Quando si osserva al telescopio sono in gioco sempre angoli molto piccoli. Per esempio, il disco della Luna piena sottende appena 0,5°. In queste condizioni, si può tranquillamente utilizzare una relazione elementare tra ingrandimento utilizzato e distanza "equivalente" del soggetto. Basta dividere la distanza effettiva per l’ingrandimento. In altre parole, se osservo a 100 ingrandimenti la Luna che in quel momento dista 400’000 Km, la vedo come se la sorvolassi da una quota di 4’000 km (cioè 400’000 diviso 100). Il tipo di oculare non influisce su questo risultato.
Per dimostrarlo osserviamo la figura qua sopra. Un osservatore O osserva un particolare della Luna di dimensione lineare h, posto a distanza d. Tale particolare sottende un angolo alfa. A che distanza d’ deve trovarsi lo stesso particolare (h’=h) per sottendere ad un angolo 2alfa?
Da relazioni trigonometriche elementari si ricava che d=h/tan(alfa) e d’=h’/tan(2alfa). Ma h’=h, e per angoli piccoli possiamo approssimare alfa con tan(alfa), da cui d’=d/2.
A corollario di questo discorso, si noti come siano sciocche le critiche di chi sostiene "non siamo mai andati sulla Luna, perchè non esistono foto delle basi dei LEM". Le basi dei LEM hanno dimensioni di circa 5 x 5 metri (considerando le zampe estese). Per vedere un oggetto simile bisogna essere a meno di 10 km di "quota". Per vedere la Luna come se fosse a 10 km, bisogna ingrandire 40’000 volte… peccato che l’atmosfera terrestre raramente permetta di ingrandire più di 1’000 volte, indipendentemente dal telescopio utilizzato. Anche Hubble, che lavora al di fuori dell’atmosfera, ha un potere risolutivo di gran lunga troppo modesto per questa ipotetica osservazione.