Anni fa, ero ancora ragazzetto, nei negozi di giocattoli era in vendita un gioco che dava la possibilità di includere in una, credo, plastica, qualsiasi oggetto, anche organico, ed alla fine si aveva una forma solida trasparente con accluso all’interno l’oggetto. Dopo poco questo gioco scomparve dal commercio. Sarebbe possibile darmi notizie al riguardo? Grazie.

Non ho ricordi e non ho trovato in rete notizie a proposito di un simile gioco.
Per potere affermare con certezza quale composto sia alla base del gioco stesso, sarebbero necessarie informazioni più dettagliate. Si parte da un materiale liquido, viscoso, gommoso, ecc.? La “forma solida” che si ottiene è da intendersi dura oppure ancora malleabile e elastica? L’eventuale indurimento avviene automaticamente all’aria, o prevede cottura o aggiunta di qualche catalizzatore? In quanto tempo avviene?
Provo a formulare due ipotesi.

1. Materiale di partenza solido o semisolido che non richiede uso di catalizzatori
Un simile risultato è ottenibile in via teorica mediante un polimero contenente ancora una elevata quantità di adeguato solvente, tale da mantenere una sufficiente fluidità del composto anche a polimerizzazione terminata. Per  evaporazione, nel caso di un solvente abbastanza volatile si verificherebbe in un tempo non troppo lungo l’indurimento del polimero.
Ugualmente, l’indurimento del mezzo si potrebbe ottenere per il procedere della polimerizzazione una volta a contatto con l’aria (ad esempio, sfruttando l’umidità dell’aria per reazioni di idrolisi di gruppi anidridici che riattivino in parte il polimero e consentano un’ulteriore condensazione). L’impiego di crosslinkanti adatti, poi, consentirebbe di modulare il livello di elasticità del prodotto finale.
I materiali più indicati per un’applicazione di questo tipo potrebbero essere composti siliconici, cere e paraffine.

2. Materiale di partenza liquido, miscelato ad opportuni catalizzatori
Questa strada è sicuramente la più immediata e realistica, ma  comporta l’impiego di sostanze che per motivi di sicurezza (come vedremo in seguito) non possono certamente essere etichettate come “giocattoli”. Per l’inclusione di oggetti in supporti stabili vengono infatti tuttora utilizzati poliesteri insaturi, ma anche (con costi e problematiche maggiori) alcuni tipi di resine epossidiche e acriliche.
Le resine poliestere insature sono polimeri ottenuti a partire da acidi organici e glicoli disciolti in stirene. La polimerizzazione avviene in seguito all’aggiunta di un catalizzatore radicalico, tipicamente di natura perossidica (ad esempio il MEKP, metiletilchetonperossido), e determina una reticolazione rapida e irreversibile anche a temperatura ambiente.

La prima ipotesi ritengo sia poco praticabile soprattutto per due motivi: i tempi lunghi richiesti per i processi di indurimento ipotizzati e l’alta probabilità di formazione di bolle d’aria, soprattutto all’interfaccia oggetto-polimero, dovute all’utilizzo di un materiale plastico.
Nel secondo caso, invece, l’impiego di miscele poliestere/stirene prevede dei rischi che derivano essenzialmente dalle caratteristiche dello stirene. Un’esposizione eccessiva ai vapori di stirene provoca infatti la comparsa di sintomi quali tosse, raucedine, mal di testa, sonnolenza o perdita di conoscenza, nausea e vomito. Per questo motivo, le resine poliestere sono generalmente classificate come R10 (infiammabile), R20 (nocivo se inalato) e R36/38 (irritante per gli occhi e la pelle). Non è pertanto opportuno considerare simili sostanze come dei giochi utilizzabili liberamente da bambini e ragazzi, ed è probabilmente questo il motivo che ha determinato la scomparsa dagli scaffali del prodotto nella sua “veste ludica”.
Il prodotto è comunque facilmente reperibile in negozi di modellismo o ferramenta, domandando di resine poliestere per inclusione. A questo indirizzo è possibile vedere un esempio del prodotto, con relative istruzioni d’uso :
http://www.prochima.it/pages/pol_crist.htm

Esistono infine altri materiali reperibili con facilità e meno problematici per la salute che possono essere utilizzati per lo scopo in oggetto, anche se con risultati decisamente meno performanti. Ad esempio si può ricorrere alla cera gel, un polimero composto all’incirca da 80% di paraffina e 20% di stearina. In questo caso la consistenza finale risulta essere quella di una gelatina. Per ultimo, segnalo le paste di PVC (quali cernit e fimo, definite anche “argille polimeriche”), diponibili anche in colorazione trasparente, che sono facilmente modellabili e induriscono mediante cottura a temperature comprese tra i 100 e i 130°C. Questo tipo di soluzione risulta essere però sconveniente per la maggior parte degli impieghi a causa dei costi elevati e della scarsa trasparenza del prodotto finale.

Ringrazio Salvatore Ganci per il prezioso contributo relativo alle resine poliestere.