Vorrei porvi una domanda a riguardo delle reazioni di ossido-riduzione. Secondo il metodo ionico-elettronico una delle prime fasi per bilanciare tali reazioni consiste nel trovare quali sono le specie che dissociano (in soluzione acquosa). Ma, tranne che per particolari composti in cui la differenza di elettronegatività è tale (vd ossidi ionici e sali) da non commettere errori nel supporre che essi si possano dissociare dando ioni, quale criterio si adotta o meglio quale metro di giudizio si usa per dire se un composto si possa dissociare in ioni o meno?


Uno dei piu’ “sicuri” metodi per arrivare ad un
corretto bilanciamento di una ossidoriduzione è quello
della scomposizione in semireazioni, gia’ descritta
in una
mia precedente risposta
.

In ogni caso, a prescindere dal metodo usato, il problema
principale per il bilanciamento di una ossidoriduzione è
sempre relativo all’ individuazione delle specie che vi
prendono parte (cambiando cioe’ il loro stato di
ossidazione) e delle specie che invece non hanno ruolo
attivo nel processo redox. E’ ovvio che in questa fase l’
esperienza ed il buon senso possono servire non poco.


Se infatti con le sostanze “ioniche al 100%” e
completamente dissociate e’ intuitivo risalire al numero
di ossidazione degli elementi (che viene preso uguale
alla carica: es. +2 per lo ione Ca++ e -1 per lo ione
F-), qualche problema concettuale puo’ essere creato
dalle sostanze covalenti o non ioniche al 100% o che
comunque in soluzione acquosa non dissociano
completamente.


In questo caso bisogna tener presente qual e’ l’
obiettivo principale che ci si sta prefiggendo.


Dato che il fine e’ quello di arrivare ad un corretto
bilanciamento della reazione di ossidoriduzione, e’
inutile perdere troppo tempo a cercare di capire quale
composto dissoci in acqua e quale no. A tal fine sarebbe
necessario analizzare la natura ionica o covalente del
legame (legata principalmente alla differenza di
elettronegatività tra gli elementi) ma sicuramente vanno
considerati anche altri fattori, non ultimo dei quali la
stabilizzazione energetica fornita dagli acquocomplessi
degli ioni che si generano dalla dissociazione. Inoltre
anche casi apparentemente semplici possono nascondere
delle insidie: l’acido fosforoso H
3PO3 e’ solo apparentemente un acido
triprotico, mentre in realta’ dissocia solo due


protoni. Non c’e’ verso di dissociare il terzo, dato che
esso e’ direttamente legato al fosforo e non presenta
quindi acidita’.


In realta’ il punto fondamentale e’ quello di arrivare
alla determinazione del numero di ossidazione di ciascun
elemento in ciascuno dei composti presenti nella
reazione. E questo prescinde (DEVE PRESCINDERE !) dal
fatto che si scriva un sale in forma dissociata o meno.
Esiste una serie di regolette empiriche che agevolano nel
calcolo di questo numero di ossidazione, basate
principalmente sulla convenzione che in ciascun legame
gli elettroni appartengano tutti all’atomo più
elettronegativo.


In pratica un composto covalente viene formalmente
considerato come se fosse ionico (e quindi ad esempio, ai
fini del calcolo del numero di ossidazione, un composto
quale H
2O viene considerato come composto
da 2 H+ e O2-).


In base a queste regole l’ossigeno vale sempre -2 tranne
che nei perossidi in cui vale -1; l’ idrogeno vale -1
quando e’ legato ai metalli e +1 quando e’ legato ai non
metalli; gli alcalini valgono sempre +1 e gli
alcalinoterrosi +2 tranne che nel loro stato metallico;
il fluoro vale sempre -1 dato che e’ l’elemento piu’
elettronegativo; il cloro vale anch’esso sempre -1 tranne
che nei composti con l’ossigeno; tutti gli elementi
valgono 0 nella loro forma atomica (o omomolecolare come
H
2), ecc..

Applicando queste regole e’ possibile giungere al
corretto bilanciamento di una reazione di ossidoriduzione
anche senza scrivere composti quali KCl nella loro forma
dissociata.


CONCLUDENDO: bisogna sempre avere presente che in una
ossidoriduzione tutti gli stadi compiuti per arrivare al
corretto bilanciamento sono soltanto FORMALI.
“Formale” significa che poco importa se la
realta’ corrisponde effettivamente a quanto si sta
scrivendo nei passaggi intermedi. Tutto e’ giustificato
dal raggiungimento dell’obiettivo, che e’ il
bilanciamento dell’ ossidoriduzione complessiva.


Quello che deve essere chiaro è che comunque il modo con
cui un sale o un composto viene scritto (in forma
dissociata o no) non incide (NON DEVE INCIDERE !) sul
calcolo del numero di ossidazione degli elementi che lo
compongono.