Gentili Signori, mi piacciono moltissimo le cornacchie e vorrei capire perche’, molto spesso, riescono a ‘prevedere’ la pioggia. Mi sembra di aver notato che dopo il loro tipico gracchiare che annuncia la pioggia, ci sia una variazione nel vento (direzione, temperatura, …). Ma la mia e’ solo un’osservazione ‘casalinga’ e questa variazione potrebbe essere semplicemente la conseguenza ad un altro evento che permette alla cornacchia di captare la pioggia in arrivo. Qual e’ questo evento? Grazie infinite Un in bocca al lupo al Vs sito, sempre molto interessante, e buona giornata.

Gentile lettrice,

La ringrazio per questa interessante domanda.

Lo studio del comportamento animale rientra tra le discipline biologiche e come tale, ogni nuova scoperta o legge, deve essere sottoposta a rigorose e accurate verifiche, anche sperimentali.

Ciò è importante, altrimenti si corre il rischio  di inventare storie plausibili ma difficilmente verificabili. Infatti, molte spiegazioni possono essere soltanto il risultato dell'abilità inventiva dell'osservatore piuttosto che essere una descrizione di quanto avviene in natura, e come tali non hanno il diritto di definirsi scientifiche.

Per esempio, immaginate una discussione tra due persone sul perchè gli esseri umani mangiano solitamente molte caramelle e bevono bibite gassate. Uno afferma che ciò avviene perchè sono tutte e due sostanze dolci, la sensazione di dolcezza è gratificante e quindi la gente impara a consumare i cibi che danno questa piacevole sensazione. Ma l'altro replica che questa spiegazione non è soddisfacente e che la gente mangia i cibi ricchi di zucchero perchè forniscono un'abbondante fonte di calorie per il nostro metabolismo mantenendoci quindi in vita. Questo è un tipo di discussione che scaturisce dal fatto che non si fa riferimento ai differenti livelli di spiegazione in biologia. La prima ipotesi, mettendo a fuoco meccanismi psicologici che inducono le persone a comportarsi in un certo modo, tratta le cause immediate del comportamento. La seconda ipotesi riguarda il problema del perchè negli esseri umani si sia evoluto il meccanismo di rinforzo interno. Entrambe le idee possono essere correte piuttosto che alternative.

Oppure potremo chiederci perchè alcuni animali conducono una vita solitaria mentre altri vivono in gruppo? Come mai il canto di alcuni uccelli è costituito solo da fischi, mentre altri producono brusii e trilli? Perchè i bombi iniziano di solito a raccogliere il nettare dal fiore più basso di una pianta, per spostarsi poi verticalmente verso l'alto?

L'applicazione di un rigoroso metodo scientifico per rispondere a queste domande implica quattro stadi: osservazione, formulazione delle ipotesi, previsioni e verifica sperimentale. Talvolta occorrono degli anni per conoscere una particolare specie in modo sufficientemente approfondito da essere in grado di porsi degli interrogativi validi sul suo comportamento e sulla sua ecologia. Il lavoro di Niko Tinbergen (uno dei fondatori dell'etologia) in merito allo stile di vita del gabbiano reale (Laurus argentatus), fu il risultato di più di vent'anni di accurate osservazioni del repertorio comportamentale di questo uccello e dell'ambiente in cui vive. Solo dopo aver osservato qualche aspetto del comportamento o dell'ecologia dell'animale in esame che non riusciamo a comprendere potremo compiere il passo successivo, che consiste nel proporre ipotesi alternative e verificare le previsioni che da essa emergono.

Ora proviamo ad applicare il metodo scientifico sul comportamento delle cornacchie osservato dal nostro lettore.

Osservazione: “vorrei capire perche', molto spesso, riescono a 'prevedere' la pioggia. Mi sembra di aver notato che dopo il loro tipico gracchiare che annuncia la pioggia, ci sia una variazione nel vento (direzione, temperatura, …)”. In realtà, questa affermazione non è proprio un'osservazione, ma pare già una una ipotesi. Essa pecca nel metodo attraverso il quale si è giuti a formularla. L'osservatore parte già da una conclusione, una affermazione che si dà per certa e che non ha bisogno di verifica: “...riescono a prevedere la pioggia, annuncia la pioggia”. Nel metodo deduttivo si parte sempre da un postulato, quindi si deduce, attraverso un ragionamento logico, una serie di fatti tutti giusti e consequenziali: “…e questa variazione potrebbe essere semplicemente la conseguenza ad un altro evento che permette alla cornacchia di captare la pioggia in arrivo.” Tuttavia, la validità di questi fatti crolla immediatamente se si dimostrano false e arbitrarie le premesse su cui il ragionamento stesso si è fondato, per esempio: “Molti contadini riferiscono che il gracchiare delle cornacchie si fa più inteso dopo il passaggio di un temporale.” Questo metodo di argomentare attraverso il metodo deduttivo poche volte è risultato valido nell'ambito delle scienze naturali. 

Il metodo induttivo si oppone a quello deduttivo che ha caratterizzato la conoscenza scientifica prima di Galileo. La scienza procede per fatti ed idee, con i fatti che precedono le idee. Il metodo di indagine che essa adotta per spiegare i fenomeni naturali è di tipo induttivo. L'induzione consiste in processo di astrazione che consente di trovare una regola generale partendo da pochi dati particolari. Questi due modi di pensare sono obiettivamente inconciliabili. Il punto di partenza di ogni conoscenza del mondo fisico è quindi rappresentato dall'osservazione a cui, quando è possibile, segue la sperimentazione.

Quindi, per affermare che le cornacchie prevedono la pioggia, occorrono molte altre osservazioni. Dopodiché possiamo avanzare delle ipotesi sul quel comportamento. Potrebbe trattarsi anche di un richiamo d'allarme a causa di un intruso nel loro territorio di alimentazione o per limitare predazioni sui nidi. In natura gli animali lottano quotidianamente per sopravvivere e per lasciare una prole, quindi la maggior parte delle spiegazioni sul loro comportamento solitamente è collegata a questo aspetto, piuttosto che su fatti che possono interessare l'attività dell'uomo; esiste purtroppo sempre la tendenza ad “umanizzare” gli animali che osserviamo e sostituirci erroneamente al loro posto nel modo di pensare.

Dopo ripetute osservazioni e aver affinato una ipotesi, possiamo tentare di imbastire un esperimento per vetrificare la validità delle nostre deduzioni, che in natura non è sempre facile da realizzare. Tuttavia, Niko Tinbergen (che fu uno dei primi a tentare questa strada) per verificare l ipotesi che lo spazio tra i nidi dei gabbiani potesse avere la funzione di ridurre la predazione, sistemò gruppi sperimentali di uova a distanze diverse e osservò che la predazione era maggiore per quelle con distribuzione più ravvicinata rispetto a quelle disposte alla distanza tipica dei nidi di gabbiano.

Se la verifica empirica avvalla la nostra ipotesi possiamo enunciare una legge o una teoria, altrimenti occorre ricominciare a formulare altre ipotesi e verificarle.

Inoltre, per concludere, gli ornitologi della sezione LIPU di Torino riferiscono di non conoscere questa tipologia di comportamento tra le cornacchie.