La domanda pone delle questioni che in realtà sono risposte dai principi fondamentali della meccanica newtoniana.
Lo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme di un corpo è “indifferente” alla sua massa, come afferma il principio di inerzia formulato da Galileo e che costituisce il primo principio della meccanica classica:
“Un corpo permane nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme fintanto che non interviene qualcosa a perturbare questo stato.”
Una formulazione formale in linguaggio matematico di questo principio è la seguente:
Che significa che se le forze agenti sul corpo sono complessivamente nulle allora l’accelerazione del corpo sarà nulla, e viceversa.
La domanda vera e propria, e cioè come si comporti un oggetto in un moto non rettilineo uniforme e se la massa costituisca una qualche resistenza al moto, è risposta dal secondo principio della dinamica:
“un corpo soggetto a forze subisce un’accelerazione direttamente proporzionale alla somma delle forze applicate.”
Anche questo principio possiede una formulazione formale in linguaggio matematico:
In questa formulazione compare il simbolo che, dal punto di vista strettamente matematico, è il coefficiente di proporzionalità tra forza e accelerazione e che, dal punto di vista fisico, rappresenta la resistenza che il corpo offre non al moto ma alle variazioni di moto: quanto più è elevato tanto più, a parità di intensità di forza, l’accelerazione sarà di intensità minore ovvero per ottenere accelerazioni di pari intensità per corpi diversi bisognerà applicare forze di intensità maggiore ai corpi per i quali è maggiorre. Per tale motivo è detta massa inerziale del corpo, cioè rappresenta la tendenza del corpo a permanere nel proprio stato di velocità.
Come si vede dall’equazione rappresentativa del secondo principio a parità di accelerazione le forze necessarie ad imprimerle sono direttamente proporzionali alla massa.