25-11-2004

per commenti
osservazioni
critiche
e ringraziamenti
       
scrivi all'autore

Chiedi all'esperto -  Home
ViaLattea home

Salve, a seguito della vicenda della Caffaro mi incuriosisce capire come è fatto il PCB a livello molecolare e le sue proprietà. la ringrazio

(risponde Giovanni Buti)


Con il termine policlorobifenili e con la sigla PCB ci si riferisce ad una serie di composti chimici derivanti dall'idrocarburo aromatico denominato bifenile per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno con altrettanti atomi di cloro.
Dei 209 composti diversi che si possono ottenere teoricamente in questo modo, solo un centinaio si ritrovano nelle miscele che, ottenute industrialmente dalla reazione di clorazione del bifenile, vengono o venivano utilizzate nelle varie applicazioni dei PCB.
Conseguentemente le sostanze che ordinariamente chiamiamo PCB sono propriamente, dal punto di vista chimico, delle miscele di idrocarburi aromatici clorurati i cui singoli componenti possono essere moltissimi e differenti fra loro per il numero (omologhi) e la disposizione (isomeri) nella molecola degli atomi di cloro. Tali differenze di composizione e struttura comportano apprezzabili differenze di comportamento chimico, fisico, e anche biologico.
Pertanto quelle che vengono rilevate sulle miscele non sono altro che le proprietà risultanti dalla combinazione delle singole caratteristiche di ciascun componente. Tuttavia poiché le proprietà di maggiore interesse applicativo sono correlabili con una certa approssimazione al grado medio di clorurazione espresso come percentuale di cloro, tale parametro è stato preso come riferimento per classificare i vari prodotti in uso. Per questo motivo le denominazioni commerciali fanno spesso riferimento a tale parametro (Aroclor 1242, ad esempio, si riferisce ad una miscela di bifenili clorurati che mediamente contiene circa il 42% di cloro).
Dal punto di vista delle caratteristiche chimico-fisiche si può qui riferire che si tratta di sostanze generalmente liquide, con densità superiore a quella dell'acqua e crescente in funzione del grado di clorurazione medio (tanto che i PCB ad elevato contenuto di cloro possono avere consistenza solida), con bassa tensione di vapore, altobollenti (presentano punti di ebollizione intorno ai 300 °C a pressione ambiente), solubili nei principali solventi organici e in generale negli oli minerali, e scarsamente solubili in acqua.
Le applicazioni pratiche dei PCB sfruttano, o sfruttavano, le loro proprietà dielettriche, di inerzia chimica, di resistenza al calore ed al fuoco, e di ridotta variabilità delle caratteristiche fisiche nel tempo e sotto l'azione di forti sollecitazioni (alta pressione).

Principali applicazioni dei policlorobifenili - Questi composti hanno trovato applicazione nell'industria elettrotecnica quali liquidi dielettrici in apparecchiature come trasformatori, condensatori, etc., quali plastificanti nella produzione di materie plastiche dotate di buone caratteristiche di isolamento elettrico (cavi elettrici), quali plastificanti in generale nelle materie plastiche e nella produzione di carte speciali come, ad esempio, le carte autocopianti, quali fluidi di trasporto del calore in impianti scambiatori di calore operanti a temperature elevate e che richiedono fluidi ad elevata capacità termica, quali lubrificanti in meccanismi operanti sotto elevate pressioni come ad esempio nelle applicazioni subacquee.

Danni Ambientali - I PCB (policlorobifenili) sono una classe di composti che fino al 1977 erano largamente utilizzate in Nord-America come refrigeranti e lubrificanti per materiali elettrici. Nonostante siano stati banditi da oltre un trentennio, queste sostanze sono così resistenti da essere ancora largamenti presenti negli oceani. E' proprio questa loro "inerzia" alla trasformazione che li rende così persistenti, e che fa sì che una volta entrati nel ciclo delle vita possono causare danni a migliaia di chilometri dal luogo che li ha visti entrare originariamente nella catena alimentare. La loro struttura chimica è esemplificata nella figura di sotto:

A sinistra il BENZENE, una sostanza il cui nome è abbastanza noto al pubblico come inquinante. E' il mattone costitutivo della molecola chiamata BIFENILE (al centro), che rappresenta la struttura di base dei PCB (policlorobifenili), in cui un certo numero di atomi di cloro sono presenti su uno o entrambi gli anelli in dipendenza dell'identità precisa del singolo policlorobifenile.


Gli effetti dei PCB nei mammiferi, pur non essendo completamente noti, includono l'alterazione dei cicli riproduttivi, squilibri ormonali, e l'indebolimento del sistema immunitario. PCB e ancor di più i loro derivati diossinici e furanici, analogamente ad altri composti organici clorurati, presentano caratteristiche di nocività e tossicità, ed è per questo motivo che la loro diffusione nell'ambiente viene riguardata come una vera e propria contaminazione.
Purtroppo, a causa della multiforme adattabilità di queste sostanze alle esigenze industriali e commerciali, la loro produzione e le loro applicazioni sono talmente diffuse, unicamente a possibili casi di smaltimenti incontrollati in contrasto con la normativa vigente, che oggi i PCB possono essere considerati contaminanti ubiquitari essendosene verificata la presenza in tutta l'antroposfera.

Rassegna della normativa vigente -  Per quanto riguarda la normativa cui far riferimento in relazione all'uso di apparecchiature contenenti PCB, si segnala innanzitutto quella generale del d.P.R. 303/56 concernente l'igiene del lavoro ed il d.P.R. 547/55 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Altra norma generale applicabile è il decreto legislativo 277/91 in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici fisici e biologici durante il lavoro, che ha recepito alcune Direttive Comunitarie all'interno del quadro normativo sopraindicato.
La normativa specifica riguardante l'uso delle sostanze e delle apparecchiature contenenti PCB è il d.P.R. 216/88, che comprende restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi.
In particolare l'art. 4 stabilisce che "è vietata l'immissione sul mercato e l'uso delle sostanze e dei preparati pericolosi di cui al punto 1 dell'allegato, nonché degli apparecchi, impianti e fluidi che li contengono". L'uso di tali apparecchi impianti o fluidi è tuttavia consentito sino all'eliminazione o fino al termine della loro durata operativa.
Ai sensi dell'art. 5, tali apparecchi, impianti o fluidi devono essere denunciati presso ciascuna regione o provincia autonoma territorialmente competente. Sempre l'art. 5 al comma 5, prescrive che la cessazione di uso nonché le modalità di smaltimento delle sostanze dei preparati e dei prodotti di cui all'allegato sono denunciati agli stessi enti entro trenta giorni dall'avvenuta cessazione.

La vigilanza sul decreto 216/88 è attribuita alle Unità Sanitarie Locali ed alle Regioni.

Il decreto del Ministro della sanità del 17 gennaio 1992 indica le modalità di etichettatura degli apparecchi ed impianti contenenti policlorobifenili e policloroterfenili.
Nella parte inferiore l'etichetta deve contenere le seguenti indicazioni:

  • Contiene PCB/PCT suscettibili di provocare effetti cumulativi nell'organismo e di contaminare l'ambiente
  • Evitare ogni contatto diretto con il liquido e/o vapore contenenti PCB/PCT
  • Evitare che i rifiuti contenenti PCB/PCT sia liquidi che solidi vengano scaricati nelle fogne o nei canali di scolo, né siano abbandonati sul terreno
  • Le operazioni di esercizio, di controllo e di manutenzione, in condizioni normali e di emergenza, nonché le attività di smaltimento devono essere condotte secondo quanto disposto dalle norme C.E.I. 10-6 e 11-19 capitoli 3-4 o da altre norme tecniche.
    In particolare ispezioni e/o interventi di emergenza conseguenti ad incendio devono essere eseguiti utilizzando maschere con filtro per acido cloridrico o per vapori organici.
    Inoltre i rifiuti devono essere raccolti in contenitori metallici ermetici di adeguata robustezza e conservati fino allo smaltimento finale secondo le prescrizioni tecniche dettate dalla Delibera del Comitato Interministeriale 27/7/84.
  • In caso di funzionamento anormale dell'apparecchio consultare il fabbricante/manutentore
  • In caso di perdita di liquido contenente PCB/PCT dell'apparecchio telefonare a: _________
  • In caso di incendio chiamare i VVFF avvertendo che trattasi di apparecchiatura contenente PCB/PCT
  • Vietato aprire la segregazione dell'apparecchio se non dal personale autorizzato.