Vorrei informazioni sui fenomeni di antibiosi, resistenza indotta e tecniche di immunizzazione dei vegetali, vorrei coglierne le differenze ai fini del loro impiego in lotta integrata, grazie e complimenti.

Il termine antibiosi viene troppo spesso utilizzato in modo improprio visto che significa esclusivamente “contro la vita”; anche un fitofarmaco in teoria è un antibiotico. Mentre nella domanda si fa riferimento ad una strategia antibiotica adottata come interazione fra specie viventi e andrebbe più correttamente definita allelopatia.

Con il termine allelopatia si intende tutta una serie di interazioni negative che una specie fa gravare su di un’altra. Questo fenomeno avviene attraverso l’emissione di sostanze chimiche potenzialmente tossiche.

In microbiologia si può fare l’esempio degli attinomiceti, che producono antibiotici inibitori della crescita e così arrestano lo sviluppo di alcuni batteri antibiotico-sensibili nei substrati in decomposizione.

Nel regno vegetale questo fenomeno avviene in modo più spiccato; per esempio, molti arbusti e alberi producono delle sostanze tossiche, il più delle volte alcaloidi o tossine, che vanno ad impedire la germinazione delle piante erbacee, eliminando così eventuali antagonismi.

Un altro esempio di allelopatia è quello che si instaura fra il mais coltivato e alcune infestanti come Chenopodium sp., Setaria sp. e Rumex sp.
Le specie infestanti sono in competizione con la specie coltivata per quanto riguarda luce, aria e acqua e cercano di avvelenarla emettendo sostanze in grado di inibire o bloccare completamente la crescita, finendo in molti casi per avere il sopravvento sulla pianta coltivata; questo fenomeno viene anche definito come teletossicità. Il fenomeno di teletossicità riveste anche un ruolo molto importante dal punto di vista economico.

Fino ad adesso sono state descritte interazioni fra vegetale-vegetale ma adesso illustrerò le interazioni fra vegetali e animali, che appartengono generalmente al phylum degli artropodi. Questo tipo di interazioni vengono generalmente definite antibiosi.

La pianta, in caso di attacco massiccio da parte di un insetto o un acaro, riesce a produrre delle sostanze tossiche che avvelenano o rendono inappetibile il vegetale, una strategia che va a bloccare o uccidere il fitofago. Le sostanze responsabili di questo tipo di avvelenamento sono principalmente alcaloidi, glucosidi e tannini.

I vegetali possono anche produrre sostanze che non avvelenano il fitofago, ma che vanno ad alterare il suo metabolismo o che interferiscono sulla fertilità dei maschi e quindi sulla riproduzione. Le sostanze responsabili di questo fenomeno sono generalmente di origine ormonale come i fitoecdisoni e gli juvenoidi.

Una ultima strategia messa a punto dai vegetali è quella di produrre sostanze digestobloccanti che vanno a bloccare il tratto digestivo del fitofago portandolo alla morte oppure produrre sostanze mascherate che risultano assai tossiche quando transitano nell’intestino medio e posteriore degli insetti, determinandone l’avvelenamento. Responsabili di questo fenomeno sono sostanze di origine enzimatica.
Un esempio è quello che avviene negli stadi giovanili della piralide quando attacca le giovani piante di mais.
Il mais nei primi stadi post-germinazione produce un glucoside che, a contatto con la saliva della larva del lepidottero, si trasforma in una tossina avvelenando mortalmente la larva. In questo caso si può parlare di autodifesa indotta.

Antibiosi viene anche definito l’uso di microrganismi antagonisti, che vengono utilizzati come agenti di lotta biologica contro i microrganismi fitopatogeni che attaccano le piante.

http://www.provincia.torino.it/agrimont/crab/schede/rv004
hpimof.imof.na.cnr.it/~andrea/patata/uniop/arnone_i.html

Qui ci sono gli abstracts del workshop: “Selezione delle piante per resistenza agli stress biotici: basi fisiologiche e molecolari”
www.ispave.it/PETRIAONLINE/PetriaV6Suppl1.html