Desidero sapere se le acque solfuree che vengono utilizzate presso i centri termali per effettuare insufflazioni medicamentose a carico dell’apparato respiratorio superiore (naso, gola) debbano rispettare determinati paramenti batteriologici e chimici. Se sì cortesemente desidererei sapere a quale riferimento di legge devono sottostare le suddette acque oppure quali sono i limiti consentiti, in particolare quelli batteriologici (coliformi totali, streptococchi, coliformi fecali).

Le acque termali e i fanghi sono dei presidi terapeutici, cioe’ vengono considerate come vere e proprie sostanze medicamentose. Questo vuol dire che non esistono leggi che fissano in maniera univoca le loro caratteristiche chimico-fisiche bensi’ esiste per ogni acqua termale un decreto ministeriale che ne riconosce le specifiche proprieta’ terapeutiche.

Vediamo cosa significa tutto cio’.

Sappiamo che un’acqua potabile, per essere considerata tale, deve essere praticamente priva di idrogeno solforato (solfuri) (in realta’ il limite vincolante e’ che l’idrogeno solforato non sia rilevabile organoletticamente, odore di uova marce, e questo significa concentrazioni inferiori a pochi microgrammi per litro). D’altra parte tutti i saponi e le pomate a base di zolfo usate per la cura dell’acne o delle micosi cutanee contengono una discreta quantita’ di solfuri. Quindi cio’ che e’ dannoso se bevuto (o mangiato) diventa addirittura curativo se spalmato sulla pelle.

Questa e’ una ambiguita’ costante in tutto cio’ che e’ terapeutico: un medicinale “fa bene” se usato in un certo modo, “fa male” se usato senza discernimento. Una compressa di antibiotico da 1 grammo presa ogni dodici ore per 5 giorni e’ curativa, 10 compresse ingoiate tutte insieme richiedono una lavanda gastrica immediata.

Per le acque termali e i fanghi vige lo stesso principio: a seconda della loro composizione vengono studiati specifici trattamenti curativi i quali vengono sottoposti al vaglio di una commissione ministeriale (Ministero della Sanita’); tale commissione, se ne riconosce le proprieta’ curative per le patologie proposte, emanera’ un decreto ministeriale che permettera’ a questo punto l’inizio della prestazione della cura. E’ ovvio che nessuna acqua termale o fango otterra’ mai autorizzazione all’uso se essa stessa puo’ indurre patologie infettive e non: questo vuol dire che un’acqua usata per insufflazioni nel naso deve essere assolutamente priva di contaminazioni batteriche alla stessa stregua di una fiala di antibiotico da iniettare endovena.

A tale riguardo vorrei pero’ precisare quanto segue: non c’e’ batterio che riesca a sopravvivere in una acqua termale sia per via della temperatura della stessa sia per l’alta concentrazione di sostanze antibatteriche (solfuri, bicarbonati, etc.), tant’e’ che nelle piscine termali malgrado l’alto numero di bagnanti non vengono mai impiegate delle sostanze disinfettanti.

Terme di Saturnia – Grosseto