Qual e’ la probabilita’ che un pianetino di oltre un Km di diametro colpisca la terra?

Non è possibile generalizzare e dare una misura diretta della probabilità in funzione della dimensione del pianetino, perché ciascun caso è a sé, nel senso che i singoli oggetti vanno monitorizzati nella loro orbita e per ciascuno di essi si calcolano dei parametri di rischio, in cui rientra la massa dell’oggetto stesso.

In effetti da qualche tempo le agenzie spaziali (NASA tramite il NEO program, ESA tramite la Spaceguard foundation, in Italia l’Università di Pisa con il progetto NEODyS), monitorizzano gli oggetti che viaggiano nel sistema solare dalle parti dell’orbita terrestre (NEO= Near Earth Objects,appunto) per verificare che non finiscano contro il nostro pianeta.
I NEO sono divisi in 3 classi: gli Apollo e gli Aten, che attualmente hanno un’orbita che interseca quella della Terra, e gli Amor, che in futuro potrebbero intersecarla, trovandosi tra Marte e la Terra.

Una approssimazione si può trovare in questo sito che è stato già indicato in una recente risposta dei nostri esperti, su uno degli asteroidi che maggiormente ha fatto parlare di sè (99942 Apophis).
In base al modello proposto dal Lunar Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona, dunque, negli ultimi 4 miliardi di anni un meteorite di queste dimensioni è caduto sulla terra circa ogni 500.000 anni (e il periodo aumenta all’aumentare delle dimensioni del pianetino stesso, per 3 Km di diametro, 1 ogni 6 milioni di anni).

Il calcolo della probabilità di collisione, in prima approssimazione, si può pensare semplicemente come il rapporto tra la superficie di un cerchio con raggio pari a quello terrestre, diviso per l’area di una sfera con raggio 1 UA, perché la sezione d’urto efficace della Terra rispetto a tutte le possibilità che ha un corpo celeste di attraversare la sua orbita è formalmente semplice.
Con questo calcolo, la probabilità teorica per ciascun asteroide è di circa 5.5⋅10-10.

In realtà è piuttosto complesso perché ci sono molti altri fattori critici, ad esempio il fatto che non tutte le orbite sono ugualmente probabili e il piano dell’eclittica è preferenziale,(per avere maggiori dettagli, si può vedere questo articolo per la probabilità di un contatto tra l’asteroide DA1950 e la Terra nel 2880) quindi richiede l’uso di sofisticati programmi di simulazione, che, predicendo le orbite con grande precisione, consentono di calcolare le probabilità di urto.
Il numero che viene fornito viene calcolcato infatti con questo criterio [1]:

  • si simula l’orbita dell’oggetto, ottenendo una distribuzione gaussiana della distanza minima fra l’oggetto e la Terra, quindi si ha una distanza minima media(μ) e una deviazione standard (σ)
  • si utilizza una distribuzione con una larghezza di 3σ
  • si definisce un valore minimo di sicurezza (m) della distanza minima fra la Terra e il NEO
  • la probabilità viene calcolata come[(μ-3σ)-m]/m

Altri approcci sono ancora più complessi come quello degli asteroidi virtuali (VA o VI, Virtual Impactors).

Per definire il rischio di collisione di ciascun oggetto si usano delle scale di rischio che, basandosi proprio sulla probabilità di impatto, calcolano il rischio di impatto:

  • la Palermo Technical Impact Hazard Scale, definita in modo tecnico: PS=log10 R,  dove R è il rischio relativo, definito come il rapporto tra la probabilità di impatto(Pi) e il prodotto di 2 fattori: il tempo in anni fino all’evento (DT) e la  frequenza annuale di impatto di fondo (fB=0.03⋅E-0.8) ovvero la probabilità annuale di un impatto di energia superiore a E, dovuto al rischio di collisione dato dall’intera popolazione di oggetti e mediato su tempi molto lunghi.
    R= Pi / (fB⋅DT)
    Il valore critico per la scala è -2, cioè quando un evento ha una probabilità pari all 1% di quella di un impatto casuale di fondo, per cui merita attenzione. Essendo inoltre la scala logaritmica, ogni variazione di 1 in valore comporta una variazione di 1 ordine di grandezza nella probabilità.
  • la Torino Scale, introdotta dal prof. Binzet (MIT), che è più simile a una Scala Mercalli, di tipo fenomenologico, con valori da 1 a 10, in ordine crescente di rischio, dipendente dalla probabilità di collisione e dalla dimensione del proiettile (quindi dall’energia cinetica che trasporta)

Attualmente, stando al sito della NASA, non ci sono oggetti che hanno valore diverso da 0 sulla Torino Scale, mentre tutti quelli monitorizzati hanno valori inferiori a -2 sulla Palermo Scale.


  1. Planetary Defense, Aerospace Systems Design Laboratory, Georgia Institute of Technology, May 2, 2006