E’ vero che se guardiamo il Sole, in realtà lo vediamo com’era circa 8 minuti fa e quindi in questo istante potrebbe anche essere spento?

La prima parte dell’affermazione è corretta, la seconda invece è una estrapolazione fatta dal nostro senso comune, che però non funziona quando si parla di ambiti cosmologici o relativistici.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il senso comune è uno strumento plasmato dalla selezione naturale e serve all’uomo per sopravvivere nell’ambiente terrestre, non per conoscere come funziona l’Universo!


Il ristretto ambito di validità (in dimensioni e velocità) del senso comune
(da un articolo di S. Fuso in Nuova Secondaria n. 9-XVII, p.84, 2000)
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E’ senz’altro vero che noi vediamo l’Universo con un effetto “macchina del tempo” che dipende dalla distanza dell’oggetto che stiamo osservando.
Quindi è vero che se guardiamo il Sole, stiamo vedendo come esso appariva otto minuti fa. Ciò è dovuto al fatto che la luce, il messaggero che porta l’informazione, viaggia alla velocità di 300.000 km/s e quindi per attraversare la rispettabile distanza di 150 milioni di chilometri, impiega ben otto minuti.

La splendida Sirio, la stella più brillante di tutto il cielo, ammicca nelle sere invernali verso Sud, ai piedi del gigante Orione. Essa dista circa 9 anni-luce e quindi in realtà stiamo guardando Sirio com’era nove anni fa.

Un altro esempio: la supernova 1987A è esplosa nel febbraio 1987 … anzi, dato che dista circa 160.000 anni-luce, è esplosa circa 160.000 anni fa. 

Possiamo estendere questo esempio all’Universo: quando guardiamo quello sbuffetto luminoso che è la galassia di Andromeda, in realtà stiamo guardando la luce che ha viaggiato ben due milioni e trecentomila anni, quindi stiamo guardando un “fossile” risalente a due milioni e trecentomila anni fa.

Qualcuno ha brillantemente definito la cosmologia come “la scienza degli infiniti presenti”, per significare che nel nostro presente convivono infinite fotografie del passato: recente (il Sole) o remoto (le galassie). Tutte queste fotografie possono essere scattate nello stesso momento, ma messe in ordine di distanza dell’oggetto ritratto, ci dispiegano la storia dell’intero Universo.

La seconda parte dell’affermazione invece è insidiosa e all’analisi della relatività non regge perché fa un uso errato delle nozioni “qui” e “ora”. La teoria della relatività infatti ci insegna che la velocità della luce è la massima possibile. Dunque il Sole che sta ora toccando l’orizzonte sta tramontando nel mio presente e non posso dire “in realtà ora si trova sotto l’orizzonte”.
Semplicemente non potrei provarlo in alcun modo, sarebbe una violazione della relatività!
Tecnicamente parlando, il Sole che vedo tramontare è sul bordo del mio cono di luce del passato, il pretestuoso “Sole ora” è al di fuori del mio cono di luce, pertanto non è causalmente collegato.

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