Qualche anno fa ho sentito dire che esistono spiegazioni alternative per derivare lo spettro del corpo nero, cioè che non utilizzano l’ipotesi di Planck. È vero?

All’epoca della presentazione dell’idea di Planck sulla quantizzazione degli scambi di energia per derivare il comportamento dello spettro del corpo nero c’erano stati diversi tentativi teorici per evitare la cosidetta “catastrofe ultravioletta”, sia precedenti che immediatamente successivi alla pubblicazione del lavoro di Planck.

Alcuni di questi tentativi consistevano in una modifica delle equazioni di Maxwell, introducendo dei termini non lineari nei campi elettrico e magnetico che diventavano importanti solo a lunghezze d’onda molto piccole (cioè frequenze molto grandi). Tutti questi tentativi evitavano la catastrofe ultravioletta e in qualche caso producevano anche spettri teorici che riproducevano quello sperimentale abbastanza bene.

Tuttavia questi tentativi di evitare la catastrofe ultravioletta e di salvare la continuità degli scambi di energia (almeno per i lavori successivi a quello di Planck), sacrificavano altri concetti altrettanto importanti. Per esempio i termini non lineari rendevano le equazioni di Maxwell non covarianti, cioè non identiche in tutti i sistemi di riferimento. Quando la teoria della Relatività Ristretta di Einstein fu confermata questa strada divenne impraticabile.

Inoltre lo stesso Einstein, con l’impiego vincente dell’idea di Planck nello spiegare il fenomeno fotoelettrico (che nulla aveva a che spartire con il problema del corpo nero) confermò l’idea di Planck: se la stessa idea di base permetteva di spiegare due fenomeni indipendenti tra loro allora quell’idea di base a molte più probabilità di essere vera di quelle create ad hoc per uno solo dei due fenomeni in esame.