Sono una biologa che lavora in un’azienda chimico-farmaceutica e mi occupo del controllo qualità. Il mio quesito è questo: c’è un metodo efficace per recuperare e conservare per mesi le spore di Bacillus subtilis e le conidiospore di Aspergillus niger?”

La domanda è estremamente specifica e fa riferimento a tecniche usate per farmaci o alimenti nelle quali si usano organismi test per controllare la fertilità dei terreni di cultura o come ceppi standard per dosaggi biologici di vitamine o di antibiotici.

Premettiamo che come per le sostanze chimiche anche per i microbi esistono Standard ufficiali, per esempio lo statunitense ATCC e il corrispondente NTCC inglese sono i più noti tra gli enti cui si possono richiedere i ceppi microbici standard. American Type Culture Collection e National Type Culture Collection rispettivamente. ( http://www.atcc.org/ )

Prendiamo in esame il controllo della attività di una vitamina, rispetto a quanto dichiarato in etichetta. L’analisi si esegue utilizzando un ceppo microbico che ha bisogno della vitamina per potere crescere. Si preparano soluzioni a concentrazioni simili di vitamina contenuta nel prodotto e del corrispondente standard chimico, se ne trasferisce una uguale quantità in provette poi si aggiunge ad ognuna una quantità uguale di sospensione microbica. La crescita del ceppo microbico dipende dalla presenza della vitamina nella soluzione ed è proporzionale alla sua concentrazione. Confrontando i valori di crescita microbica (torbidità) del campione e dello standard si può ricavare il titolo della sostanza in esame.

Per quanto riguarda invece il caso dell’antibiotico, l’attività della sostanza viene calcolata in base alla grandezza dell’alone di inibizione che l’antibiotico forma su una “tappeto” di microbi sensibili, seminati su una piastra di gelatina.

Maggiore sarà il diametro di questo alone, maggiore sarà l’attività antimicrobica del prodotto in esame.

La figura mostra il momento della misurazione degli aloni.

Nella piastra si distinguono chiaramente i dischetti di carta, imbibiti delle soluzioni antibiotiche in esame, circondate dalle zone trasparenti dove la crescita microbica è stata inibita.

Per rendere paragonabili dosaggi o controlli biologici ottenuti in tempi o laboratori differenti bisogna standardizzare il più possibile il numero di cellule contenute in ogni millilitro della sospensione, quindi si richiede che la tecnica sia uguale ovunque. Un numero di microbi molto diverso per millilitro, dovuto a metodi di preparazione non paragonabili, può infatti portare a differenze nei valori ottenuti nelle analisi.

Questo può causare contestazioni di prodotto, riguardanti a volte grandi quantità di merci e quindi forti interessi economici. La standardizzazione dei controlli, sia chimici sia biologici, è infatti un tema centrale in una società dove le merci viaggiano da un paese all’altro.

Nel campo farmaceutico esistono tecniche ufficiali, raccolte in Farmacopee, emanate dal Ministero della Sanità, in cui sono fissati i requisiti di legge indispensabili per ciascun prodotto. Qui si possono infatti trovare le indicazioni per la preparazione delle sospensioni batteriche , argomento su cui verteva la domanda iniziale e insieme, per esempio, la massima variazione % ammessa del titolo di principio attivo rispetto al dichiarato in etichetta, oppure protocolli per il controllo della stabilità utili a determinare il periodo di validità e in fine le “norme di buona fabbricazione”, regole da seguire nel processo produttivo partendo dalle materie prime, passando al controllo sulla linea di produzione per finire col controllo sul prodotto finito.

Il controllo di qualità si è evoluto dalla semplice analisi sul prodotto finito a un controllo ispettivo e analitico che investe tutto il ciclo produttivo. In fase di studio di un nuovo prodotto, si lavora per “convalide”, cioè si verificano quali e quanti siano i punti critici da tenere sotto controllo, sia per quanto riguarda il processo produttivo sia per quanto riguarda le tecniche analitiche di controllo.

Questa valutazione globale prende il nome di “assicurazione di qualità” e ha come scopo di garantire che sia fatto tutto il possibile per ottenere un prodotto omogeneo e che pertanto soddisfi in ogni punto i requisiti dichiarati.

In campo alimentare l’importanza di conoscere e di controllare tutta la “filiera” di un prodotto è stata messa in evidenza in modo drammatico in questi giorni con riferimento al problema della BSE.