Sono venuto a conoscenza che tra meno di 1000 anni il campo magnetico terrestre si invertirà. Quali conseguenze potrebbe avere per il genere umano?

Il campo magnetico terrestre inverte la sua polarità con una certa irregolarità temporale. Dall’analisi della scala cronologica della polarità magnetica (basata sull’osservazione della magnetizzazione indotta sulle rocce vulcaniche e quindi sull’orientamento assunto dai minerali magnetici contenuti in esse al momento della loro solidificazione), si evidenzia che vi sono state inversioni di durata dell’ordine del milione di anni (epoche geomagnetiche o periodi geomagnetici) e brevi inversioni (eventi geomagnetici), che si presentano in un periodo, che invece hanno comportato l’inversione della polarità con intervalli di decine di migliaia di anni (10.000 – 100.000). Ciò che comunque appare evidente, anche dall’esame della figura 1, è la mancanza di qualsiasi regolarità temporale nelle inversioni.

Fig.1: Scala Temporale delle Polarità Magnetiche per gli ultimi 30 milioni di anni (nero: polarità magnetica normale; bianco: polarità magnetica inversa.

Le ragioni di tale periodica inversione di polarità sono ancora sconosciute, anche se sono state avanzate diverse ipotesi tra le quali si ricordano quelle di Rikitake del 1958 (modello della dinamo a due dischi accoppiati e quella di Cox (1968) del modello probabilistico.

Fig.2: polarità normale e inversa registrata nelle rocce lungo la dorsale medio-oceanica.

Si evidenzia che secondo alcuni studiosi è stata accertata un’accelerazione nel processo di inversione di polarità della Terra che potrebbe essere completata solamente fra almeno duemila anni (ma potrebbe trascorrere ben più tempo rispetto a quanto previsto).

Questo indebolimento del c.m.t. (campo magnetico terrestre) in realtà è già stato valutato in una diminuzione del 15% nell’arco degli ultimi 150 anni. Non è ancora stato tuttavia accertato se il campo si affievolisce lentamente per poi aumentare gradualmente nella direzione opposta o se semplicemente si ribalta.

Secondo alcuni scienziati le inversioni richiedono alcune migliaia di anni per completarsi e non comportano il totale azzeramento del c.m.t. ma solamente una modifica della sua struttura. Secondo tali ipotesi i poli magnetici si spostano prima di completare l’inversione.
Gli scienziati ritengono dunque che in tale evento epocale non vi sia l’azzeramento del c.m.t. ma che questo continui ad esistere anche se con caratteristiche diverse dai periodi di polarità normale.

Gli effetti planetari di una variazione della polarità del c.m.t. non sono perfettamente noti, ma si sa che l’unica documentazione a disposizione per la valutazione di eventuali modificazioni è quella geologica che comunque non sembra mostrare che le periodiche inversioni del c.m.t. abbiano influenzato in maniera preponderante l’evoluzione biologica del pianeta. Su tali basi si potrebbe quindi confermare che l’inversione non dovrebbe comportare stravolgimenti o comunque comportare particolari conseguenze per la vita sulla Terra in quanto la vita su quest’ultima non si è certo estinta negli ultimi milioni di anni nonostante le passate inversioni.
Si evidenzia infatti che l’ultima inversione si sarebbe verificata circa 780.000 anni fa (anche se non tutta la comunità scientifica è d’accordo su tale datazione) e in tale periodo l’homo erectus, produceva manufatti levigati che vennero poi perfezionati senza interruzione sino alla produzione di lame utilizzabili anche come punte di lancia, punte di freccia, perforatori, raschiatoi etc.
E’ il segno che almeno la vita sulla terra non si è fermata in quel lasso di tempo in cui può essere avvenuta l’inversione del c.m.t. Di certo si può comunque supporre che l’indebolimento progressivo del campo magnetico, lascerebbe la Terra molto più esposta alle azioni del vento solare e questo potrebbe comportare un assottigliamento dello strato di ozono presente nella nostra atmosfera.
Tra le conseguenze pratiche si potrebbero avere problemi alla navigazione dei satelliti (già avvertiti), minore protezione nei confronti dei raggi ultravioletti con conseguenze tumorali per gli esseri umani, difficoltà di orientamento per specie come le balene, i piccioni viaggiatori, i salmoni, le testuggini e tutti gli altri animali che utilizzano la sensibilità alle variazioni del campo magnetico per orientarsi nei loro spostamenti. Non vi è invece accordo fra gli scienziati per ciò che concerne un eventuale incremento dell’attività sismica e vulcanica in quanto almeno per il momento la stessa può ritenersi normale.




Bibliografia:
Armando Norinelli (1982) – Elementi di geofisica applicata
Trevisan-Giglia (1982) – Introduzione alla geologia
Owen M. Phillips (1985) – La geofisica