Einstein nella Teoria della Relatività dà come assioma che la velocità della luce sia costante per ogni osservatore a prescindere dal sistema di riferimento. Questo assunto per lui è verificato dall’esperimento di Michelson-Morley, che però non solo non dimostra la costanza “a prescindere dall’osservatore” ma può portare ad altre spiegazioni coerenti con i risultati. Esistono altre verifiche più complete?

Iniziamo da una correzione: l’esperimento di Michelson e Morley è assolutamente una dimostrazione sperimentale (con tutti i limiti degli esperimenti quindi) dell’universalità di c come velocità osservabile. L’esperimento dimostrò che un raggio di luce viaggiava alla stessa velocità qualunque fosse la sua direzione rispetto al moto della Terra. Dato che la Terra gira in un’orbita chiusa essa viene a coincidere praticamente con qualunque possibile sistema di riferimento inerziale nel corso di un anno solare (complice anche la sua lentezza nel moto che permette di trascurare gli effetti non-inerziali).

Comunque questa ipotesi che Einstein fece all’epoca aveva anche altre basi. Infatti questa proprietà della velocità della luce era suggerita dalle equazioni di Maxwell. Tali equazioni in un secolo di applicazione (oggi quasi due) non hanno mai fallito il loro ruolo di teoria completa non microscopica dell’elettromagnetismo (a livello microscopico continuano ad essere valide purché si introducano le regole della fisica quantistica) e prevedono che le onde elettromagnetiche nel vuoto si propaghino con una velocità indipendente dalla frequenza dell’onda e, cosa più importante, indipendente dalla velocità relativa tra sorgente e osservatore.

Comunque a posteriori la teoria della Relatività ha avuto moltissime altre conferme. A parte gli esperimenti diretti che vennero condotti a ridosso della sua formulazione, successivamente la teoria di Einstein è stata coinvolta in tantissimi campi di studio e applicazione della scienza, permettendo ogni volta la formulazione di idee o la progettazione di dispositivi di grande precisione. Una teoria scientifica basata su un assunto fondamentale sbagliato non potrebbe mai avere un tale successo nella sua applicazione.