Il paradosso
si spiega col fatto che la famosa costante di Hubble H non e’ affatto
costante! Viene chiamata costante perche’ e’ costante nello spazio (cioe’
ha lo stesso valore ovunque) ma non nel tempo. Nei modelli cosmologici
piu’ accettati, H diminuisce nel tempo, ovvero l’universo rallenta la
sua espansione. Quindi l’equazione differenziale e’ piuttosto del tipo
a’
= H(t) a
dove “a”
e’ detto fattore di scala dell’universo e la sua soluzione dipende ovviamente
da quale legge H(t) segua. Nei modelli cosmologici relativistici, la soluzione
e’ sempre del tipo a legge di potenza, cioe’ a(t) cresce come t^p, p essendo
un esponente minore dell’unita’ (da cui si deduce che l’accelerazione
e’ negativa).
Ora, poiche’
per definizione H(t)=a’/a, si ha che H(t)=p/t. Al tempo presente possiamo
scrivere H(t0)=p/t0. Si vede allora che l’eta’ dell’universo t0 e’ l’inverso
di H_0, a meno di un fattore p che comunque e’ sempre vicino all’unita’.
In altre parole, 1/H_0 e’ sempre una sorta di tempo-scala, che da’ grosso
modo l’eta’ dell’universo.
Naturalmente,
e’ possibile costruire (sempre a partire dalla relativita’ generale di
Einstein) modelli cosmologici in cui la legge di H(t) e’ diversa, e diversa
e’ l’eta’ risultante, perfino infinita. Questo pero’ andrebbe incontro
a vari problemi osservativi. Ad esempio, se H fosse veramente costante,
l’espansione sarebbe esponenziale, come tu dici, ma tale espansione sarebbe
troppo rapida per formare le galassie. Una fase esponenziale e’ probabilmente
avvenuta nel passato (inflazione) e forse si ripresentera’ nel futuro,
ma per la maggior parte della sua vita l’universo si e’ espanso in maniera
rallentata (puoi vedere il mio libro “Il
cielo infinito“, ed. Sperling e Kupfer, per maggiori dettagli.