Vorrei avere tutte le possibili informazioni sui vari tipi di calcari (detritici, organogeni, chimici) in particolare sull’ambiente di formazione. Vorrei inoltre sapere le caratteristiche che si possono osservare sui campioni prelevati in campagna che permettono di distinguere i vari tipi.

Le rocce carbonatiche per definizione sono costituite per almeno il
50% da carbonati, come calcite, aragonite, dolomite, ancherite, ecc. Esse
costituiscono il 20-25 % circa di tutte le rocce sedimentarie esistenti
e ricorrono in tutti i periodi della storia geologica, dal Precambriano
sino al Quaternario.

Dal punto di vista della classificazione, una trattazione esauriente
pretenderebbe centinaia di pagine, per cui mi limiterò ad una descrizione
sommaria. 

Una prima grande classificazione suddivide le rocce carbonatiche in
calcari e dolomie. Nei primi il minerale nettamente prevalente è
il carbonato di calcio, mentre nella dolomia è presente anche la
dolomite o carbonato doppio di calcio e magnesio. 

Parlando dei calcari, possiamo suddividerli innanzi tutto in calcari
di origine sedimentaria, e calcari di origine metamorfica. I secondi, tra
cui citiamo per esempio il marmo, rappresentano il risultato di un metamorfismo
termico o di contatto su una roccia carbonatica.

 

 Calcare compatto         e    Dolomia   
entrambe di origine sedimentaria
.
 
Calcescisto         e          Marmo
entrambe di origine metamorfica.

Quattro rocce calcaree: due sedimentarie e due metamorfiche.

I calcari di origine sedimentaria costituiscono una famiglia numerosa
ed eterogenea. Abbiamo così:

– i calcari di origine chimica, formatisi
per deposizione e precipitazione del carbonato di calcio in seguito all’evaporazione
dell’acqua;

– i calcari di origine organogena, costituiti prevalentemente
da resti (dal guscio o scheletro calcareo) di organismi viventi quali alghe
calcaree, foraminiferi, coralli, molluschi, briozoi,
ecc.;

– i calcari biogeni, formatisi dall’attività biologica ed
edificatrice di organismi in grado di fissare il carbonato di calcio, come
coralli, archeociatidi, briozoi, molluschi, alghe ecc.;

– i calcari clastici,
talvolta più o meno marnosi (cioè contenenti una certa percentuale
di minerali argillosi), spesso fossiliferi, formatisi per deposizione su
fondali marini poco profondi (intorno ai 100-200 metri) e successiva diagenesi.

Un campione di calcare prelevato in un affioramento, può mostrare
macroscopicamente una tessitura od una struttura particolare tale da permetterne
il riconoscimento; per esempio, la presenza di fossili può indicare
un calcare clastico e, se molto abbondanti (ostreidi, bivalvi, resti algali),
organogeno o, nel caso di coralli e altri organismi edificatori (non rimaneggiati),
un calcare biogeno. Un calcare compatto e a grana minuta può indicare
una genesi chimica, evaporitica, ecc. L’analisi in sezione sottile, cioè
l’osservazione al microscopio ottico, polarizzatore, binoculare o persino
elettronico di sezioni sottili (circa 30-50 micron di spessore), può
permettere la raccolta di una grande quantità di dati importanti,
per esempio, l’osservazioni di microfossili in grado di indicare una particolare
età (fossili guida, per es. foraminiferi, ostracodi, acritarchi 
ecc.), o un particolare ambiente di formazione (fossili di facies). La
presenza di microcristalli di quarzo o di altri minerali, indica una genesi
clastica. La struttura microscopica dei calcari può dare indicazioni
sull’ambiente di deposizione, e persino sui parametri chimico-fisici del
bacino di sedimentazione.