Vorrei sapere qual è l’oceano meno profondo e perché.Grazie

Le acque salate ricoprono il 70% della superficie terrestre (1).

Esse formano un sistema continuo e si raccolgono in tre grandi bacini intercomunicanti con direzione di sviluppo all’incirca N-S: l’Oceano Pacifico, l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano.


Oceano Pacifico                                          Oceano Atlantico                                          Oceano Indiano.

Attualmente, con l’ausilio di strumenti di precisione (scandaglio o batimetro(2)).
e delle prospezioni sismiche, la topografia dei fondali oceanici è ben nota e riportata in apposite carte.


Mappa dei fondali oceanici asciutti.

Ovviamente, il fondo marino mostra caratteri morfologici estremamente variabili da luogo a luogo.
Tuttavia, è possibile definire alcuni aspetti che sono comuni sia ai tre grandi oceani che ai “mari minori” e che sono riscontrabili dalla lettura della curva ipsografica dell’intera superficie terrestre.


Curva ipsografica

Da questa curva si ricava che: il 7% della superficie sottomarina è occupato dalla piattaforma continentale (zona di raccordo tra la zona subaerea e la scarpata continentale; si estende dal livello marino a circa 200 m di profondità);il 9% della superficie sottomarina è interessato da scarpate (più ripida rispetto alla piattaforma; è la zona di raccordo tra la piattaforma continentale e i fondali oceanici e raggiunge circa i 2.000 m di profondità);
l’83% della superficie sottomarina è occupato dai fondali oceanici la cui profondità media è di -3.800 m e si estendono fino ad una profondità di – 6.000 m;
l’1% della superficie sottomarina riguarda le fosse o abissi oceanici che comprendono tutte le depressioni oltre i 6.000 m di profondità.

Si tratta di una curva in cui le superfici (Km2) sono relazionate con le quote (m).
Da essa si può dedurre che gran parte della superficie del nostro pianeta è ricoperta da acque la cui profondità media si attesta sui 3500-4000 m.
Inoltre, si può osservare che, partendo dalla riva e procedendo verso il mare aperto non si passa istantaneamente alle alte profondità ma è possibile distinguere le seguenti zone della superficie sottomarina:

Piattaforma continentale: fascia a debolissima pendenza che circonda i continenti e si estende fino all’isobata -200 m. Essa fa geologicamente parte del continente e i suoi caratteri attuali sono stati determinati da numerosi fattori quali ad esempio le variazioni glacioeustatiche (durante l’età Quaternaria le piattaforme continentali sono state soggette a numerosi periodi di emersione, trasformandosi in piane costiere e venendo interessate dall’azione degli agenti esogeni),la presenza o meno di importanti corsi d’acqua e dalle diverse specie animali o vegetali che vivono in equilibrio in tale ambiente e rilevanti da un punto di vista deposizionale. Anche l’azione del moto ondoso e delle correnti di marea è molto importante nella determinazione dei caratteri della piattaforma, la quale può, dunque, a causa della interrelazione tra tutti questi fattori, trovarsi in una fase prevalentemente erosiva o di accrescimento.

Scarpata continentale: mostra una pendenza più accentuata e giunge fino a circa 2000 m di profondità. I sedimenti della scarpata sono costituiti essenzialmente fanghi e silt che derivanti dallo smantellamento delle terre emerse. Il pendio della scarpata è inciso da numerosi canyon sottomarini, risultato dell’azione erosiva di correnti fangose (correnti di torbidità) che si generano in seguito a burrasche o terremoti. Avendo densità maggiore di quella dell’acqua marina, tali correnti scorrono velocemente verso il basso lungo la scarpata continentale per poi espandersi sui fondali profondi, rallentare e depositare i materiali trasportati.

Piana abissale: occupano circa l’83% della superficie sottomarina. Al di sopra di essi talora emergono isole vulcaniche in attività o ormai estinte e coperte quasi completamente di barriere coralline, come ad esempio gli atolli dell’Oceano Pacifico. Dai fondali oceanici possono, inoltre, innalzarsi rilievi sottomarini a forma generalmente conica (seamounts) o con cima piatta (guyots).
Al centro della piana abissale si estende la dorsale medio-oceanica, una grande catena montuosa sommersa che si prolunga attraverso tutti gli oceani e che in alcuni punti si innalza anche di 4000-5000 m dalle piane abissali fino ad emergere con isole vulcaniche in mezzo agli oceani. È questo il caso dell’Islanda, delle Azzorre e delle varie isole dell’Atlantico.
La zona di cresta della dorsale medio-oceanica è quasi ovunque segnata da un solco longitudinale largo qualche decina di chilometri e profondo alcune centinaia di m: si tratta di una valle tettonica nota ai geologi come rift valley. Essa è delimitata sui due lati da scalinate molto ripide costituite da faglie che interessano l’intero spessore crostale, qui molto ridotto.
La rift valley costituisce una zona sismicamente attiva (terremoti con ipocentri poco profondi) e con un costante flusso di calore: si tratta di una vera e propria finestra aperta verso l’interno della terra in quanto è questa la zona di creazione di nuova litosfera.

Fosse abissali: comprendono le depressioni oltre i 6000 m di profondità. La fossa più profonda è quella delle Marianne e raggiunge gli 11521 m di profondità.
I punti più profondi degli oceani corrispondono anche a quelli in cui la litosfera terrestre “muore”.
Infatti, le fosse sono zone di subduzione ossia quelle in cui la crosta viene distrutta in seguito al meccanismo di movimento delle placche (nel caso di scontro oceano-continente è la crosta oceanica ad essere subdotta perché più pesante).
Le fosse sono delle zone intensamente attive: l’attività vulcanica è sistematicamente presente lungo una fascia ad esse subparallele e la sismicità è sempre forte. Gli ipocentri dei terremoti sono superficiali in corrispondenza della fossa stessa, mentre diventano più profondi man mano che ci si allontana dalla stessa fino ad un massimo di 720 Km (profondità a cui si deve ritenere concluso il processo di subduzione).

Di seguito si riporta una tabella che riepiloga le profondità degli oceani:

Oceano
Profondità media (m)
Profondità massima (m)
Pacifico
4.270
11.521(fossa delle Marianne)
Atlantico
3.926
8.605 (fossa di Milwaukee, vicino Puerto Rico)
Indiano
3.890
7.450 (fossa di Java)

Da un’analisi dei dati sopra riportati si evince che i tre grandi oceani (in particolare l’Atlantico e l’Indiano, originatesi all’incirca simultaneamente in seguito alla frammentazione della Pangea, Era Mesozoica) non sono molto differenti dal punto di vista delle profondità medie delle loro acque.
Tuttavia, come già precedentemente detto, i fondali oceanici sono molto articolati da un punto di vista morfologico.
Al lettore che ha posto questa domanda non saprei dare una risposta numerica (non conosco le profondità dei mari!!), ma posso elencare i fattori che portano ad una profondità delle acque relativamente bassa con i relativi casi.

1) La profondità delle acque oceaniche è in qualche modo legata all’età dell’oceano che esse occupano. L’apertura di un nuovo oceano avviene essenzialmente in tre fasi:

    • Prima fase – Del materiale caldo in risalita dal mantello fa inarcare verso l’alto un settore di litosfera e dalle fessure che conseguentemente si creano comincia a fuoriuscire della lava.

    • Seconda fase – La litosfera riscaldata e sollevata si assottiglia e si spezza lungo delle faglie e, in tal modo, si crea una depressione sul cui fondo continuano a solidificarsi i materiali lavici fuoriuscenti dalle fessure.

    • Terza fase – Man mano che si forma nuova crosta, le due parti del continente originario si separano e si allontanano fra di loro. Il mare invade la zona ribassata.
      Il nuovo oceano ha profondità limitate, ma che aumentano man mano che i due continenti si allontanano.
      È il caso ad esempio di quel bacino che separa il Madagascar dal resto dell’Africa: in tale zona, vi è una dorsale medio oceanica che, con il suo progredire, staccherà la parte nord-orientale del continente africano.


FIGURA DI GENESI DI UN NUOVO OCEANO



Animazione che dimostra le varie fasi di inarcamento, allontanamento, riavvicinamento e scontro con orogenesi.
Fonte: Esplora i vulcani italiani, sito di UniRoma Tre a cura di R. Scandone e L. Giacomelli)

 

 

2) Un secondo fattore che determina una profondità limitata delle acque va ricercata nell’estensione della piattaforma continentale che, come precedentemente detto, si estende fino all’isobata di -200 m. Questa è molto più estesa in corrispondenza delle aree continentali piatte (coste atlantiche dell’America) mentre è ridotta laddove la fossa di subduzione delimita lo stesso continente poiché viene coinvolta nel fenomeno orogenetico.

3) Sugli orli di crateri di vulcani ormai estinti e posti a debole profondità, si possono impiantare delle colonie di coralli (reefs) formando delle scogliere organogene: si tratta degli atolli. Essi hanno in genere forma subcircolare interrotta da canali (pass) che mettono in collegamento la laguna interna con l’oceano circostante. I coralli sono degli esseri viventi che hanno una crescita controllata da vari fattori tra cui la limpidezza delle acque, la loro ossigenazione, la temperatura (crescono in acque calde,con temperature dai 18 ai 36°C), dalla salinità (deve essere compresa tra il 27 e il 40 * 1000) e dalla presenza di correnti che portano nutrimento. Inoltre, la profondità dei fondali non deve superare gli 80 m.
Infatti, se il supporto roccioso su cui essi vivono si abbassa lentamente essi tendono a crescere più in fretta verso l’alto, nel tentativo di non scendere sotto tale profondità; se il fondo è stabile tendono, invece , ad allargarsi. . Questo è il caso delle barriere coralline che prosperano in Australia.

4) Un quarto motivo che può determinare una profondità più ridotta delle acque marine va ricercato nel fenomeno dell’evaporazione. Se un bacino rimane isolato dal mare aperto, in concomitanza con un clima arido, rimane soggetto a una forte evaporazione e da una conseguente deposizione dei sali contenuti nelle acque (formazione delle rocce evaporitiche) accompagnata da una continua diminuzione delle dimensioni. Questo è il caso del Mar Morto e del Golfo del Kara Bogaz.

 

Riferimenti bibliografici:
A. Bosellini: Tettonica delle placche e geologia-Italo Boventa editore
Corrado Gizzi: Geografia generale-Editrice La Scuola
B. Accordi, E.L. Palmieri, M. Parlotto: Il globo terrestre e la sua evoluzione-Zanichelli

http://it.wikipedia.org/wiki/Oceano_atlantico
http://it.wikipedia.org/wiki/Oceano_indiano
http://it.wikipedia.org/wiki/Oceano_pacifico
http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=1946
http://www.perigeosrl.com/curva_ipsografica.htm

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Note:
1
In senso scientifico e più propriamente geologico, bisogna fare una distinzione tra oceani e mari. Gli oceani sono caratterizzati da una loro unitarietà e da un fondale di natura basaltica in continua formazione in corrispondenza delle dorsali medio-oceaniche. I mari si realizzano, invece, su litosfera continentale e hanno acque meno profonde.
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2
Si distinguono lo scandaglio a perdita di peso e quello ultrasonico.
Il primo viene utilizzato prevalentemente per le piccole profondità. Risulta costituito da una sfera di acciaio attraversata da un cilindro con bordo inferiore tagliente. Essa è sostenuta da 2 cappioli metallici all’estremità di due bracci snodati fissati a un cavo metallico tarato.
Quando il cilindro tocca il fondo e si immerge nel fango, il dispositivo di leva fa svincolare la sfera. La diminuzione di peso così provocata viene registrata da un dinamometro e l’operatore, dalla lettura dei metri di cavo che si sono svolti, misura la profondità.
Lo scandaglio ultrasonico è molto più preciso e il suo funzionamento si basa sulla riflessione di onde provocate da una corrente ad alta frequenza sulla superficie del fondale marino. Nota la loro velocità v e il tempo di percorrenza t, si determina la profondità à P (P=v*t).
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