I microinquinanti sono particelle di materiali svariati di dimensioni in generale inferiori a 0,1 mm (oppure 100 micrometri, dato che 1 mm = 1000 micrometri).
Tra questi materiali troviamo particelle di fumi incombusti carboniosi, polveri minerali di rocce, sabbie, terreni, metalli, ossidi, vetro, argille, aggregati svariati, residui di attività organiche e tessuti animali e vegetali, pollini, spore, liquidi gooccioline, aerosol, nebbie, …. una classificazione insomma infinita. Qualsiasi materiale solido o liquido proveniente da una qualsiasi attività può produrre particellato microinquinante.
L’identificazione di questi materiali deve essere fatta per intrappolamento tramite una serie di filtri a maglia sempre più stretta in modo da selezionare sui vari filtri solo le particelle delle dimensioni volute. I filtri sono in generale in polimeri plastici (nylon, poliestere, policarbonato) ed in alcuni casi di vetro sinterizzato o acciaio sinterizzato oppure in fibra di vetro o metallica. Filtri più moderni sfruttano filtrazione ad impatto in cui una corrente aerea o gassosa o liquida contenente gli inquinanti viene fatta flussare attraverso degli orfizi ed impattando su essi le particelle contenute vengono deviate a seconda delle dimensioni e densità.
Una volta estratto il filtro viene pesato, seccato in forno o stufa o con altre tecniche disidratanti sotto vuoto, ripesato e confrontato con il peso inizale del filtro secco. Questo valore fornisce il peso degli inquinanti totali i una certo intervallo di dimensioni e viene poi utilzzato per conoscede la densità degli inquinanti in quell’intervallo dimensionale contenuto nel volume d’aria o gas aspirato attraverso il set di filtri.
Successivamente si possono eseguire ulteriori operazioni di separazione sui materiali contenuti nel filtro: si possono separare i composti idrosulubili, quelli solubili in solvente, quelli solubili in ambiente acido o basico, quelli che sublimano a certe temperature, quelli che si decompongono ad altre temperature, composti fusibili, composti infusibili.
Dopo ciascuna separazione si possono identificare i composti con diverse tecniche confrontando le risposte degli strumenti con standard di riferimento.
TECNICHE DI ANALISI
Gas cromatografia (GC)
Cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC)
Spettroscopia IR (infrarossa) o Raman (RAM)
Spettroscopia NMR (risonanza magnetica nucleare)
Spettroscopia UV-Visibile (Ultravioletto-Visibile)
Spettroscopia di massa (MS)
Spettroscopia ad emissione atomica
Spettroscopia ad assorbimento atomico
In particolare è molto potente la spettroscopia di massa (MS) associata ad una tecnica di analisi/separativa come la GC o la HPLC.
Per la determinazione del peso atomico e molecolare e quindi l’identificazione delle molecole contenute nel filtro si veda questa risposta precedente su vialattea :http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=4535
DIOSSINE
Anche le diossine vengono identificate con queste tecniche. Attualmente la tencia che maggiormente consente di verificare e quantificare la presenza di diossine nei materiali è la tecnica di spettroscopia di massa associata alla GC, poichè le diossine forniscono spettri di massa molto caratteristici.
Legislazione di riferimento in materia di diossine
Dlgs: 152/1999
D.M.: 12.7.1990, 503/1997, 5.2.1998, 471/1999, 13.3.03