Dentro un banco di tufo vulcanico si trovano molluschi fossili marini; che spiegazione se ne può dare?


Molluschi fossili.

Bisogna definire cosa si intende con il termine “tufo vulcanico”.
Petrograficamente questo termine obsoleto non ha un significato ben preciso. Volgarmente si intende così una roccia vulcanica (generalmente piroclastica) alterata e facilmente lavorabile, tenera.
Qualche geologo indica così i prodotti derivanti dalla cementazione e consolidazione delle ceneri vulcaniche.

Ovviamente non si tratta, nel nostro caso, di lave. Una lava non permetterebbe, date le elevate temperature, la conservazione di reperti organici. Una cenere può invece depositarsi in un bacino d’acqua, continentale o marino, e inglobare col tempo resti di molluschi o altri invertebrati.
Oppure, caso forse più frequente, una roccia vulcanica (anche una lava, o una piroclastite) può essere erosa e frantumata dagli agenti esogeni e i suoi prodotti posso ridepositarsi, dopo essere stati trascinati dalle acque correnti, in un bacino marino o lacustre. In questo caso è facile anzi probabile che vi possano finire gusci di molluschi, o altri animali. Il risultato sarebbe quello che si chiama “tufite”, contenente resti fossili di molluschi. In Italia questi tipi di rocce sono diffusissimi, soprattutto in terreni di età terziaria o quaternaria. Nel caso proposto, non è possibile dire di più, data la genericità della descrizione della roccia. In ogni caso, valgono le ipotesi genetiche descritte sopra.