Esistono farmaci che contengano la sostanza Benzoilecgonina?

Nessun farmaco contiene direttamene la Benzoilecgonina; può essere rilevata nelle delle urine, in piccole quantità, generalmente sotto il livello di 0,10 ng/mg (livello di Cut-Off legale); generalmente dopo l’utilizzo di alcuni farmaci OTC (a volte basta un semplice sciroppo per la tosse) a seguito di reazioni metaboliche nel fegato.

Poichè l’argomento è già stato trattato da Pietro Vella nel 2006 con la seguente risposta:

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=10363

ritengo giusto proseguire la trattazione della Benzoilecgonina sia da un punto di vista chimico/analitico che da un punto di vista storico.

 Struttura della molecola di Benzoilecgonina

Come già spiegato, questa sostanza è il metabolita primario della cocaina. E’ la molecola normalmente ricercata nelle analisi delle urine volte ad individuare presenza di cocaina. E’ il corrispondente acido carbossilico della cocaina, che è il suo estere metilico. Si forma nel fegato, dal metabolismo della cocaina catalizzato dalla Carbossiesterasi e successivamente espulso con le urine. Caratteristica rispetto alla cocaina è che può trovarsi nelle urine per un tempo più lungo di ques’ultima (che viene smaltita in circa 5 giorni).

La Cocaina è un alcaloide con una lunga storia di uso ed abuso. La sua determinazione di screening nei liquidi biologici (soprattutto in urina) viene generalmente effettuata usando tecniche immunometriche con l’ausilio di anticorpi monoclonali e successiva marcatura con vari reagenti. Poiché tali tecniche non possono escludere falsi positivi, le positività allo screening devono essere confermate con tecnica alternativa, generalmente con tecnica cromatografia sia Gassosa (GC) che Liquida (LC) entrambe accoppiate con detector specifici e selettivi ( UV, Fluorescenza, MS).


La cocaina viene rapidamente metabolizzata ed escreta in misura inferiore al 5% inalterata nell’urina. I due principali metaboliti risultanti dall’idrolisi enzimatica e nonenzimatica sono la benzoilecgonina e  l’ecgonina-metil-estere. I metaboliti sono rilevabili nell’urina fino a 3 settimane dopo l’uso prolungato e  intensivo di cocaina.

Un saggio per il metabolita della cocaina è un saggio immunoenzimatico in fase omogenea che utilizza reagenti liquidi pronti per l’uso.

Il saggio utilizza un anticorpo specifico in grado di rilevare la benzoilecgonina contenuta nell’urina. Il saggio si basa sulla concorrenza tra la sostanza psicotropa (droga) marcata con un enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) e quella contenuta nel campione di urina per un quantitativo determinato di siti di legame specifici dell’anticorpo. In presenza di droga libera nel campione, questa occupa i siti di legame

dell’anticorpo, consentendo alla G6PDH marcata per la droga di interagire con il substrato, determinando un’attività enzimatica. Se il campione non contiene droga, l’anticorpo specifico si lega alla sostanza psicotropa marcata con la G6PDH inibendo l’attività enzimatica. Questo fenomeno crea una relazione diretta tra la concentrazione della droga nell’urina e l’attività enzimatica. L’attività della G6PD viene determinata mediante spettrofotometria a 340 nm misurando la sua abilità di convertire il NAD (nicotinammide adenina dinucleotide) in NADH.


STORIA

Tra tutte le molecole abusate dall’umanità la cocaina ha un posto unico. Tra moda e condanna, di artisti, medici, scienziati e gente comune.

La cocaina, il più potente stimolante del Sistema Nervoso Centrale presente in natura, viene estratta da due piante che crescono spontaneamente in Sud America. La Eritroxylum Coca cresce nei climi umidi della foresta tropicale delle Ande Peruviane Orientali (Perù, Equador, Bolivia). Questo arbusto cresce lentamente sino ad un’altezza di 2,5 metri in 40 anni. Le foglie più giovani, lunghe sino a 5 cm, contengono circa 1% di cocaina e sono la principale sorgente di cocaina per il traffico illegale. Dalle foglie, attraverso un processo chimico, si ottiene una polvere cristallina che contiene il cloridrato di cocaina. La Eritroxylum Novogranatense cresce nelle regioni montuose aride della Colombia, della costa Caraibica del Sud America e della costa settentrionale del Perù. Le foglie del genere Trujillo vengono coltivate legalmente in Perù ed esportate in New Jersey dove la Stephan Chemical Company estrae la cocaina per scopi farmaceutici. La Coca-Cola utilizza ancora oggi il prodotto decocainizzato delle foglie come aromatizzante.

Per diversi anni un prodotto per infusione (Thè della Salute Incas) è stato disponibile nei supermercati degli Stati Uniti. Questa bevanda, ottenuta dalle foglie di Eritroxylum Novogranatense contiene in media 5mg di cocaina per tazza, produce una lieve stimolazione psicomotoria, modica euforia e tachicardia.

Amerigo Vespucci fu probabilmente il primo europeo a descrivere la masticazione di foglie di coca in uso presso le popolazioni del Nuovo Mondo. Ancora oggi il 90% degli indigeni mastica le foglie secche mescolate con una piccola quantità di cenere in modo da spremerne i principi attivi che, una volta disciolti nella saliva, vengono a poco a poco deglutiti per assicurare effetti farmacologici duraturi. Una abitudine questa, già cara agli Incas. La parola coca deriva infatti da kuka, il nome proprio della pianta in lingua quechua. E’ possibile però che la parola coca derivi dal linguaggio di una popolazione indios antecedente all’avvento degli Incas, gli Aymara, capaci di coltivare e usare la proprietà della pianta; in lingua Aymara " Coca " significa semplicemente " la pianta ".

La coltivazione della coca avveniva, sino al 1400, in una vasta zona che comprendeva gli attuali teritri del Venezuela e del Cile. I Conquistadores, spaventati certamente piu’ da magico alone di idolatria che dai reali effetti psicotonici delle foglie di coca promulgarono una serie di editti che, dal 1565 in poi, vietavano l’abitudine di masticare le foglie di coca.

Negli stessi anni, il secondo Concilio di Lima tentò di limitarne l’uso presso le popolazioni indigene perché " sostanza inutile, atta a suscitare le pratiche sciamaniache e le superstizioni degli Indios ". Ma ormai, con già 2000 anni di tradizioni alle spalle le abitudini erano radicate nella popolazione e la coltivazione della pianta aveva raggiunto il suo apice. Dato che le misure restrittive non avevano alcun effetto, la coca divenne quindi monopolio di Stato, per passar, verso la fine dell’Ottocento, nelle mani d imprese private.

Bisognerà attendere il diciannovesimo secolo, perché si iniziasse a capire che cosa rendeva le foglie di coca così uniche quando, nel 1860, Albert Niemann riuscì ad isolare una sostanza, cui diede il nome di " cocaina". Fu in questo periodo che molti scienziati europei ed americani iniziarono a studiare gli effetti psicostimolanti della cocaina e delle foglie di coca. Unanue, Humboldt, Spruce, Markham e Mantegazza descrissero tutti con grande chiarezza e dovizia di particolari gli effetti della sostanza. Nel 1880 le foglie di coca entrarono nel Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d’America, mentre la cocaina fu approvata come medicinale nel 1890. Sei anni prima in Europa, l’allora giovane neurologo viennese Sigmund Freud aveva applicato i suoi studi sulla sostanza, che egli raccomandava come toccasana per moltissime malattie, tra cui la depressione di cui era afflitto e dalla quale diceva curarsi con basse dosi croniche di cocaina.

Nel medesimo anno Koller, un oculista amico di Freud, sperimentò la cocaina come anestetico in diversi interventi chirurgici all’occhio, creando le basi razionali per l’anestesia locale e fu sempre nel 1884 che il chirurgo americano Halsted dimostrò la capacità della cocaina di bloccare l’attività nervosa e propose il suo impiego nella prima anestesia tronculare.

Non furono solo i medici, i chimici ed i tassonomisti a studiare ed abusare della cocaina. Si racconta che Robert Louis Stevenson avesse pensato i personaggi i personaggi di Dr. Jekyll e Mr. Hyde come due opposti effetti della cocaina che gli era stata prescritta da Freud come antitubercolare.

L’oculista cocainomane Sir Arthur Conan Doyle, autore di Sherlock Holmes, racconta dell’uso di cocaina fatto dal noto investigatore.

Verso la fine del diciannovesimo secolo, il giovane chimico corso Angelo Mariani realizzò un vino a base di coca, che fu subito acclamato da cantanti d’opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell’Accademia Medica di Francia.

Lo zar e la zarina, i regnanti inglesi, i sovrani svedesi e norvegesi, il re Norodom di Cambogia, il comandante delle forze francesi in Indocina, il comandante generale dell’esercito britannico e persino il papa Leone XIII furono assidui consumatori del vino " drogato ", tanto che il suo creatore ricevette dal successore di Pietro una medaglia " ad honorem ".

Molti intellettuali del tempo facevano uso del Vin Mariani; fra essi gli scrittori Dumas figlio, Verne, Rostand, Zola, France e Ibsen, la divine Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, i compositori Gounod e Massenet, gli artisti Rodin, Robida e Chéret.

A questo punto anche gli imprenditori americani giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. Fu cosi’ che J. S. Pemberton lanciò sul mercato la French Wine Coca, indicata come ottimo stimolante nervoso e tonico.

Il proibizionismo mise fuori legge tutte le preparazioni a base di alcol e Pemberton fu costretto a ripiegare inventando quella che diventerà una delle più famose ed imitata bevande della storia: la Coca-Cola®, ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca e noci di cola africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello.