Salve, mi scuso se la domanda puo’ sembrare cinica ma vorrei sapere se tutti i progressi fatta dalla moderna medicina in qualche modo non faranno si che l’essere umano in futuro sia destinato ad ammalarsi sempre di più per via del fatto che siamo sempre meno soggetti alla selezione naturale. Esistono ricerche a questo riguardo? Grazie.

In realtà l’ Homo sapiens sapiens è soggetto ancora alla selezione naturale, in quanto organismo vivente nella Terra, raggruppato in popolazioni e interagente con i propri simili, gli individui delle altre comunità e l’ambiente circostante. Spesso si ricorre nell’errore di considerarci esseri superiori agli altri, come se le nostre azioni fossero diverse dagli altri animali o da altri organismi.

Evolutivamente parlando, un individuo non vivrà mai per se stesso, bensì per la popolazione di cui fa parte, sia riproducendosi sia collaborando nelle varie mansioni della vita di gruppo… è vero che non tutti gli individui riescono a riprodursi, in quanto si innesca il meccanismo di selezione sessuale che, a detta di Darwin, è "l’effetto del differente successo riproduttivo derivante dalla competizione per riprodursi". Tenendo in conto la maggior parte delle popolazioni, i maschi compiono una serie di azioni per farsi vedere "belli" dalle femmine, le quali possiedono un senso estetico per giudicare le qualità che incideranno sulla fitness dei discendenti.

Questo implica ovviamente un dispendio energetico individualmente parlando, ma porta a una serie di vantaggi allo stesso modo: – nell’individuo maschio assicura competitività e conquista del partner (affermata solo se la selezione spermatica va a buon fine) – nell’individuo femmina assicura sopravvivenza, in quanto durante il corteggiamento il maschio le porta dei doni per "viziarla" e per aiutarla nel sostentamento della prole.

Spesso però si va incontro a veri e propri percorsi antagonistici in cui il maschio modifica i propri indicatori morfologici sulla qualità genetica per riuscire a riprodursi, manipolando il comportamento femminile. Per contro, le femmine sfruttano la monogamia come fonte sicura di protezione per la prole, ma sono promiscue. In tal caso, entra in gioco la cosiddetta "sperm competition", che si riscontra in molti mammiferi, anche primati, incluso l’ Homo sapiens sapiens. Gli spermatozoi dei vari maschi sono presenti contemporaneamente nell’apparato riproduttore femminile, competendo tra di loro per fecondare l’ovulo. I maschi in grado di produrre più spermatozoi vitali presentano un maggiore successo riproduttivo.

Nell’H. sapiens sapiens alcune caratteristiche portano alla conferma che tale competizione possa avvenire anche nelle nostre popolazioni:

  • nelle femmine, si ha un’ovulazione nascosta (è un caso assai raro tra i mammiferi) e un orgasmo (con il quale possono regolare il numero di spermi trattenuti attraverso le contrazioni)
  • nei maschi, la forma e la dimensione dell’apparato riproduttore e il polimorfismo dei gameti-

Per saperne di più: Carlo Consiglio – "L’amore con più partner", 2a edizione, Ed. Pioda, Roma, 138 pp.

Diverse caratteristiche del nostro comportamento, ritenute peculiari del genere umano (arte e morale ne sono un esempio), si sarebbero evolute proprio per effetto della selezione sessuale, perché tali caratteristiche hanno consentito ai nostri antenati di affermarsi nella lotta alla competizione e, ivi, alla sopravvivenza. Tornando alla tua domanda, poiché la scelta di un partner non è mai casuale, la selezione sessuale è parte preponderante del nostro adattamento nella Biosfera. Inoltre, siccome interagiamo con l’ambiente circostante [che non è statico ed è sempre soggetto alle perturbazioni che potrebbero, da un momento all’altro far cambiare le cose (Teoria del Chaos e Termodinamica del Non Equilibrio)], la popolazione di cui facciamo parte può essere soggetta alla selezione sempre e comunque, in modo positivo neutrale o negativo.

Evoluzione non significa perfezione o sviluppo; significa adattamento alle condizioni ambientali in un determinato momento e in un determinato contesto o luogo. Chi, in quel momento e in quel luogo, è il più adatto, sopravvivrà e potrà contribuire ad arricchire il pool genico della popolazione di cui fa parte. Al contrario, il genotipo di chi non è adatto verrà piano piano eliminato da questo pool. Allo stesso modo, siccome non siamo gli unici abitanti della Terra, veniamo in contatto con gli altri organismi che ci potrebbero contagiare o direttamente infettare di qualche malattia. L’evoluzione dei patogeni, per via della struttura del proprio genoma, è talmente celere rispetto alla nostra che nemmeno le più importanti e ingegnose tecnologie biomediche spesso possono competere. Ecco che, per quanti sforzi possa compiere la scienza medica nel sconfiggere le malattie, la Natura sarà sempre più forte, per un semplice motivo: "Nulla ha senso in biologia se non alla luce dell’Evoluzione" – Theodosius Dobzhansky (1900-1975, genetista e biologo evoluzionista).

Se una popolazione non dovesse evolvere, significa che i suoi membri non sono adatti all’ambiente in quel momento, contribuendo negativamente. Se la maggior parte degli individui non è adatta, la popolazione entra in erosione genetica ed è a rischio di estinzione. Nella tua domanda, c’è un errore di fondo: "l’essere umano in futuro è destinato ad ammalarsi sempre di più, per via del fatto che siamo sempre meno soggetti alla selezione naturale". Se l’essere umano (come tutti gli altri) si ammalasse sempre più, sarebbe soggetto a un maggior numero di mutazioni rispetto a quanto, in teoria, capita attualmente.

Ma la mutazione è uno dei principali cardini della sintesi moderna, che di seguito ti ricordo: l’evoluzione è un processo che consiste principalmente nei cambiamenti della frequenza allelica tra una generazione e l’altra, come risultato della deriva genetica, del flusso genico e della selezione (sessuale e naturale). Perché questo avvenga devono esserci due fenomeni: 

  • la ricombinazione genica che agisce direttamente sul genotipo, producendo nuove combinazioni alleliche
  •  le mutazioni, che modificano in diversi modi il materiale genetico, favorendo una maggiore variabilità genica (e ciò va contro quello che hai asserito). Queste possono essere:
    • spontanee (errori di replicazione, trascrizione, traduzione di DNA e/o RNA)
    • indotte (da agenti chimici, fisici e biologici nelle coppie di basi). In quest’ultimo caso, quindi, ci sono anche gli agenti eziologici responsabili di diverse malattie, i quali possiedono essi stessi una propria evoluzione.

Ecco perché da qualche tempo a questa parte si incentiva la preparazione dei Medici verso le Scienze Evolutive, applicando le teorie neodarwiniste all’Epidemiologia. Secondo la Medicina Evoluzionistica la vulnerabilità a determinate malattie e i tempi di recupero dipendono dalla filogenesi.

Per maggiori informazioni: Stefano Canali – "Dalla medicina evoluzionistica alla medicina genomica", L’Arco di Giano, Primavera 2005, num. 43.