Perché si può camminare per un po’ di tempo sui carboni ardenti senza scottarsi i piedi?

La capacità di camminare sui carboni ardenti viene chiamata tecnicamente
“pirobazia”. Questa pratica viene effettuata in diverse parti del mondo
da parecchio tempo e, di solito, è associata a rituali magico-religiosi.
Chi la effettua generalmente attribuisce il successo a qualche potere
spirituale o soprannaturale che permetterebbe di evitare gravi ustioni.
In effetti, tale esercizio è abbastanza impressionante e sono molti coloro
che ritengono che esso sia del tutto precluso ai comuni mortali privi
di particolari poteri. Questa credenza ha fatto sì che in Occidente, da
qualche tempo, si siano diffusi corsi e seminari che, attraverso un adeguato
addestramento psico-fisico, insegnerebbero ai discenti a superare le proprie
paure, a controllare se stessi e ad acquisire una tale sicurezza interiore
da arrivare al punto di poter camminare sui carboni ardenti. Molti di
coloro che partecipano a questi corsi lo fanno proprio con lo scopo di
superare i propri problemi psicologici e il riuscire a praticare la pirobazia
rappresenta per loro un grande successo e un rafforzamento della propria
autostima. Viceversa, coloro che non raggiungono il successo, vanno spesso
in contro a depressione e gravi frustrazioni.

In realtà se si analizza il fenomeno dal punto di vista scientifico ci
si rende conto che, per strano che possa sembrare, chiunque può effettuare
questo esercizio senza subire danni. Non solo non sono richiesti poteri
soprannaturali, ma anche l’addestramento psico-fisico impartito nei corsi
è perfettamente inutile e rappresenta soltanto una scenografia di contorno
orchestrata per spillare soldi agli ingenui discenti.
Alla base della pirobazia, infatti, vi è semplicemente un po’ di fisica
elementare. Per comprendere bene questo fenomeno occorre avere ben chiari
alcuni concetti fisici: calore, temperatura, capacità termica e conducibilità
termica. Il calore rappresenta una forma di energia che può essere trasferita
da un corpo all’altro. La temperatura, al contrario, rappresenta una proprietà
che determina la possibilità che vi sia un flusso di calore tra il corpo
e altri a esso vicini. Il calore, infatti, può passare spontaneamente
solo da un corpo a temperatura più alta a uno a temperatura più bassa.
I due concetti di calore e temperatura, pur essendo correlati, sono molto
diversi dal punto di vista concettuale. Può benissimo accadere che un
corpo a bassa temperatura contenga più calore di un altro che si trova
a temperatura più alta e viceversa.
La capacità termica è il rapporto tra la quantità di calore scambiata
da un corpo e la variazione di temperatura che esso subisce in seguito
allo scambio. Se un corpo ha una capacità termica elevata può scambiare
molto calore variando di poco la sua temperatura, viceversa se ha una
capacità termica bassa, basterà una piccola quantità di calore per determinare
un’elevata variazione di temperatura.
La conducibilità termica, infine, è una grandezza che determina la maggiore
o minore velocità con cui un corpo può trasferire calore al suo interno.

Per chiarire meglio questi concetti consideriamo, ad esempio, una torta
posta a cuocere in un forno, supponiamo a 200°C. Quando si raggiunge l’equilibrio
termico, tutto ciò che c’è nel forno si trova a questa temperatura: il
tegame metallico, la torta e l’aria contenuta nel forno. Se noi apriamo
il forno e introduciamo una mano subiremo però conseguenze ben diverse
se tocchiamo il tegame o semplicemente l’aria all’interno del forno. Finché
la mano si limita a venire a contatto con l’aria, non ci scottiamo, nonostante
che anche quest’ultima si trovi a 200° C. Se tocchiamo il tegame metallico,
viceversa, subiremo gravi ustioni, nonostante la sua temperatura sia uguale
a quella dell’aria. Questo succede perché l’aria possiede una bassa capacità
termica e una bassa conducibilità. Quindi, quando la mano è a contatto
con l’aria, ben poco calore le viene ceduto. Il nostro corpo, e quindi
la mano, ha una capacità termica abbastanza elevata (vicina a quella dell’acqua).
Via via che il calore fluisce dall’aria alla mano, quest’ultima si riscalda,
mentre l’aria si raffredda. Ma l’aria, avendo una capacità termica bassa,
si raffredda molto di più di quanto la nostra mano si riscaldi. Inoltre,
avendo una bassa conducibilità sarebbe necessario un tempo molto lungo
per fare in modo che il calore assorbito dalla mano produca dei danni.
Se, invece, tocchiamo il metallo del tegame, che ha un’elevata capacità
termica e un’elevata conducibilità, le cose vanno diversamente e basta
un tempo molto breve per trasferire alla nostra mano una grande quantità
di calore che produce ustioni.

La pirobazia è possibile grazie agli stessi principi sopra illustrati.
Il letto di brace che viene utilizzato viene adeguatamente preparato usando
carbone di legna. La brace raggiunge temperature intorno ai 500-600° C.
Tuttavia il carbone di legna ha sia una capacità termica che una conducibilità
molto basse. Quindi se si cammina a velocità abbastanza sostenuta (per
ridurre i tempi di effettivo contatto tra i piedi e la brace) il calore
che viene trasferito ai piedi è molto piccolo e non produce danni. A conferma
di ciò, si può osservare che, per qualche istante, nel letto di brace
incandescente rimangono le impronte dei piedi. Infatti, la bassa capacità
termica del carbone fa sì che esso si raffreddi rapidamente in seguito
al contatto dei piedi, cessando di essere incandescente (dopo qualche
istante lo ridiventa perché riassorbe calore dalla brace circostante).
In pratica il carbone si comporta come l’aria del forno. Ovviamente sarebbe
del tutto impossibile camminare su una lastra metallica alla stessa temperatura
della brace.
Un altro fattore che può contribuire a facilitare la camminata sui carboni
è il cosiddetto “effetto Leidenfrost”. Esso consiste nella creazione di
un sottile strato isolante di vapore tra il piede e la brace. Il vapore
deriva dall’evaporazione dell’umidità della pelle (lo stesso effetto viene
sfruttato, ad esempio, da chi si inumidisce le dita per saggiare se un
ferro da stiro è alla temperatura giusta). Occorre tuttavia osservare
che bagnarsi i piedi può essere controproducente. Infatti, se i piedi
sono troppo umidi, qualche pezzo di brace può rimanervi attaccato prolungando
il tempo di contatto e causando seri danni. Il fatto che alcuni dei partecipanti
ai corsi di addestramento alla pirobazia abbiano fallito, dipende dal
modo in cui hanno camminato. Se, ad esempio, in preda alla paura ci si
attarda indecisi sulla brace il rischio di scottatura si fa altamente
probabile. A dimostrazione del fatto che chiunque, senza bisogno di poteri
particolari o di opportuni addestramenti, può praticare la pirobazia,
nel 1993 Massimo Polidoro del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo
delle Affermazioni sul Paranormale) aveva passeggiato pubblicamente sui
carboni ardenti.

Inoltre, durante una trasmissione televisiva, Polidoro insegnò alla nota
conduttrice televisiva Gabriella Carlucci a fare altrettanto. La Carlucci
riuscì addirittura a percorrere una distanza di ben 17 metri. In tal modo
venne battuto il precedente record ottenuto in un’altra trasmissione da
Giucas Casella che aveva percorso 14 metri, sostenendo però che si trattava
di uno straordinario fenomeno che la scienza non sa spiegare.