
All’interno dell’agricoltura biodinamica si trovano pratiche culturali
senz’altro efficaci quali il “sovescio”, ovvero la sepoltura di particolari
piante a scopo fertilizzante e la “rotazione delle colture”. Quest’ultima
pratica è perfettamente ragionevole in quanto vi sono piante che arricchiscono
il terreno di elementi nutritivi, mentre altre lo impoveriscono.
A fianco a tecniche sensate, tuttavia, nell’agricoltura biodinamica convivono
altre pratiche decisamente bizzarre e senz’altro più vicine alla magia
che non all’agricoltura razionale. Ad esempio, una pratica ritenuta di
fondamentale importanza consiste nello spruzzare il terreno con “preparati
biodinamici”, ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali,
in diluizione omeopatica.
Questo significa che vengono utilizzate diluizioni talmente spinte che
nel preparato finale non rimane più nessuna traccia della sostanza di
partenza. Inoltre l’irrorazione del terreno con tali preparati deve seguire
un vero e proprio rituale (movimenti circolari, tempi determinati, ecc.).
Un altro elemento che rende l’agricoltura biodinamica una tipica pseudoscienza
è l’estrema importanza attribuita alle cosiddette “forze cosmiche”. Si
ritiene cioè che la buona riuscita di una coltura dipenda dalla posizione
degli astri e viene pertanto rispettato rigorosamente un calendario i
cui fondamenti sono molto simili a quelli dell’astrologia.
Nonostante ciò che affermano i suoi sostenitori, nessuno ha mai dimostrato
che l’agricoltura biodinamica possa ottenere risultati migliori dell’agricoltura
razionale. L’energia vitale, cui fa riferimento il lettore che pone la
domanda, è un tipico concetto pseudoscientifico, retaggio di una cultura
prescientifica e assolutamente privo di ogni fondamento. Prive di fondamento
risultano pure le presunte prove della sua esistenza, cui il lettore fa
riferimento. Gli studi cristallografici da lui citati si riferiscono a
quella tecnica chiamata “cristallizzazione sensibile”. Secondo tale tecnica
sarebbe possibile individuare il grado di energia vitale osservando la
forma dei cristalli ottenuti facendo evaporare una soluzione di una determinata
sostanza. Il processo di cristallizzazione è in buona parte casuale e
pretendere di misurare l’energia vitale osservando la forma dei cristalli
non è molto diverso dal pretendere di predire il futuro osservando la
disposizione delle foglie del tè in fondo a una tazza. Quello che preoccupa
è che recentemente qualche pseudo-medico ha cominciato a usare questa
tecnica a scopo diagnostico, osservando la cristallizzazione di fluidi
biologici.
Per quanto riguarda i fotoni, nonostante vi sia qualcuno che sostenga
l’esistenza dei cosiddetti “biofotoni”, che caratterizzerebbero l’energia
vitale, occorre dire che non esiste nessuna prova scientifica della loro
esistenza. Per concludere, quindi, non esiste neppure la necessità di
fornire un’interpretazione delle differenze tra i prodotti dell’agricoltura
biodinamica e tradizionale, poiché tali differenze non sono mai state
dimostrate.
O meglio: una differenza c’è. Se l’agricoltura di tutto il pianeta venisse
convertita in biodinamica la fame nel mondo aumenterebbe drammaticamente.