Esiste una funzione che, rappresentata graficamente, ha la forma del tuo nome?

Una funzione analitica che consenta di scrivere il proprio

nome, qualsiasi esso sia, non esiste.

Si immagini di voler rappresentare la lettera B con una

funzione analitica tipo y=f(x), nel piano xOy.

In alcuni tratti, la lettera dovrebbe essere rappresentata

graficamente da una funzione che assume tre valori contemporaneamente,

il che la rende non analitica.

I font True Type sono stati definiti su uno standard

vettoriale, cioè basato sulla composizione di elementi grafici

nel piano. L’approccio qui illustrato è solo un esempio di composizione

vettoriale di font. Gli standard vettoriali moderni, come True Type,

Postscript, seguono un procedimento simile e consentono di scalare

e trasformare i caratteri grafici a piacimento, convertendoli in immagini

bitmap. La costruzione degli elementi grafici è spesso frutto

di un calcolo che coinvolge operazioni numeriche complesse, specialmente

applicando stili come il corsivo e il grassetto. Per ridurre

il sovraccarico computazionale, stampanti e computer ricorrono alla cache,

una porzione della memoria di sistema o di massa dove registrare temporaneamente

le immagini ottenute dalla composizione degli elementi grafici, per poi

richiamarle ad ogni riutilizzo.

Definiamo quindi il nostro insieme di elementi vettoriali.

Ricorrendo alla composizione funzioni parametriche, e

alla loro rappresentazione nel piano, è possibile costruire algoritmicamente

una lettera tramite l’unione dei seguenti elementi grafici:

  • La circonferenza di raggio R : (Rcos(t),

    Rsin(t)), 0 £ t £

    2p

  • Il segmento verticale lungo l: (0,t), 0 £

    t £ l

  • Il segmento orizzontale lungo l : (t,0),

    0 £ t £ l

  • Il segmento diagonale a 45° ascendente, lungo l:

    (t,t), , 0 £ t £

    l

  • Il segmento diagonale a 45° discendente, lungo l:

    (t,-t), , 0 £ t £

    l

 

Fig. 1 : Suddivisione del piano in quattro

quadranti

E’ possibile tracciare porzioni di circonferenza modificando

l’intervallo di variazione del parametro t per i quattro quadranti

del piano (cfr. Fig. 1):

  • Quadrante I : 0 £ t

    £ p /2

  • Quadrante II : p

    /2£ t £ p

  • Quadrante III : p

    £ t £ 3/2p

  • Quadrante IV: 3/2p £

    t £ 2p

Per costruire una lettera è necessario comporre

i diversi elementi che la costituiscono. Tale composizione può

avvenire per traslazione, che si ottiene aggiungendo alle ascisse ed ordinate

la quantià (Xc, Yc) voluta.

Ad esempio:

  • circonferenza di raggio R e centro (Xc,

    Yc) : (Xc, Yc) + (Rcos(t), Rsin(t)), 0 £

    t £ 2p

Infine, è possibile applicare un fattore di scala

A a tutti gli elementi grafici moltiplicando l’equazione parametrica

per il fattore di scala A.

Ad esempio;

  • Ingrandimento del 50% : A=1.5
  • Riduzione del 30% : A = 0.7
  • Circonferenza di raggio R ridotta del fattore

    A : (ARcos(t),A Rsin(t)) , 0 £

    t £ 2p

Ogni lettera sarà quindi composta di più

elementi e potrà essere tracciata mediante un algoritmo

che li disegni in successione. La lettera B di figura 2 potrebbe essere

composta da tre elementi:

 

 

Fig 2: Costruzione della lettera B

 

  • Elemento 1: Semicirconferenza di centro (0,1/2)

    e raggio 1

  • Elemento 2: Semicirconferenza di centro (0,-1/2)

    e raggio 1

  • Elemento 3: Segmento verticale lungo 2 e traslato

    in (0,-1)

 

Ogni volta che desideriamo tracciare la lettera dobbiamo

invocare l’algoritmo che compone i tre elementi costitutivi. Seguendo

un approccio simile è possibile definire tutte le lettere dell’alfabeto

ed i numeri e la stesura di un intero testo corrisponde ad una invocazione

in sequenza degli algoritmi di composizione delle singole lettere.

 

 


Non

sono d’accordo con questa risposta. Non è per nulla necessario,

affinché la funzione disegni lettere e cose simili, che vi siano molte

soluzioni per ogni x. Basta che f(x) fornisca, ad

esempio, per un certo intorno

I(x0 – nx0 + n)

(dove n è un numero “piccolo” a piacere) soluzioni riguardanti

la parte superiore di una “O”. Poi, in

I(x0 + nx0 + 2n)

dà soluzioni che formano la parte inferiore, e ancora in

I(x0 + 2nx0 + 3n)

dà di nuovo soluzioni per la parte superiore ecc… È evidente

che se n è un numero sufficientemente piccolo, sarè

impossibile distinguere l’intrinseca discontinuità della funzione ad

“occhio nudo”. Pensandoci, nemmeno l’inchiostro di una penna è

“continuo” nel senso matematico del termine, ma nessuno se ne preoccupa,

perché funziona. Matematicamente, dunque, la funzione è salva,

perché ad ogni x corrisponde una sola y, ma

“visivamente” il risultato è proprio una scritta con x che

sembrano fornire più y. La domanda che potrebbe sorgere

spontanea è: esiste una funzione del genere? Personalmente, ne ho

ideata una, che si basa interamente su una particolare serie di funzioni

segno. Se vi interessa posso spedirvi il documento in cui la spiego (anche

se è un po’ ingombrante). Ci ho anche scritto “Buon Natale”! Ora

però ecco la domanda che volevo porvi: se il numero n piccolo a

piacere tendesse a 0, cosa succederebbe alla funzione? Cioè, se,

preso un qualsiasi intervallo qualunque di x, il “numero di

alternanze” della funzione da una y ad un’altra tendesse ad infinito,

che accadrebbe? Forse però sono discorsi campati in aria: se potessi

spedirvi la funzione sarebbe tutto molto più chiaro. Grazie.

(risponde

Carlo Consoli)


È

teoricamente possibile costruire una sequenza di funzioni fortemente

discontinue, tali che traccino il contorno di lettere.

Esattamente, la risposta precedente asseriva che non è possibile

scrivere *una* funzione analitica che tracci il proprio nome, e nemmeno

alcune lettere. È viceversa possibile scrivere una serie di

funzioni – perlopiù parametriche – che, tracciate in sequenza

opportuna, abbiano come grafico le lettere dell’alfabeto.

Per rispondere all’ultima domanda del lettore, se n tende a zero

la serie di funzioni trovate si riduce a quella parametrica, con la

differenza che mantiene la discontinuità.

Buon Natale anche a tutti i lettori di ViaLattea.