Vorrei conoscere le diverse tecniche di adattamento e le loro applicazioni (magari con esempi). Ad esempio ho letto che in BF non si fa quasi mai l’adattamento di impedenza (che garantisce il massimo trasferimento di potenza sul carico), infatti gli amplificatori audio escono con impedenza molto diversa da quella delle casse (4-8 Ohm). Perchè? Grazie.

Con il termine “adattamento di impedenza” di solito si intende l’adattamento per evitare riflessioni nelle linee di trasmissione, nel qual caso l’impedenza di carico deve essere uguale all’impedenza caratteristica della linea; si veda la precedente risposta di Gianfranco Verbana su Vialattea
http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?numero=3613

L’adattamento per il massimo trasferimento di potenza attiva invece si ottiene con un’impedenza di carico pari al complesso coniugato di quella del generatore equivalente e infatti viene spesso chiamato adattamento coniugato, si veda la dispensa on-line (slide 6)
http://www.ing.unitn.it/~fontana/smith/sld001.htm

Nel caso di impedenze reali i due tipi di adattamento coincidono, e questo è un bene per i sistemi di trasmissione ad alta potenza.

Come giustamente ha notato chi pone la domanda nei sistemi a Bassa Frequenza non si fa quasi mai l’adattamento, anche negli amplificatori audio di una certa potenza.
Infatti Bassa Frequenza significa proprio che è bassa rispetto alle frequenza per cui il circuito diventa una linea di trasmissione, cioè per cui la lunghezza d’onda diventa confrontabile con le dimensioni del circuito. Quando la lunghezza d’onda è molto grande rispetto al circuito si può considerare il circuito a “costanti concentrate”, cioè come se il tempo di propagazione del segnale fosse infinito, e quindi le riflessioni sono istantanee e non creano distorsioni del segnale.

Per quanto riguarda invece la potenza bisogna tenere conto di due cose:
il massimo trasferimento di potenza sul carico coincide anche con il massimo consumo sulla resistenza del generatore;
negli amplificatori di solito l’informazione viene tradotta in un segnale di tensione, che viene elaborato opportunamente. L’amplificatore “finale” è molto simile ad un generatore di Thevenin, e la sua resistenza equivalente deve essere quindi la più piccola possibile, in questo modo l’intero segnale viene “letto dal carico”. La corrente che scorre per la legge di Ohm e quindi determina la potenza assorbita dal carico, è fornita dall’alimentazione. L’ultimo transistor (o la coppia di transistor) dell’amplificatore finale si comportano quindi da generatori di tensione e permettono il passaggio della corrente dall’alimentazione al carico, per questo non viene fatto l’adattamento per il massimo trasferimento di potenza, e gli amplificatori hanno sempre un’impedenza di uscita molto bassa rispetto ai carichi usuali.

Per gli amplificatori finali di grandi impianti (discoteche, etc) con potenze dell’ordine dei kW, per casse acustiche con impedenze tipiche di 8Ω, si hanno impedenze di uscita minori dell’ohm.

Per approfondire
P.Marietti, L.Franchina – Sistemi elettronici a banda frazionale larga – MASSON