Qual’è la storia naturale della Sicilia? Come ha influito la condizione di insularità sulla selezione naturale siciliana?

La Sicilia, regione dell’Italia meridionale, consta dell’omonima isola, più le isole Eolie, le Egadi, le Pelagie, Ustica e Pantelleria. A nord, confina con il mar Tirreno, a est con lo stretto di Messina e il mar Ionio, a sud con il canale di Malta e ad ovest con il canale di Sicilia.

Dal punto di vista della "Storia Naturale", cominciamo col dire subito che la Sicilia, tra le tre tipologie di isole note sul pianeta Terra (continentali, oceaniche, vulcaniche ), appartiene al tipo continentale, alla stregua della Groenlandia.
L’isola continentale si forma dal distaccamento, più o meno grande, di massa terrestre dalla piattaforma continentale, a causa di fenomeni naturali diversi; questi possono essere processi erosivi, molto costanti e profondi, i quali sfruttando il fenomeno della "deriva continentale", formano nel tempo un’isola continentale. Altri sono ascrivibili, geologicamente-geofisicamente parlando, a processi catastrofici naturali d’intensità superiori al precedente e racchiusi in un intervallo temporale ristretto, quali fenomeni tellurici-sismici (terremoti) molto potenti o di eruzione vulcanica con sismi associati.Gli altri due tipi di isole, dette oceaniche e vulcaniche, spesso relativamente più giovani di quelle continentali, nascono mediante due meccanismi diversi.
Le oceaniche, per colonizzazione da parte di varie specie di coralli e di antozoi zoantari madreporari coloniali, con conseguenti processi di deposizione stratificata e concrezioni di materiali di deposito su basamenti, ad esempio, di roccia calcarea, come le Maldive più di mille isole.In questo caso il rapporto con la barriera corallina è essenziale, il decadimento di questa per fenomeni di inquinamento degli oceani e mari, come sta avvenendo da una ventina di anni a questa parte, risulterà dannoso anche per loro.
Le vulcaniche, nascono improvvisamente, anche dalla notte al giorno, ad opera di violentissime eruzioni esplosive piroclastiche, come quella del vulcano "Krakatoa" che nel 1823, con una esplosione udita fino a 300 km di distanza , generò nello Stretto della Sonda una nuova isola, tutt’oggi esistente sebbene non abitata, a livello della fascia di scorrimento tra la piattaforma continentale della "placca euroasiatica" e quella "indo-australe". Un altro esempio è rappresentato dal magnifico arcipelago Hawaiano, con flora e fauna endemiche, spettacolari e uniche al mondo.

Brevemente, dal punto di vista biogeografico ed evolutivo, un’isola vulcanica od oceanica deve, per formare la sua popolazione faunistica endemica, subire consecutivi processi di colonizzazione, generalmente innescati dagli uccelli marini che possono raggiungerle e stabilirvisi, dagli insetti volanti o trasportati da correnti aree, come varie specie di ragni, dai rettili marini e dai crostacei che vivono al limite tra acqua e terra o che sfruttando le correnti marine vi giungono; sono invece quasi sempre assenti mammiferi e anfibi, se non introdotti dall’uomo. Per la flora endemica, avremo piante la cui dinamica di colonizzazione può avvenire per via anemofila, ove i semi cavalcano le correnti di vento, o per via marina, in cui semi rivestiti da gusci resistenti e in grado di galleggiare sfruttano le correnti marine, raggiungendo queste isole, dove impiantandosi germinano; in alcuni casi la colonizzazione sfrutta la via entomofila: mediante insetti, o zoofila: mediante animali, nello specifico uccelli, che ne rappresentano i vettori di trasporto; in ultimo mediante una propagazione vegetativa, quindi non mediante riproduzione sessuale, ad opera di bulbilli, stoloni, gemme e talee trasportati dal vento e dall’acqua marina, riproducendosi per via clonale "ramet".

L’isolamento geografico ad opera di un oceano e un mare, sia nelle isole vulcaniche che oceaniche, è tale per cui esemplari intrafecondi nelle loro popolazioni, animali e vegetali, formeranno per speciazione detta "allopatrica: per isolamento geografico" specie uniche ed endemiche di quel luogo, cioé che si riproducono e vivono solo su quell’isola. Ma anche fenomeni di ibridazione ad opera di esoincroci adattativi, processi interfecondi tra popolazioni, possono generare sottospecie o razze, endemiche del luogo. Nel caso delle isole continentali come la Sicilia, da punto di vista biogeografico (zoogeografico, fitogeografico) una variabilità o meglio una endemicità, come nelle isole oceaniche o vulcaniche, risulta assente o ridotta. Nelle isole continentali quindi, la fauna e la flora assomiglieranno, sovrapponendosi in parte a quella sviluppatasi ed evolutasi nell’ambito della piattaforma continentale, da cui provengono queste isole. Prima della deriva geologica, causata dalla tettonica a placche o dagli altri fenomeni naturali accennati, le stesse piante, siano esse Angiosperme (Angiospermae: piante con fiore ) o Gimnosperme (Gimnospermae: piante senza fiore, ad esempio tutte le conifere), che sono i due gruppi delle vascolari o tracheofite, o come le non vascolari, erano presenti sia sul lembo di terra che diverrà isola, come sulla piattaforma continentale a cui apparteneva; lo stesso per la fauna: invertebrati terrestri-subaerei, vertebrati terrestri come: pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi. Di conseguenza, un "semplice" distaccamento, che porta alla formazione dell’isola continentale, intrappolerà specie comuni, non introducendo una variabilità di speciazione "allopatrica", equivalente a quella che si osserva per le piante e gli animali che vivono sulle isole oceaniche e vulcaniche. Una certa variabilità è comunque generata dall’evoluzione delle condizioni ambientali specifiche dell’isola continentale, che si è formata e da eventuali "esoincroci adattativi" da cui possono generarsi, come sopra descritto, un numero più o meno grande di razze e sottospecie (animali e vegetali) autoctone nell’isola in questione, ma non è così evidente o ad ampio spettro come per quelle oceaniche e vulcaniche e comunque, non le rende endemiche ma autoctone.

Questa introduzione è necessaria per acquisire a livello molto semplice i principi che sono la parte della biogeografia e dei meccanismi alla base della "teoria Insulare", come per quelli geologici che portano alla formazione di uno o l’altro tipo d’isola.

Passiamo a descrivere più in dettaglio la "Storia Naturale" della Sicilia in termini geologici, faunistici, floristici e di preistoria o etnologia. 

Il rilievo siciliano, a causa dell’uniformità della struttura geologica (rocce essenzialmente granitiche e metamorfiche) delle due catene estreme dell’Appennino Calabrese da una parte e dei monti Peloritani dall’altra, è considerato come la continuazione di quello peninsulare. A ovest dei monti Peloritani, sul versante costiero settentrionale, si elevano i monti Nebrodi, formati da rocce arenacee e argillose; quindi ancora più ad ovest ci sono le Madonie, costituite prevalentemente da rocce calcaree. Nella parte centrale dell’isola sicula, in direzione N-S (nord-sud), si sviluppano i monti Erei, di struttura calcarea, mentre all’estremo angolo sudorientale i monti Iblei, di natura vulcanica. Fra le vette più importanti della Sicilia ci sono: nei Peloritani la Magna Grande (1374 m); nei Nebrodi il monte Soro (1847 m); nelle Madonie il Pizzo Carbonara (1977 m); negli Erei il monte Alterina (1194 m) e negli Iblei il monte Lauro (985 m). I monti Peloritani, sono molto importanti poiché ad essi si riallaccia il cono vulcanico attivo dell’Etna (3263 m), che è anche la vetta più alta dell’isola e il vulcano più importante d’Europa. Le coste della Sicilia, si sviluppano per 1039 km, presentando caratteri morfologici differenziati sui vari versanti. Il litorale, bagnato dal mar Tirreno è in prevalenza alto ed uniforme, specialmente nella sezione orientale, dove si apre il golfo di Patti. La costa orientale, bagnata dal mar Ionio, è anch’essa prevalentemente alta e uniforme, ma dà luogo ai golfi di Catania e di Augusta. La costa occidentale è bagnata dal canale di Sicilia, risulta più tozza delle altre e in alcune aree è paludosa. Al largo della costa tirrenica, sono presenti l’arcipelago delle Eolie o Lipari e l’isola di Ustica, nel canale di Sicilia ci sono il gruppo delle isole Pelagie e l’isola di Pantelleria, mentre di fronte a Trapani ci sono il gruppo delle isole Egadi.

Clima
Il clima dell’isola Siciliana, i cui lineamenti generali sono dettati dalla posizione astronomica e da quella geografica, è tipicamente mediterraneo, pur con le dovute variazioni locali, determinate dalle direttrici dei rilievi montuosi e dall’esposizione dei versanti. L’estate è arida, con temperature che vanno da 18-19 °C fino a anche a 40 °C. Le precipitazioni atmosferiche, oscillano tra i 500-1000 mm. Un vento caratteristico di quest’isola è lo scirocco, abbastanza fastidioso e dannoso. L’idrografia insulare è determinata dalla morfologia, geologia e climatologia dell’isola stessa. I fiumi, hanno un corso limitato, con piene invernali e magre fino a secche estive.

 Flora
 La flora è abbastanza variegata, con la presenza di una tipica macchia mediterranea costituita da piante arbustive, a fusto e alberelli di piccole dimensioni. Le piante importate e coltivate, prevalgono però oggi, su quelle spontanee. Di queste ultime non restano che le steppe erbose, dell’altipiano interno, le querce, i frassini da manna e rari esemplari della macchia primitiva o primaria quasi ovunque estirpata, per dare posto a colture erbacee e arboree più redditizie, ma meno belle, come il grano, gli alberi da frutto, gli ortaggi, la vite, il cotone e il Sommacco (Rhus coriaria) un arbusto sempreverde alto fino a 3 m, dai cui frutti essiccati e tritati si ricava una spezia dal sapore acido utilizzato in gastronomia.Abbiamo poi il gelso, utilizzato anche per allevare il baco da seta, le cactacee, le succulente, le piante da fico indiano e piante ornamentali, infine la ginestra (tribù Genisteae ) pianta cantata in tanti temi poetici.

Fauna
L’intensificarsi dell’attività agricola, insieme con la crescente urbanizzazione e l’aumento della densità demografica umana, ha purtroppo contribuito a restringere al massimo le zone e gli areali faunistici. Pertanto la fauna, non presenta caratteri rilevanti essendo ricca soltanto di uccelli da passo, che fanno tappa (anatidi, fenicotteri, gruiformi ecc,…), specialmente nella parte orientale, durante le loro migrazioni verso i quartieri di svernamento come l’Africa o di ritorno in Europa. L’isola, tuttavia, ha alcune forme endemiche particolari, del tipo appenninico-meridionale, come alcune specie di micromammiferi e di lacertidi come la Lacerta wagneriana, le chiocciole del genere Murella e diversi insetti (coleotteri, scarabeoidei); diversi però sono i neo-endemiti e un discreto numero di forme definite dai biologi "africane", localizzate specialmente nella parte orientale dell’isola. Importante per l’economia dell’isola è invece la caleidoscopica fauna ittica, tonni, cernie, rombi, polpi, crostacei, molluschi rappresentano solo alcuni degli innumerevoli generi e specie di pesci e abitanti marini che popolano le aree costiere e più al largo, nei mari che bagnano tale isola. Notevole è anche la pesca delle spugne (ad esempio Leucosolenia) e dei coralli, sia esacoralli che ottocoralli.

Agricoltura 
Una parte fondamentale della economia siciliana, poggia sull’agricoltura e la zootecnia. Il rovescio della medaglia (come per altre regioni italiane e in altri stati) è che tali pratiche, riducono la terra  e lo spazio disponibile per le piante spontanee, restringendo anche gli areali della fauna selvatica. 

Preistoria della Sicilia
Gli antropologi, archeologi ed etnologi ci dicono che l’uomo comparve in Sicilia alla fine del Pleistocene, durante uno stadio piuttosto avanzato della glaciazione del Würm. Non esistono manufatti litici d’impronta Mousteriana e del Paleolitico inferiore. Numerosi sono invece i giacimenti del Paleolitico superiore: a San Teodoro (Messina), a Trapani, nell’isola di Levanzo e nella parte sudorientale dell’isola. I manufatti del Paleolitico superiore, della Sicilia, appartengono all’Aurignaziano o Aurignaciano superiore. Il giacimento preistorico di Fontana Nuova (Ragusa) è il solo databile all’Aurignaziano medio. Gli archeologi, considerano mesolitici i giacimenti di Termini Imerese e di Corrugi di Pachino. La civiltà Neolitica più antica del territorio siciliano è quella di Stentinello, estesa a tutta la Sicilia, con minime diversità locali, le cui caratteristiche sono: accampamenti muniti di opere di difesa, ceramica decorata distinta in due classi: l’una rozza, con forme aperte e l’altra con intagli riempiti di gesso bianco rappresentata da forme tonde a base convessa. Tra il III ed il II millennio a.C. la Sicilia orientale venne attratta nell’orbita delle culture egeo-anatoliche a ceramiche dipinte, mentre sulle coste si insediò una corrente agricola di tipo balcanico, proveniente dall’Apulia. La civiltà che ne derivò è detta di Castelluccio, dal luogo del più importante rinvenimento che corrisponde al primo periodo siculo di P. Orsi, diffusa nei territori di Siracusa, di Cosimo e di Gela.

Bibliografia
– Biogeografia: La dimensione spaziale dell’Evoluzione, Zunino Mario-Zullini Aldo, Hoepli, 2009
– Zoogeografia: Genuario Belmonte, 2005
– Zoogeography: The Geographical Distribution of Animals, by Philip Jackson Darlington, 1980
– A Text-Book of Zoogeography, by Frank Evers, 1895
– Storia Naturale della Sicilia, che comprende la Mineralogia, di Francesco Ferrara, 1900