La mia professoressa ha detto che la galassia è un insieme di costellazioni. E’ corretto dire così?

Sono assai perplesso sulla risposta data dalla professoressa, qualsiasi sia l’ordine e grado in cui insegna: anche se si trattasse di una semplificazione, è “riuscita” assai male. Personalmente, quando spiego le galassie ai ragazzini di 5a elementare, le descrivo come isole (definizione di origine kantiana) composte da stelle, gas e polveri e vengo capito senza particolari problemi. Se, invece, la risposta dell’insegnante non fosse una semplificazione….

Affermare che la galassia si compone da costellazioni è sbagliato, in primo luogo perché le stelle che le compongono occupano una zona molto limitata della Via Lattea (la nostra Galassia) e cioè quella più vicina al nostro Sistema Solare; in seconda battuta, ed è la cosa più importante, è che tra le stesse stelle, tranne casi piuttosto rari, non esiste alcuna relazione fisica, ma solo prospettica. In pratica, le costellazioni non esistono! Un esempio esplicativo può essere quello di considerare una serie di lampadine appese, con fili di diversa lunghezza, al soffitto di un salone. Se rimarremo immobili in un punto del salone (ed al buio) per un lungo periodo, avremo la possibilità di riunire le lampadine in gruppi simili a cose assai note ed a dare loro un nome. Le singole stelle delle costellazioni sono come le lampadine del salone.

Le costellazioni moderne sono il risultato della riunione avvenuta nel 1928, nella quale gli astronomi si accordarono sia sul loro numero (88), sia sul loro nome. La tradizione greca ha indirizzato quest’ultima scelta, omaggio alla civiltà che ha influenzato tutta la cultura europea, ma anche ai suoi miti, in gran parte trasferiti in cielo. Nulla impediva, però, di fare scelte diverse con disegni diversi.

Tuttavia, pur non avendo una realtà fisica, le costellazioni sono assai utili agli astronomi (sia professionisti che dilettanti) poiché sono riferimenti assai comodi per individuare una zona specifica del cielo. Un’utile analogia è quella della cartografia con cui i geografi, stendendo idealmente una serie di meridiani e paralleli, si servono per dare la latitudine e la longitudine di una località. Gli astronomi fanno altrettanto con il cielo, anche se utilizzano coordinate differenti (ascensione retta e declinazione). Concettualmente, però, il discorso è simile: per localizzare la città di Mendoza si può dare la sua latitudine e longitudine; oppure possiamo dire che è in Argentina, dando così un’idea più immediata. Lo stesso accade con le costellazioni: potremo dare le coordinate astronomiche di M42, ma basta dire che è in Orione per avere un’indicazione più semplice.

 

Fig.1: le costellazioni di Orione e Lepre con i suoi oggetti