Ho studiato che in seguito al moto di precessione dell’asse terrestre le coordinate celesti variano nel corso di 25780 anni. Quali erano i riferimenti (es.le polari)per gli antichi navigatori e quali saranno per quelli futuri? grazie

Vista la domanda pensiamo che il nostro interlocutore sappia che cosa sia il fenomeno della precessione degli equinozi. Richiamiamo comunque fugacemente l’essenza: si tratta di un lenta rotazione della volta celeste per cui l’asse terrestre pare puntare verso una diversa posizione del cielo nei diversi secoli.
Anticipiamo subito che la domanda è legittima: se il polo nord punta in diverse direzioni di volta in volta, devo tener conto, per orientarmi, di diverse stelle di riferimento. Nel prosieguo della nostra risposta faremo una carrellata, elencando le principali stelle che si sono succedute nelle vicinanze del polo, limitandoci, ovviamente, alle sole stelle visibili ad occhio nudo.

25500 anni fa la situazione non doveva essere dissimile da quella attuale e la stella che faceva da Polare era una variabile cefeide, di magnitudine compresa fra 2.1 e 2.2 per giunta con una compagna di nona grandezza, distante 700 anni luce, che un giorno sarebbe stata etichettata come α dell’Orsa Minore, la nostra stella Polare. Allora i Sapiens si battevano ancora con i Neanderthal per la supremazia in un mondo attanagliato dalla morsa dell’era glaciale.
Ma la situazione stava per volgere al termine e di lì a poco, intorno al 22500 a.C. sarebbe subentrata nel ruolo di stella del polo, El Rai la γ del Cefeo, una stella di mag 3.2. I naviganti del 3500 d.C., qualora l’inquinamento luminoso lo consentirà, ammesso di navigare a vista, dovrebbero tener conto non di Cinosura (la nostra Polare), ma di quella stella. Nel 18000 a.C. la polare diviene Al deramin, l’α del Cefeo, di mag 2.4. La sua posizione dista dal polo vero al minimo circa 3°. Di nuovo sarà la stella faro per i marinai del 11000 d.C.
3000 anni più tardi un’altra stella si avvicina un po’ al polo, senza essere però mai vicina davvero. Si tratta della brillantissima Deneb, l’α del Cigno. Dalla sua distanza di 7° poteva dare solo indicazioni approssimative del nord. Per avere la rotta precisa si sarebbero dovuti fare dei calcoli geometrici affinati, come si è fatto per secoli (e si può fare tuttora) nell’emisfero sud orientandoci con le quattro stelle della Croce del Sud. Il primo di questi metodi fu escogitato del vero riscopritore dell’America, Amerigo (non a caso) Vespucci.
Ma nel 15000 a.C. i discendenti dei Cro Magnon, che ormai avevano soppiantato i Neanderthal, non sarebbero stati capaci di simili concetti. Quando nuovamente sarà nei pressi del polo nel 11000 non ci saranno di questi problemi. Caso mai si può avere da dubitare sull’esistenza dell’uomo, posto in balia delle forze della natura e del proprio (a volte sconsiderato) comportamento.
Intorno al 14000 a.C. (e di nuovo nel 12000 d.C.) il polo nord punta verso δ Cygni, una stella doppia (telescopica) di mag 2.9 a 160 anni luce, e questa volta lo scostamento è solo 1.7°.

Nel 12000 a.C. (al prossimo giro nel 14000 d.C.) è la volta della brillantissima Vega, stella di prima grandezza della costellazione della Lira. Anche in questo caso lo scostamento non è irrisorio, circa 5°.
Non si trova niente fino al 3000 a.C., anche se intorno al 8000 a.C. (di nuovo sarà così nel 18000 d.C.) era transitata nei pressi del polo, si fa per dire con uno scostamento di 6°, una stellina di mag 3.4, η Herculis e poi nel 5000 a.C. (di nuovo nel 21000 d.C.) Edasich, ι Draconis, di mag 3.2, a 5° dal polo.
La lunga attesa comunque viene ricompensata visto che la stella che si viene ad avvicinare progressivamente al polo è Thuban (α Draconis) di mag 3.7 che nel 2800 a.C. transita ad appena 6′ d’arco. La civiltà ha raggiunto già un discreto livello di evoluzione, soprattutto nella regione sudorientale del bacino mediterraneo e per certo Thuban viene sfruttata dagli architetti egizi per orientare degli ambienti delle piramidi.
Ma anche il suo periodo di grazia passa inesorabile. Siamo al 1000 a.C., al tempo in cui Esiodo scrive "Le Opere e i giorni", al tempo in cui Ulisse peregrina per il Mediterraneo. Non avesse veleggiato sotto costa avrebbe dovuto orientarsi con Kochab, β Ursae Minoris. Ancora una volta è un passaggio ravvicinato e nulla più, con uno scarto al minimo di 6.5°. Quando nasce Cristo Kochab dista già dal polo 8°

Intanto si fa sotto una stella che era transitata nei pressi del polo 26000 anni addietro. Gli uomini se ne accorgono e la chiamano Polaris, stella del polo (nord). Si tratta della nostra α Ursae Minoris. Essa dista 3.5° quando Colombo parte per le Indie ed oggi è a solo 41′. Ma il bello deve ancora arrivare. Nel maggio 2102 raggiungerà il suo apice con un’approssimazione dal polo di soli 27′ 34".
Ma non durerà a lungo. Progressivamente si allontanerà per fare largo a El Rai e cominciare il successivo giro di "valzer", lungo 26000 anni o poco meno. Occorre difatti precisare che in realtà non è opportuno dare il valore del periodo in 25780 anni precisi. Le perturbazioni varie fanno cambiare il periodo e, soprattutto, terminato tale periodo, ci accorgeremmo pure che il tracciato seguito in realtà non si è nemmeno chiuso perfettamente.
Ad ogni modo è vero che in un tempo inferiore ai 26000 anni, in prima approssimazione, si compie un intero giro dell’asse terrestre, che si manifesta in una rotazione del polo nord celeste.
Il fenomeno deve avere tanto attratto gli antichi greci da trovarne dei legami perfino nel mito. Difatti il centro di rotazione si trova nella costellazione del Drago.
Si tratta del drago, figlio di Tifone e di Echidna (o di Forcide e di Ceto) che aiuta le Esperidi, le Ninfe del Tramonto, nella custodia dei pomi d’oro,  standosene attorcigliato intorno al tronco dell’albero dal quale pendono le mele d’oro che Gaia aveva donato ad Era in occasione delle sue nozze con Zeus. Il tronco del melo rappresenta l’asse dell’eclittica che punta verso il suo polo, fisso nei secoli, a differenza di quello del nord geografico.

 

 

 Immagine tratta dall’Edizione illustrata del Poeticon Astrnomicon di Igino del 1534.
E’ rappresentato il Drago che si avviluppa sinuoso fra le due orse.