Andreotti, anni fa, disse in televisione che il calabrone risultava un animale non atto al volo e quindi che sovvertiva tutte le leggi della fisica. È una informazione attendibile e, se sì, in quali termini? Grazie, Leone.

Credo
che il senatore Andreotti si riferisse al fatto, notissimo, che i
calabroni utilizzano il battito delle loro ali, per tenersi in
equilibrio in aria, in modo da procedere all’impollinazione, più
che per il volo. Questo dipende dalla struttura delle loro ali, che
sono molto piccole rispetto al corpo, tozze, e specialmente
notevolmente sottili, essendo costituite da strutture lamellari
flessibili e ripiegabili, che cambiano forma in modo complesso
durante il volo (aerofoils). La variazione della frequenza delle ali
del calabrone in funzione delle esigenze della loro attività
produce un suono caratteristico, che è stato imitato per
esempio nella famosa composizione « Il volo del
calabrone » di Rimsky-Korsakov (dall’opera Zar Saltan).
Noto per inciso che, mentre il ronzio del calabrone giunge al massimo
sui 300 Hz, ma di solito si attesta sui 150-200 Hz, la sua imitazione
in musica comprende toni con frequenze ben più alte.

In realtà, l’insetto vola benissimo per le funzioni che deve
svolgere, ma l’aerodinamica classica non è in grado di modellizzare
esattamente  le sue condizioni di volo.
Di
fatto, si sono notate in letteratura due interessanti caratteristiche
del volo del calabrone, le quali vanno entrambe, forse
inconsapevolmente, a confermare, almeno in parte, l’affermazione
di Andreotti. La prima è che lo sbattere continuo delle ali
per permettere l’impollinazione danneggia, o meglio affatica, la
struttura lamellare delle ali, letteralmente forandola, sicché
col passare del tempo, per mantenere la stessa efficienza
di volo, il calabrone deve aumentare la frequenza del battito delle
sue ali [1]. La seconda è che, secondo le leggi
dell’aerodinamica, non è possibile spiegare come ali
configurate come quelle del calabrone possano produrre una
sufficienza spinta aerodinamica. Infatti,
per
modellizzare
il volo di un aereo si immagina che il flusso dell’aria sia
laminare e che l’aria non sia viscosa.
Nel
caso dell’insetto invece la viscosità dell’aria è
determinante, per cui l’insetto deve produrre dei vortici, battendo
le ali insieme, dando un effetto di rotazione colpendo l’aria
asimmetricamente oppure per effetto del bordo esterno dell’ala: si può efficacemente dire che l’insetto si muove come se stesse nuotando in una specie di melassa.
Tutti questi effetti combinati consentono di avere
una maggiore portanza nel volo, anche con ali inadatte, e vengono
studiati attualmente allo scopo di costruire i cosiddetti micro-robot
a forma di insetto (insect-inspired micro air vehicle), atti
all’ispezione di condotti di difficile accessibilità in
presenza di fluidi vorticosi (p. es. nell’intestino) [2].

Referenze

[1]
Higginson
AD
, Gilbert
F,
Paying for
nectar with wingbeats: a new model of honeybee foraging, P
roceedings
of the Royal Society of London Series B-Biological Sciences 271
(1557): 2595-2603 (22 December 2004)

[2]
‘On a Wing and a Vortex’, New Scientist 2103: 24-27 (11 October
1997).