Il
nome scientifico di questo “misterioso” albero è Casimiroa
edulis, ed appartiene alla famiglia delle Rutacee. Alla stessa famiglia
appartengono piante a noi più familiari come gli agrumi (Citrus
aurantium, Citrus lemon, Citrus nobilis, …).
Casimiroa edulis è un albero originario del Messico e dell’America
centrale, in genere coltivato nei paesi a clima subtropicale per via dei
frutti, commestibili e dal sapore variabile a seconda delle cultivar
(una cultivar è una varietà di una specie ottenuta
per selezione operata dall’uomo nel processo di coltivazione).
In Italia questa specie è soprattutto conosciuta con il nome di
Zapote, che riprende il nome volgare usato attualmente in Messico
(“Zapote blanco”, ma anche “pera mexicana”),
e che, a sua volta, deriva dall’originario nome usato dagli indigeni prima
della colonizzazione europea (Cochit-zapotl, Iztact-zapot). Con
la stessa etimologia, evidentemente, anche il nome volgare americano di
“white sapote“.
Non è una pianta molto comune in Italia, dove è stata introdotta
più come “curiosità” botanica che per altri scopi.
Casimiroa edulis è, come detto, una specie arborea: l’albero
è alto dai 6 ai 10 metri, e presenta foglie palmate lungamente
picciolate, di colore verde brillante, a loro volta costituite da 5 foglie,
ma anche 3 o 7, da ellittiche a ovali, di 10-15 centimetri di lunghezza.
I
frutti sono affini alle drupe, più o meno tondeggianti e di circa
10 centimetri di diametro: ne esistono varietà con buccia verde,
molto simili alle mele cotogne, che presentano una polpa chiara; una varietà
con buccia giallo-arancio ha una polpa più tendente al giallo.
Pur non avendole mai assaggiati personalmente, mi risulta che il sapore
sia simile a quello della pesca o della banana, con un leggero retrogusto
amarognolo.
I frutti racchiudono da 5 a 7 semi, molto simili a quelli delle arance
(che, come già ricordato, appartengono alla stessa famiglia).