Esistono prove scientifiche sulla validità della teoria della psicanalisi? E’ possibile considerarla una scienza?


Con il termine psicanalisi, la cui paternità è universalmente attribuita
a Sigmund Freud, si indicano contemporaneamente tre cose distinte, sia
pure interconnesse: una tecnica di indagine dei processi psichici, una
teoria sul funzionamento della mente e, infine, una forma di trattamento
psicoterapeutico.

Il problema della scientificità della
psicanalisi è stato molto dibattuto e ha suscitato non poche polemiche.
In tutta sincerità è quindi difficile rispondere al lettore con un semplice
sì o no. Tra gli autori di spicco che hanno negato categoricamente la
scientificità della psicanalisi occorre ricordare Karl R. Popper, secondo
il quale le affermazioni degli psicanalisti non possono essere considerate
scientifiche perché non soddisfano il requisito della falsificabilità.

Per cercare di fare un po’ di chiarezza
sulla questione occorre innanzi tutto osservare che la complessità dell’oggetto
di studio di una disciplina (in questo caso la psiche umana) rende quanto
mai difficile un approccio oggettivo che rispetti a pieno i canoni della
scientificità. Obiettivo della scienza è, infatti, la scoperta di relazione
causali che regolano i fenomeni. Se questa ricerca è relativamente facile
in sistemi semplici regolati da poche cause, essa diventa ben più difficoltosa
quando le cause in gioco sono numerose.

Le discipline che studiano la psiche umana
sono molteplici. Alcune di esse, quale la psicologia comportamentale,
utilizzano il metodo delle scienze sperimentali (gruppo di controllo,
randomizzazione ecc.) sono quindi falsificabili e ripetibili. Altri orientamenti,
per contro, non hanno nulla di sperimentale.

La psicoanalisi è fondata principalmente
sull’osservazione clinica. Essa trae origine fondamentalmente dalla constatazione
che certe forme di paralisi non erano di origine organica e che si risolvevano
facilmente una volta interpretatone il significato.

La psicanalisi, intesa come pratica terapeutica,
può avere una buona efficacia, ma certamente non esistono prove evidenti
del reale rapporto di causa ed effetto tra l’interpretazione psicoanalitica
e la risoluzione di un sintomo.

Occorre inoltre osservare che in ambito
psicanalitico vi sono alcuni orientamenti, come quello umanistico esistenziale,
che non hanno nulla ne’ di sperimentale ne’ di empirico. Si tratta sostanzialmente
di filosofia mascherata da terapia: essa si basa esclusivamente sul rapporto
interpersonale ed è priva di tecniche efficaci.

Un grande scienziato, il fisico Richard
Feynman, in una conferenza del 1963, così si espresse a proposito degli
psicoterapeuti (per la sua chiarezza mi permetto di riportare l’intero
brano: “…Lo stregone dice di saper curare le malattie: ci sono spiriti
dentro al corpo del malato che premono per uscire, bisogna aiutarli soffiandoli
via, cose di questo genere. Mettetevi addosso una pelle di serpente e
prendete del chinino estratto dalla corteccia di un albero. Il chinino
funziona. Non per il motivo che crede lo stregone: la sua teoria non sta
in piedi. Però funziona, e se io sono malato, e faccio parte di quella
tribù, vado dallo stregone, perché ne sa più di chiunque altro. Però continuerò
a dirgli che in fondo lui non sa cosa sta facendo, e che arriverà un giorno
in cui l’uomo indagherà liberamente su queste cose e farà piazza pulita
di tutta questa messa in scena, e ci cureremo molto meglio. E chi sono
oggi gli stregoni? Psicoanalisti e psichiatri, ovviamente. Se guardate
a quante teorie complicate sono riusciti a tirar fuori in un tempo infinitesimo,
e fate il confronto con qualunque altra scienza, quanto è lungo il processo
che conduce a mettere il fila un’idea nuova dietro l’altra, se considerate
tutto questo gran castello, e le pulsioni, le inibizioni, l’Io e l’Es,
e le forze, le tensioni, vi renderete conto che non può essere tutto vero.
Sarebbe troppo perché una sola mente (o poche menti) ci potesse arrivare
in così breve tempo. Tuttavia, vi ricordo che se fate parte della tribù
non c’è nessun altro a cui rivolgersi, c’è solo lo stregone
“. [R.
Feynman, Il senso delle cose, Adelphi, Milano 1999, p.118]

Effettivamente, i concetti cardine della
psicanalisi citati da Feynman (l’Io, l’Es, ecc.) non esistono realmente,
sono solo dei costrutti teorici, delle metafore che Freud utilizzò per
descrivere e interpretare l’atteggiamento emotivo di un uomo nel suo rapporto
con la realtà.

L’Es, ad esempio, è solo un modo elegante
e sintetico per descrivere e classificare un comportamento umano dettato
dall’istinto.

E’ importante tenere presenti queste considerazioni.
Uno psicanalista serio deve esserne costantemente consapevole e non deve
commettere l’errore dello stregone che crede ciecamente alla sua fantasiosa
teoria. (Purtroppo non pochi psicoterapeuti sono invece talmente convinti
della veridicità delle teorie in cui credono da forzare i fatti per poterli
interpretare nell’ambito del loro quadro teorico. Questo atteggiamento,
oltre a essere palesemente antiscientifico, può essere causa di notevoli
guai per il paziente).

Quindi, per concludere, se per psicanalisi
intendiamo la tecnica terapeutica, possiamo dire che essa possiede un
livello di efficacia e un tipo di approccio (l’analista si pone come uno
stimolo e osserva le reazioni conseguenti al suo intervento) che possono
consentire di annoverarla tra le discipline scientifiche.

Al contrario l’edificio teorico sul quale
la tecnica si basa è molto meno scientifico e per poter aspirare allo
status di scientificità deve sicuramente percorrere ancora parecchia strada,
tenendo conto necessariamente dei progressi della neurofisiologia e delle
alte scienze sperimentali che studiano il cervello umano.

(Desidero ringraziare il Dott. Armando
De Vincentiis, psicologo, per le utili informazioni da lui fornitemi,
relativamente all’argomento trattato)