In riferimento al fenomeno dell’aliasing, che è comunemente visibile per esempio guardando le ruote di una bicicletta in corsa, Le chiedo: in che modo la frequenza della sorgente luminosa influisce sulla nostra percezione? L’effetto è lo stesso che si otterrebbe campinando le immagini alla stessa frequenza della sorgente luminosa? Grazie anticipatamente

Leggete la precedente chiarissima risposta di Nicola Fusco su vialattea a proposito dell’aliasing
http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=4655

L’aliasing nella percezione visiva avviene quando si osservano fenomeni periodici che vengono campionati ad intervalli comparabili con il loro periodo, e comunque paragonabili al tempo di persistenza delle immagini nella retina (che è dell’ordine dei decimi di secondo).

Se per frequenza della sorgente luminosa si intende la frequenza dell’onda elettromagnetica che la compone, allora questa non influisce sull’aliasing: il tempo di campionamento di una ripresa televisiva (25Hz) o il periodo dei fenomeni di riflessione che causano l’aliasing anche in una scena reale sono molto diversi dal periodo di oscillazione del campo elettromagnetico nel visibile (1015 Hz = 1 milione di Gigahertz).

Campionare una scena a queste frequenze sarebbe quasi come avere un “film” continuo; si potrebbe creare il fenomeno dell’aliasing per eventi periodici con periodi confrontabili con quelli della luce.
Un esempio potrebbe essere dato da un atomo, ma allora entra in gioco la visione quantistica della luce e la frequenza assume il significato di energia.

Quindi la frequenza della luce non influisce sul fenomeno dell’aliasing, almeno per i fenomeni descrivibili nell’ambito della fisica classica.

Inoltre la luce naturale è composta di un gran numero di onde elementari, con diverse frequenze (colori), che compongono una luce bianca. Anche la luce colorata non è veramente monocromatica, ed è composta da onde elementari con diverse fasi.

Un fenomeno che dà luogo ad una luce monocromatica e coerente (tutte le onde elementari hanno la stessa fase) è quello del LASER, che infatti viene utilizzato per misure di precisione con interferometri.

Se invece si intende la frequenza di una variazione dell’intensità luminosa (come lo sfarfallio dovuto all’andamento sinusoidale della tensione di rete), allora questa potrebbe causare il fenomeno dell’aliasing, con i limiti già accennati sopra. Un tipo di illuminazione molto adatta per osservare fenomeni di aliasing senza ripresa video è la luce stroboscopica. Questa di solito viene usata proprio per “campionare” più fotogrammi di una scena reale in un’unica fotografia in genere per esperimenti di laboratorio. Se il periodo della luce stroboscopica (regolabile) viene scelto uguale (o simile) a quello di rotazione di una ruota quella apparirà ferma (o sembrerà girare più lentamente).

Per quanto riguarda lo sfarfallio delle luci artificiali, alimentate a 50Hz, l’effetto di “campionamento” dovrebbe essere abbastanza modesto, anche perché l’intensità luminosa oscilla a 100Hz; le luci al neon inoltre non dovrebbero presentare oscillazione perché hanno un’alimentazione raddrizzata e filtrata (hanno un reattore o un alimentatore), quindi praticamente costante.

I fenomeni di aliasing osservati in condizioni di illuminazione naturale o artificiale potrebbero essere causati da fenomeni di riflessione in una direzione preferenziale: immaginiamo una ruota di un’auto, con un cerchio sagomato, per esempio con dei grandi raggi con superfici piatte, e una sorgente luminosa; i raggi riflettono preferenzialmente in una direzione, e quindi l’osservatore li vedrà bene quando sono in una posizione angolare, e meno bene per tutto il resto del giro; questo fenomeno potrebbe dare origine all’aliasing anche con luce continua.