Intorno all’anno 1000 d.C. vi fu un periodo con alte temperature medie. L’etimologia di Groenlandia ne è la testimone. Non vi furono disastri ecologici, in particolare nel Mediterraneo. Quale differenza, rispetto a quello che sta accadendo oggi e che accadrà nel futuro, giustifica le previsioni catastrofiche di recenti ricerche?

Durante il periodo che va dal 750 ed il 1200 nella regione euroatlantica si è verificata una fase di clima molto più caldo dei secoli precedenti. Questo periodo è definito in letteratura “Optimum Climatico Medioevale”, oppure ‘Little Optimum’ per distinguerlo da quello ben più evidente che avvenne tra il 4000 ed il 2500 a.C. circa.
Sembra infatti che attorno all’anno 1000 i valori medi continentali di temperatura fossero maggiori di 1 – 1.5 °C di quelli attuali, con punte di 4 °C nelle regioni più settentrionali. La brevità del periodo, se confrontata con quelli preistorici, ha fatto sì che non si verificassero effetti imponenti sul paesaggio come invece avvenne allora, tuttavia è documentato che attorno all’Islanda non vi fossero praticamente più ghiacci galleggianti e che le coste meridionali della Groenlandia fossero veramente verdi.
Ciò, tra parentesi, ha probabilmente favorito le navigazioni oceaniche dei Vichinghi che poterono verosimilmente giungere sulle coste canadesi molti anni prima di Colombo. In tale periodo diminuirono infatti sensibilmente le burrasche e la circolazione generale rallentò notevolmente, tanto che nel periodo 1080-1180 si ebbe una serie di annate particolarmente miti in tutta l’Europa.

 


Grafico delle temperature in Europa dall’anno 1000 d.C. secondo vari autori in differenti zone: Mann et al., 1999, per l’emisfero Nord, Jones et al., 1998, per la fascia extratropicale e Lamb, 1965 per l’Inghilterra centrale. La linea orizzontale mostra la media dell’emisfero Nord dal 1000 al 1400 e dal 1400 al 1900.


La temperatura del mare si era innalzata di quasi due gradi, e molte specie ittiche poterono spingersi molto più a nord del solito; le precipitazioni sembrano essere diminuite nell’Europa meridionale-atlantica, ma aumentate nelle regioni centroeuropee e britanniche. Sembra accertato che in Italia si ebbero in quel periodo vari eventi di siccità e la forte diminuzione dei depositi alluvionali. E’ inoltre accertato che i ghiacciai alpini in quel periodo diminuirono notevolmente la loro estensione, ed il limite delle nevi permanenti si innalzò di 150-200 m. Ciò rese accessibili alcuni passi in precedenza sempre innevati, e facilitò la comunicazione tra i diversi versanti delle catene montuose: molti storici concordano sulla importanza di questo fatto nelle invasioni dell’Italia da parte di popoli nordici.
In America, inoltre, resti di conifere in zone ora di tundra sono stati datati, col metodo del carbonio, tra l’880 ed il 1140.
Il livello del mare, infine, sembra fosse superiore all’attuale di circa 0.5 – 1 m. Nello Jutland, ad esempio, un canale naturale univa il mare del Nord al Baltico, e vari fiordi si erano formati nelle coste inglesi e scozzesi, oltre alla profonda modificazione delle coste olandesi.
Numerose fonti storiche, inoltre, confermano come questa tendenza si fosse osservata anche in Italia, in particolare nelle regioni costiere della pianura padana, ove la formazione di molti stagni ed acquitrini rese insalubri molte zone e l’acqua marina rese salmastre molte falde freatiche, rendendole inservibili per l’alimentazione umana.
Oltre a ciò si può accennare al fatto che verso l’anno 1000 si assistette ad una notevole diffusione della malaria, che raggiunse zone impensabili come l’Inghilterra e la Norvegia.

Detto ciò, è chiaro che, in fondo, l’optimum climatico non fosse poi tanto optimum, se non per gli scandinavi. In effetti la definizione ‘Optimum’ è stata anche criticata, e sono stati proposti appellativi diversi, mai però adottati ufficialmente. Ciò che si è verificato in quel periodo è in effetti quello che gli ‘scenari catastrofici’ ipotizzano in caso di riscaldamento futuro del pianeta.
Dal punto di vista degli effetti, quindi, lo scenario futuro
potrebbe cambiare ben poco  rispetto a quello che ho descritto. Seppure non sembrerebbero esserci pericoli di annientamento dell’umanità, è evidente che simili effetti, al giorno d’oggi, porterebbero danni incalcolabili all’economia mondiale. Ciò che un tempo sarebbe passato quasi inosservato sarebbe oggi estremamente costoso, sia in termini economici che sociali.  Come esempio banale, basti pensare all’erosione delle coste: oggi sarebbe un disastro per l’industria turistica, quando nel medioevo nessuno se ne sarebbe preoccupato più di tanto. L’economia mondiale è oggi talmente ‘globale’ che cambiamenti climatici apparentemente piccoli comporterebbero una riorganizzazione mondiale disastrosa per molti. In generale, poi, i paesi più poveri sarebbero quelli maggiormente penalizzati.

Se ancora oggi l’uomo deve affrontare passivamente la dinamica del clima, in quanto le nostre conoscenze in proposito sono troppo scarse per tentare scientemente e miratamente una qualsivoglia modifica,
è oggi d’altronde abbastanza evidente che l’attività umana dell’era industriale può modificare in maniera incontrollabile la dinamica terrestre, mentre un tempo essa non ne rappresentava che una perturbazione.

Il fatto che cambiamenti climatici siano avvenuti più volte in passato è uno degli argomenti che gli scettici delle cause antropiche portano a sostgno delle loro tesi. Pubblicato proprio in questi giorni, il IV Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (www.ipcc.ch) descrive lo stato della conoscenza attuale sui cambiamenti climatici e sulle loro cause.
In realtà la materia del contendere è proprio su quali
siano effettivamente le cause degli attuali cambiamenti climatici, in
quanto il fatto che il clima mondiale stia cambiando è ormai (quasi)
universalmente accettato.

Si discute infatti se ciò che sta avvenendo sia in qualche modo conseguenza delle attività umane, e vari indizi suggeriscono che è così, ma è innegabile che l’uomo ha in qualche modo la capacità di alterare vari parametri ambientali che potrebbero risultare determinanti ai fini dei cambiamenti climatici (ad esempio l’aumento di gas serra e la distruzione dell’ozono stratosferico).
A tale proposito rimando ad una mia precedente risposta:
http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=8209 .

Cenni sui metodi paleoclimatologici

Per completezza vorrei aggiungere qualche dettaglio sulle tecniche della paleoclimatologia, affascinante branca che spesso è costretta a ricorrere alle misure più disparate essendo la natura molto avara di quantità misurabili ai fini paleoclimatici.
Misurazione degli isotopi dell’ossigeno: l’ossigeno 18 è più pesante dell’ossigeno 16 ed evapora più difficilmente; se la temperatura del mare sale, il rapporto tra O16 ed O18 diminuisce nei ghiacci che si sono formati in quel periodo. La glaciologia è infatti una delle armi più potenti a disposizione per lo studio dei climi antichi.
Le stesse misurazioni possono essere effettuate sulle conchiglie di animali marini per risalire alla temperatura delle acque quando esso era vivo.
Misurazioni indirette a partire dall’accrescimento di animali e piante:
Gli alberi ed alcuni molluschi presentano cicli di accrescimento annuale: tanto più sono evidenti e larghi gli strati di un certo anno, tanto più calda sarà stata l’estate.
Esistono poi molte altre tecniche meno dirette ma altrettanto importanti, come la misura dei sedimenti – che mostrano anche essi un ciclo annuale- , la presenza di insetti, foglie e pollini negli stessi strati e si utilizzano persino indicazioni storiche, ove reperibili, riguardo alla presenza di certe specie animali o vegetali, nonché alla diffusione di malattie, come nel caso della malaria.
Nessuna di queste informazioni è naturalmente del tutto esaustiva e precisa, tuttavia, grazie a confronti incrociati e sovrapposizione di più indizi si è riusciti a ricostruire un quadro ragionevolmente soddisfacente delle evoluzioni del clima passato: altra cosa è scoprirne le cause!
Per ulteriori approfondimenti rimando al bel libro di Mario Pinna “Le variazioni del clima”, ed. Franco Angeli, da cui sono tratte molte delle informazioni di questa risposta.