Tornando sulla Sindone, si è parlato di essa come di un possibile esperimento “fotografico” effettuato da Leonardo da Vinci. C’è un fondo di verità, o è una delle tante ipotesi che girano intorno al telo? Esistono appunti di Leonardo circa esperimenti atti a fissare immagini su qualsivoglia supporto? Grazie per la vostra risposta.

 

 L’immagine del volto sindonico confrontato con quello di Leonardo

 

La tesi cui fa riferimento il lettore è stata proposta dalla grafica statunitense Lillian Schwartz, docente alla School of Visual Arts di New York. La Schwartz ha diffuso le sue idee anche attraverso un documentario trasmesso nel luglio 2009 dalla rete televisiva britannica Channel 5. Secondo la studiosa il volto della Sindone combacerebbe con quello di Leonardo Da Vinci. Inoltre il genio fiorentino avrebbe riprodotto le sue fattezze utilizzando una particolare tecnica che avrebbe in qualche modo anticipato la fotografia, inventata solamente nel XIX secolo. Secondo la Schwartz infatti Leonardo avrebbe appeso un lenzuolo di lino cosparso di un’emulsione fotosensibile, costituita da chiara d’uovo mista a gelatina, in una stanza buia. Nella parete di fronte al lenzuolo, Leonardo avrebbe praticato un piccolo foro in cui avrebbe sistemato una lente: davanti alla lente avrebbe poi piazzato un busto raffigurante il proprio volto. Dopo giorni di esposizione l’immagine del busto avrebbe impressionato il lenzuolo, creando l’immagine che tutti conoscono.

 
Un’altra studiosa, l’italiana Vittoria Haziel, tira invece in ballo Leonardo con un’altra ipotesi. Come lei stessa ha affermato in una intervista: “[Leonardo] prese una tela antica e servendosi di un ferro arroventato sul fuoco disegnò sulla tela l’immagine di un uomo che portava sul corpo i segni della tortura e della crocifissione. Per disegnare l’impronta del volto, Leonardo usò se stesso come modello, realizzando dunque un autoritratto. […] La maestria di Leonardo fu tale da riuscire a creare il primo negativo "fotografico" della storia avendo come matrice solo un’immagine mentale. Non solo: l’artista inoltre riprodusse un’immagine che non si vede sul retro della tela e che ha in sé le caratteristiche di quello che più in là sarà definito lo "sfumato leonardesco", appunto. […] Leonardo fece Dio a sua immagine e somiglianza credendo fortemente nella divinità dell’uomo”.
 
L’ipotesi che vede in Leonardo da Vinci l’autore della Sindone è stata anche divulgata nel romanzo Il codice dell’apocalisse di Andrea Carlo Cappi e Alfredo Castelli, che ha come protagonista il personaggio dei fumetti italiani Martin Mystere. Nel romanzo si sostiene che la Sindone esposta a Torino è stata realizzata da Leonardo, grazie alla conoscenza della camera oscura. Inoltre, tramite un antico libro di magia risalente al tempo di Atlantide, Leonardo attribuisce alla tela poteri magici in grado di “catalizzare” le preghiere dei fedeli che l’adorano e allontanare le forze malvagie da Torino. Tuttavia un demone, di nome Belial, cercherà di disattivarne i poteri, in modo da poter aprire un portale con gli Inferi e far giungere sulla Terra altre creature demoniache.
 
Tutte le ipotesi che ipotizzano un coinvolgimento di Leonardo da Vinci nella realizzazione della Sindone di Torino sono affascinanti, ma dal punto di vista storico-scientifico non appaiono molto convincenti.
Innanzi tutto c’è un serio problema cronologico. Leonardo nacque nel 1452, mentre le prime notizie storiche certe relative alla Sindone risalgono al 1356, quando essa comparve in una chiesa di Lirey (Francia). Il proprietario era un piccolo feudatario di nome Goffredo di Charny. Nel 1389, il vescovo Pierre d’Arcis scrisse un memoriale a papa Clemente VII in cui denunciava la falsità della reliquia e il vile commercio che gravitava intorno a essa. Lo stesso Clemente VII, nel 1390, con una serie di bolle consentì l’ostensione del telo, a condizione che si dichiarasse pubblicamente che il telo "non è il vero Sudario di Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario". Dopo varie vicissitudini, nel 1453 (quando dunque Leonardo avevo solo un anno) il telo venne acquistato dai duchi di Savoia che la trasferirono a Chambery. In origine quindi la Sindone non poteva evidentemente essere opera di Leonardo.
Per associare il genio fiorentino alla reliquia occorre quindi necessariamente pensare a una eventuale sostituzione successiva della Sindone originale. L’unica possibilità teorica e che tale sostituzione sia avvenuta nel 1532 quando la cappella di Chambery, dove era custodita la Sindone, subì un grave incendio e la stessa reliquia riportò gravi danni. Leonardo però morì ad Amboise nel 1519. Bisognerebbe quindi ipotizzare che in tale occasione un suo eventuale discepolo eliminasse i resti della prima Sindone per sostituirla con una copia creata dal maestro o da qualche altro artista della sua scuola. Per realizzare il suo falso, tuttavia, Leonardo avrebbe anche dovuto procurarsi un telo di lino di qualche secolo prima, visto che la datazione con il carbonio 14 lascia ben pochi dubbi sul fatto che il telo sindonico risalga a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 (centrato sul 1325 e con una fiducia del 95%). Si tratta però di una semplice ipotesi, priva di ogni riscontro. Nel 1578, come è noto, poi il telo venne trasferito a Torino, dove è ancora oggi custodita.
 
Riguardo agli aspetti tecnici, Leonardo conosceva sicuramente la camera oscura (che pare fosse nota fin dall’XI secolo) e propose anche di migliorarne l’efficienza introducendo una lente in corrispondenza del foro. Non sembra invece plausibile ritenere che Leonardo abbia escogitato sistemi per “catturare” l’immagine prodotta dalla camera oscura. Anche se forse erano già conosciuti in precedenza, lo studio dei materiali fotosensibili per la cattura di immagini iniziarono solamente nel XVIII secolo per arrivare poi all’invenzione della fotografia modernamente intesa solamente nel XIX.
 
Per ulteriori approfondimenti sull’ipotesi dell’origine leonardesca della Sindone, consiglio al lettore questo articolo: www.shroud.com/pdfs/sorensen.pdf che critica tale ipotesi dal punto di vista di chi ritiene autentica la Sindone di Torino. Infine, un altro sito ricco di materiali e informazioni critiche sulla reliquia di Torino è il seguente: http://sindone.weebly.com/.
 
 
Nota: l’autore desidera ringraziare il dott. Luigi Garlaschelli per l’utile consulenza.