Buonasera, ho letto che nella fisica quantistica il punto di vista è che il campo genera la particella, e non il contrario come nella fisica classica. Vorrei una spiegazione almeno qualitativa di come un campo possa generare una particella.

In realtà quanto riportato nella domanda non è concettualmente corretto, almeno non nel senso strettamente contrappositivo riportato.

In fisica classica un campo è un oggetto fisico continuo, dotato di energia e quantità di moto, che è responsabile direttamente delle azioni meccaniche subite dagli oggetti. Ogni campo di forza è generato da particelle nel senso che la creazione di un campo (ma non necessariamente la sua sussistenza o propagazione) è dovuta a caratteristiche intrinseche di alcune particelle che non possono essere separate da esse: massa per la gravità e carica per il campo elettromagnetico.

In fisica quantistica ogni oggetto fisico è dotato della doppia natura duale onda-particella. Ciò significa che ogni oggetto fisico, che sia un campo di forza o che sia un oggetto classicamente particellare, è descritto, nelle sue caratteristiche fondamentali, da un campo di probabilità che descrive punto per punto la probabilità di osservare una particella in quella data posizione. Di fatto l'unico tipo di campo, dal punto di vista fondamentale, è proprio il campo di probabilità: tutti gli altri campi sono in realtà una combinazione del campo di probabilità e degli effetti dinamici che le particelle mediatrici provocano sulle altre particelle con cui interagiscono.

Quindi in realtà gli oggetti fondamentali restano le particelle, in modo anche più fondamentale che nella fisica classica: le interazioni a distanza, che classicamente sono descritte come effetto di campi, in realtà sono effetti di interazioni particella-particella (tra una mediatrice bosonica e una "materiale" fermionica o tra due mediatrici bosoniche). Però tutte le particelle devono essere descritte, nel loro stato dinamico, da un campo, il campo di probabilità, perché il concetto classico di traiettoria non è più applicabile a causa del principio di indeterminazione. Ciò che accade è che le particelle che classicamente generano il campo sono in realtà circondate da una nuvola di gas bosonico, cioè da particelle mediatrici dell'interazione che vengono continuamente create e distrutte e la cui eventuale interazione con una particella "materiale" diversa da quella che le ha generate produce gli effetti interattivi. Sul grande numero di particelle generatrici gli effetti sono di fatto quelli di un campo continuo che riempie tutto lo spazio (in modo del tutto simile al comportamento di un fluido classico che è descritto egregiamente da grandezze continue benché esso sia composto fondamentalmente da oggetti discreti e separati come gli atomi e le molecole).

Il fatto che sia il campo di probabilità l'oggetto matematico più idoneo a descrivere lo stato dinamico di una particella, pur continuando ad usare le grandezze classiche, (posizione, velocità, etc., che per motivi evidenti sono inevitabilmente le grandezze con cui noi possiamo comprendere lo stato fisico di un sistema), implica che le caratteristiche quantistiche delle particelle devono essere estratte riformulando la descrizione classica del campo in termini quantistici. Un'operazione che in termini tecnici viene chiamata quantizzazione del campo. Nel corso di questa operazione le particelle sono descritte come oggetti generati dall'azione di enti matematici (gli operatori di campo) su opportuni altri enti matematici (i vettori di stato). Tuttavia questa descrizione non corrisponde ad una realtà ontologica: il campo non è un oggetto preesistente che produce al proprio interno le particelle.