Fino a quanto tempo potremmo sfruttare le riserve minerarie e petrolifere disperse nel Mondo?

 
Miniera di rame a cielo aperto.
Un pozzo di petrolio.


Le risorse minerarie
possono venire sfruttate sino al loro definitivo
esaurimento, oppure possono perdere ogni interesse
economico a distanza di tempo, a seguito di oscillazioni
di mercato, perdita di competitività, perdita di valore
o di importanza a seguito di innovazioni tecnologiche e
scoperta di materiali alternativi. Ci sarebbe parecchio
da dire ma ci limiteremo a fornire alcuni esempi (poichè
non sarebbe possibile parlare di tutte le risorse
minerarie esistenti).
Per quanto riguarda il petrolio, alcune decine di anni fa
si pensava che questo prezioso liquido non sarebbe durato
sino alla fine del secolo, ma nuove scoperte favorite da
sistemi di prospezione e indagine geofisica sempre più
potenti, consentono di posticipare il momento
dell’esaurimento del petrolio, con gli attuali consumi,
sino alla metà del prossimo secolo.
I giacimenti di carboni fossili nel mondo sono molto più
abbondanti e ben più sfruttati dei giacimenti
petroliferi. Anche il carbone che si pensa costituisca
attualmente le riserve mondiali è tale da non far temere
un suo esaurimento almeno entro i prossimi 40-50 anni.
L’uso dei carboni fossili (e degli altri combustibili di
origine fossile) per la produzione di energia, d’altra
parte, pone seri problemi di impatto ambientale, in
quanto è alla CO
2, prodotta dalla loro
combustione, che si deve l’aumento progressivo della
temperatura globale, con tutti i problemi a ciò legati.
I minerali metallici sfruttati attualmente nel nostro
pianeta manifestano un quadro più complesso. Alcuni
metalli, per esempio il mercurio, si prevede potranno
scomparire da qui a pochi anni, rendendo indispensabile
il riciclaggio dei metalli esistenti, per far fronte alle
richieste. Alcuni metalli come il piombo, o lo zinco,
hanno visto ridimensionata la loro importanza prima
ancora che cominciassero ad esaurirsi. Per il piombo,
Russia, Australia, canada e USA forniscono da sole oltre
il 55 % di tutto il piombo mondiale, e le riserve
sembrano sufficianti per molti decenni. I metalli sui
quali presumibilmente si baserà la tecnologia dei
prossimi decenni, come l’alluminio o il titanio, sono
abbastanza diffusi nella crosta terrestre (l’alluminio
per esempio costituisce da solo ben l’8 % della crosta
continentale). Il ferro ricorre in giacimenti di enormi
dimensioni, distribuiti in tutto il globo, per cui non si
prevede un suo esaurimento per molti decenni. Esso del
resto costituisce il 6 % circa della crosta terrestre, e
ricorre spesso in minerali facilmente trattabili (come
carbonati, ossidi, idrossidi). Per quanto riguarda il
rame, oltre il 60% proviene da enormi giacimenti, ubicati
principalmente negli USA, detti “Porphyry
Copper”, caratterizzati da tenori molto bassi e
cubaggi quasi illimitati. I materiali argillosi, le
sabbie (per esempio quelle silicee per il vetro), i sali
potassici costituiscono enormi formazioni in diverse
parti del mondo (anche in Italia) e non pongono problemi
per l’immediato futuro.

In Italia la maggior
parte delle miniere esistenti all’inizio di questo secolo
sono state ormai chiuse. Sino a qualche anno fa si
coltivavano ancora i giacimenti a carbone del Sulcis
(Cagliari), mentre i giacimenti ferriferi (Cogne, Elba,
Sardegna, ecc.) sono stati ormai abbandonati, vuoi per
l’esaurimento, vuoi per la perdita di competitività
economica con altri giacimenti non italiani. Attualmente
viene ancora estratto il minerale di fluoro nelle miniere
sarde di Silius, ma l’attività estrattiva italiana è
attualmente rivolta principalmente ai materiale detti
“di seconda categoria”, tra i quali calcari,
marmi, graniti, argille, sabbie, travertini, ecc.